«Io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità».
Facciamo qualche difficoltà a cogliere il nesso logico fra la prima affermazione di Gesú («Io sono re») e la seconda («Sono venuto nel mondo per dare testimonianza alla verità»). Solitamente, per noi, non esiste alcun rapporto fra regalità e testimonianza della verità. La regalità, la colleghiamo spontaneamente con il potere e la forza. La testimonianza della verità, invece, la associamo ad altre figure, come il profeta, il maestro, il martire... certo, non al re. Semmai, il compito dell’autorità, piuttosto che nella testimonianza della verità, lo individuiamo nell’edificazione dell’unità.
Eppure, Gesú ci dice che lui è re, perché è venuto a dare testimonianza alla verità. È vero, nel testo evangelico quel “perché” non c’è; ma, secondo le usuali regole di interpretazione, esso è chiaramente presupposto. Che cosa intende dire Gesú?
Gesú aveva appena affermato: «Il mio regno non è di questo mondo ... il mio regno non è di quaggiú». C’è una profonda differenza fra la regalità umana e quella di Gesú. È vero che la regalità terrena si identifica col potere; ma non è questo che la distingue dalla regalità di Gesú: anche a lui «furono dati potere, gloria e regno ... il suo potere è un potere eterno, che non finirà mai». La differenza sta nel fondamento di tale potere: nel mondo, il piú delle volte, il potere si fonda sulla menzogna; è una mera manifestazione di forza. Comanda chi è piú forte: il potere, viene per lo piú preso e imposto con la forza. Per nascondere tale realtà, la si avvolge nella menzogna; e questa diventa cosí il fondamento del potere. È per questo che i tiranni temono la verità piú che la violenza: perché sanno che, se si dice la verità, il loro potere si sbriciola (alla violenza, invece, possono sempre opporre altra violenza). Ce lo insegna la storia, anche recente: regimi, che sembravano incrollabili, spazzati via, da un giorno all’altro, dalla forza inerme della verità...
Gesú è venuto nel mondo totalmente disarmato, nella piú assoluta debolezza: la sua sola forza stava nella verità: «Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità». Eppure, o meglio proprio per questo, «a me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra» (Mt 28:18). Il suo potere si fonda non sulla forza, ma sulla verità. Il potere, lui non lo prende con la violenza, ma gli viene concesso dall’alto. Il regno di Cristo non è di questo mondo, perché non è un regno che si fonda sulla forza delle armi, sull’oppressione, sulla menzogna, sull’ingiustizia; non è un regno che genera odio, sofferenza e morte, ma un «regno di verità e di vita, regno di santità e di grazia, regno di giustizia, di amore e di pace».
Facciamo qualche difficoltà a cogliere il nesso logico fra la prima affermazione di Gesú («Io sono re») e la seconda («Sono venuto nel mondo per dare testimonianza alla verità»). Solitamente, per noi, non esiste alcun rapporto fra regalità e testimonianza della verità. La regalità, la colleghiamo spontaneamente con il potere e la forza. La testimonianza della verità, invece, la associamo ad altre figure, come il profeta, il maestro, il martire... certo, non al re. Semmai, il compito dell’autorità, piuttosto che nella testimonianza della verità, lo individuiamo nell’edificazione dell’unità.
Eppure, Gesú ci dice che lui è re, perché è venuto a dare testimonianza alla verità. È vero, nel testo evangelico quel “perché” non c’è; ma, secondo le usuali regole di interpretazione, esso è chiaramente presupposto. Che cosa intende dire Gesú?
Gesú aveva appena affermato: «Il mio regno non è di questo mondo ... il mio regno non è di quaggiú». C’è una profonda differenza fra la regalità umana e quella di Gesú. È vero che la regalità terrena si identifica col potere; ma non è questo che la distingue dalla regalità di Gesú: anche a lui «furono dati potere, gloria e regno ... il suo potere è un potere eterno, che non finirà mai». La differenza sta nel fondamento di tale potere: nel mondo, il piú delle volte, il potere si fonda sulla menzogna; è una mera manifestazione di forza. Comanda chi è piú forte: il potere, viene per lo piú preso e imposto con la forza. Per nascondere tale realtà, la si avvolge nella menzogna; e questa diventa cosí il fondamento del potere. È per questo che i tiranni temono la verità piú che la violenza: perché sanno che, se si dice la verità, il loro potere si sbriciola (alla violenza, invece, possono sempre opporre altra violenza). Ce lo insegna la storia, anche recente: regimi, che sembravano incrollabili, spazzati via, da un giorno all’altro, dalla forza inerme della verità...
Gesú è venuto nel mondo totalmente disarmato, nella piú assoluta debolezza: la sua sola forza stava nella verità: «Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità». Eppure, o meglio proprio per questo, «a me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra» (Mt 28:18). Il suo potere si fonda non sulla forza, ma sulla verità. Il potere, lui non lo prende con la violenza, ma gli viene concesso dall’alto. Il regno di Cristo non è di questo mondo, perché non è un regno che si fonda sulla forza delle armi, sull’oppressione, sulla menzogna, sull’ingiustizia; non è un regno che genera odio, sofferenza e morte, ma un «regno di verità e di vita, regno di santità e di grazia, regno di giustizia, di amore e di pace».