sabato 21 febbraio 2009

Che tristezza!

C'è qualcosa che non mi torna nella vicenda delle trasmissioni blasfeme della stazione televisiva israeliana Canale 10 (vedi post di ieri). In questo caso c'è stato un immediato comunicato della Sala Stampa della Santa Sede. Ma come mai nessuno continua a parlarne? Sapevamo che il mondo della comunicazione è in mani ebraiche, ma che l'informazione cattolica, pur pronta in altre occasioni a impegnarsi in tante lodevoli battaglie, non dia alcun rilievo alla cosa mi pare alquanto strano. È come se ci fosse stata l'ingiunzione di mettere tutto a tacere. D'accordo, si potrebbe pensare: "Non ti curar di loro, ma guarda e passa". Ma in tal caso non è in gioco la dignità di qualcuno di noi, fosse pure il Papa; qui non è in gioco, come afferma il comunicato suddetto, "il sentimento religioso dei credenti in Cristo"; qui è in gioco qualcosa di molto piú importante: il rispetto per la divina Persona di Cristo e per l'immacolata Vergine Maria.

Quando, un mese fa, il Vescovo Williamson si è permesso di avanzare qualche dubbio sull'Olocausto, abbiamo assistito a una campagna mediatica di cui ancora sentiamo gli strascichi. Quando, qualche anno fa, furono pubblicate delle vignette satiriche su Maometto, oltre la campagna mediatica orchestrata dai soliti noti, le piazze di tutto il mondo musulmano si riempirono per protestare contro l'Occidente blasfemo. E ora? Tutto finisce in un comunicato stampa di otto righe? Sí, certo, almeno in questo caso la Santa Sede ha fatto la sua parte. E il mondo cattolico, dove sta? Non pretendo che si riempiano le piazze dell'Occidente secolarizzato, capaci ormai solo di riempirsi per un concerto rock; ma mi aspetterei che almeno le chiese si riempissero di fedeli in preghiera di riparazione per gli insulti rivolti al loro Signore e alla sua santissima Madre. Ma a quanto pare non c'è piú neppure la capacità di indignarsi. Peggio, non gliene importa niente a nessuno. Se questi sono i risultati del rinnovamento conciliare, ci saremmo pure potuti risparmiare la fatica del Vaticano II.