sabato 10 dicembre 2016

Renzi, massoneria e scautismo



Un lettore, facendo riferimento al mio post del 6 dicembre, mi ha segnalato due articoli, uno di Giacinto Butindaro e l’altro di Angela Pellicciari, riguardanti la “propinquità dello scautismo con la massoneria”, chiedendomi: «Non crede che questa sia tutta la verità?».

Che dietro Renzi ci possa essere la massoneria, molti lo credono; ma siccome io non dispongo di alcun elemento per affermarlo e siccome non mi piace parlare di quello che non so, preferisco non esprimermi. Sono vissuto a Firenze per tredici anni (1982-1985; 1989-1999) e so, per esperienza diretta, che è una città dove la massoneria svolge un ruolo importante. Ma piú di questo non posso dire.

Conosco molto meglio lo scautismo, per averlo praticato nello stesso arco di tempo. Da ragazzo non sono stato scout (pur desiderandolo, i miei genitori non me lo permisero); ma, arrivato a Firenze poco dopo l’ordinazione sacerdotale, i superiori mi affidarono, fra l’altro, l’incarico di assistente del gruppo scout “Firenze 26”, che aveva sede nel Collegio alla Querce, con unità dislocate anche nella vicina Parrocchia della Divina Provvidenza. In quel momento il gruppo faceva parte dell’AGESCI (Associazione Guide e Scouts Cattolici Italiani), nata nel 1974 dalla fusione dell’ASCI (Associazione Scautistica Cattolica Italiana) con l’AGI (Associazione Guide Italiane). Il mio primo contatto con lo scautismo fu positivo: capii subito che si trattava di un metodo educativo estremamente valido. Naturalmente mi posi il problema delle origini del movimento: lo scautismo è nato in Inghilterra (1907), in ambito anglicano, e anche se non sembra che il suo fondatore, Sir Robert Baden-Powell, fosse iscritto alla massoneria, certamente era molto vicino ai suoi valori, e proprio su quegli ideali fondò la sua creatura. È chiaro che, per uno come me, questo fatto non poteva non costituire un problema. Ma il problema, grazie a Dio, era stato già risolto una settantina d’anni prima (1916), quando, con la fondazione dell’ASCI, era nato lo scautismo cattolico in Italia. Secondo Rosario F. Esposito (si veda l’articolo di Giacinto Butindaro), il fatto che lo scautismo sia stato assunto nel mondo cattolico quasi immediatamente dopo la fondazione dimostrerebbe che esso costituisce uno dei momenti privilegiati delle grandi concordanze cattolico-massoniche. È comprensibile che Padre Esposito, lui stesso affiliato alla massoneria, andasse alla ricerca di tutte le possibili affinità fra cristianesimo e Libera Muratoria e quindi scoprisse nello scautismo uno degli esempi di tali affinità; ma ciò non significa che questa sia l’unica possibile lettura da dare all’adozione dello scautismo come metodo educativo da parte della Chiesa cattolica. Allo stesso modo, non credo che sia necessario giungere alla conclusione che lo scautismo sia stato una specie di “cavallo di Troia” per far entrare surrettiziamente gli ideali massonici all’interno della Chiesa.

Per me il fatto si può spiegare molto piú semplicemente come uno degli infiniti esempi di “appropriazione”, da parte della Chiesa, di fenomeni nati al di fuori di essa. Si pensi, per esempio, all’atteggiamento della Chiesa nei confronti della filosofia greca e, in generale, della cultura classica; si pensi pure alla cristianizzazione di festività pagane (a cominciare dal Natale). La Chiesa non si è mai fatta scrupolo di far proprio ciò che di valido trovava al di fuori di sé stessa. Se vogliamo, la Chiesa si è sempre regolata secondo l’adagio di Terenzio: Homo sum: humani nihil a me alienum puto (= “Sono uomo, e non considero a me estraneo nulla di quanto è umano”). Del resto, già San Paolo raccomandava: «Quello che è vero, quello che è nobile, quello che è giusto, quello che è puro, quello che è amabile, quello che è onorato, ciò che è virtú e ciò che merita lode, questo sia oggetto dei vostri pensieri» (Fil 4:8); «Vagliate ogni cosa e tenete ciò che è buono» (1Ts 5:21). Non dimentichiamo che Gesú non è venuto per “giudicare” il mondo (Gv 3:17; 12:47). Il verbo greco κρίνειν significa, innanzi tutto, “distinguere, separare”. E Gesú tornerà per giudicare, quando «separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre» (Mt 25:32); ma non poteva farlo nella sua prima venuta, perché altrimenti si sarebbero salvati solo lui e la sua Madre immacolata. Egli è venuto piuttosto «a cercare e a salvare ciò che era perduto» (Lc 19:10). Sono le parole che Gesú usa per giustificare la sua visita alla casa di Zaccheo. Ma sono parole che si possono applicare, oltre che alle persone, a qualsiasi realtà segnata dal peccato. Ed è esattamente ciò che ha fatto la Chiesa nel corso dei secoli: anziché semplicemente condannare ciò che esisteva al di fuori di essa, ha cercato di “redimerlo” e farlo proprio. Ovviamente ci possono sempre essere rischi di “contaminazione”: si pensi, per esempio, al dualismo platonico che si è insinuato nella Chiesa (non certo nel magistero, ma sicuramente nella predicazione, nella catechesi, nella spiritualità, ecc.). Allo stesso modo, è possibile che un certo spirito massonico sia rimasto nello scautismo anche dopo la sua assunzione da parte della Chiesa cattolica; ma ciò non toglie nulla alla validità del metodo educativo e non giustifica il sospetto che lo scautismo sia servito per introdurre la massoneria nella Chiesa. Nel caso specifico della massoneria poi va tenuto presente, a mio parere, un altro fattore: essa costituisce una secolarizzazione di ideali cristiani, praticamente una ideologizzazione del cristianesimo (il che dovrebbe costituire per noi un campanello di allarme, vista la deriva ideologica in cui versa il cattolicesimo odierno). Anche i suoi rituali la massoneria li ha ripresi dal monachesimo. Allo stesso modo, lo scautismo si rifà agli ideali e agli usi della cavalleria medievale. Lo scautismo cattolico può perciò essere considerato una specie di “riappropriazione” di ciò che già apparteneva alla tradizione cattolica.

Tutto questo discorso per dire che, quando nel mio post facevo riferimento ai trascorsi scout di Matteo Renzi, non volevo in alcun modo insinuare che la sua formazione scout dimostrerebbe un suo legame con la massoneria. Scrivevo in quel post: «Renzi è un “cattolico”; proviene dalle file del “cattolicesimo democratico”; è uno scout dell’AGESCI, e perciò figlio di quel settore della Chiesa che per molti anni si è posto in piú o meno aperto dissenso nei confronti della gerarchia e che ora ha finalmente raggiunto il potere nella Chiesa». Mi sembra chiaro che facevo riferimento all’appartenenza di Renzi a quelle correnti ecclesiali che, fino a tre anni fa, costituivano una “opposizione”, piú o meno velata, alla linea ufficiale della Chiesa (tanto per intendersi, si potrebbe parlare in modo molto approssimativo di correnti “moderniste”). Per questo ho parlato specificamente di AGESCI e non, genericamente, di scautismo, perché per me il problema non è costituito tanto dallo scautismo — per di piú cattolico — quanto piuttosto dall’AGESCI.

Capisco che, per i non addetti ai lavori, questo discorso possa risultare un tantino oscuro. Permettetemi allora di riprendere la storia della mia esperienza personale, che era rimasta interrotta. Come dicevo, il mio primo impatto con lo scautismo fu positivo; ma mi bastò un anno per capire che c’era qualcosa che non andava. Esistevano due tipi di problematiche: una di carattere organizzativo e l’altra di tipo educativo. La prima serie di problemi riguardava l’organizzazione interna dell’AGESCI: nel nuovo statuto era scomparsa la figura dell’Ente promotore; il Capo gruppo non aveva piú reali poteri; tutta l’autorità era concentrata in un organo collegiale chiamato “Comunità Capi”; l’Assistente ecclesiastico faceva parte di tale Comunità con un ruolo simile a quello di qualsiasi altro capo. Voi capite che c’erano tutte le premesse perché i gruppi divenissero, presto o tardi, totalmente estranei alle realtà ecclesiali che li ospitavano (nel nostro caso, il Collegio e la Parrocchia). Per quanto riguarda le problematiche educative, esse si possono ridurre, per semplificare, all’adozione da parte dell’AGESCI della coeducazione. Non ci vuol molto per capire che un conto è introdurre la coeducazione a scuola, un altro conto nello scautismo (non è necessario scendere a particolari: intelligenti pauca). Perciò, d’accordo con l’allora Arcivescovo Silvano Piovanelli (che non passava certo per tradizionalista), decisi di lasciare l’AGESCI e di aderire alla Federazione dello scautismo europeo (FSE) che da pochi anni aveva costituito una associazione anche in Italia (1976). Gli Scouts d’Europa non erano ancora presenti a Firenze; fui io a introdurli nel 1984 (Renzi allora, molto probabilmente, faceva il lupetto). E, come d’incanto, si risolsero tutti i problemi, tanto di carattere organizzativo (nella nuova associazione veniva riconosciuto il ruolo dell’Ente promotore e il Capo gruppo aveva l’effettiva responsabilità del gruppo) quanto di tipo educativo (fra gli Scouts d’Europa vige la cosiddetta “intereducazione”, vale a dire gruppi misti con unità separate rigorosamente monosessuali). Lo scautismo cattolico dimostra che si può essere cattolici e scout senza essere massoni; lo scautismo europeo, a sua volta, dimostra che si può essere scout cattolici senza essere… modernisti.
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