Un lettore, facendo riferimento
al mio post del 6 dicembre,
mi ha segnalato due articoli, uno di Giacinto Butindaro e l’altro di Angela Pellicciari,
riguardanti la “propinquità dello scautismo con la massoneria”, chiedendomi: «Non
crede che questa sia tutta la verità?».
Che dietro Renzi ci possa essere
la massoneria, molti lo credono; ma siccome io non dispongo di alcun elemento
per affermarlo e siccome non mi piace parlare di quello che non so, preferisco
non esprimermi. Sono vissuto a Firenze per tredici anni (1982-1985; 1989-1999)
e so, per esperienza diretta, che è una città dove la massoneria svolge un
ruolo importante. Ma piú di questo non posso dire.
Conosco molto meglio lo
scautismo, per averlo praticato nello stesso arco di tempo. Da ragazzo non sono
stato scout (pur desiderandolo, i miei genitori non me lo permisero); ma,
arrivato a Firenze poco dopo l’ordinazione sacerdotale, i superiori mi
affidarono, fra l’altro, l’incarico di assistente del gruppo scout “Firenze
26”, che aveva sede nel Collegio alla Querce, con unità dislocate anche nella
vicina Parrocchia della Divina Provvidenza. In quel momento il gruppo faceva
parte dell’AGESCI (Associazione Guide e Scouts Cattolici Italiani), nata
nel 1974 dalla fusione dell’ASCI (Associazione Scautistica Cattolica Italiana)
con l’AGI (Associazione Guide Italiane). Il mio primo contatto con lo
scautismo fu positivo: capii subito che si trattava di un metodo educativo
estremamente valido. Naturalmente mi posi il problema delle origini del
movimento: lo scautismo è nato in Inghilterra (1907), in ambito anglicano, e
anche se non sembra che il suo fondatore, Sir Robert Baden-Powell, fosse
iscritto alla massoneria, certamente era molto vicino ai suoi valori, e proprio
su quegli ideali fondò la sua creatura. È chiaro che, per uno come me, questo
fatto non poteva non costituire un problema. Ma il problema, grazie a Dio, era
stato già risolto una settantina d’anni prima (1916), quando, con la fondazione
dell’ASCI, era nato lo scautismo cattolico in Italia. Secondo Rosario F.
Esposito (si veda l’articolo di Giacinto Butindaro), il fatto che lo scautismo
sia stato assunto nel mondo cattolico quasi immediatamente dopo la fondazione
dimostrerebbe che esso costituisce uno dei momenti privilegiati delle grandi
concordanze cattolico-massoniche. È comprensibile che Padre Esposito, lui
stesso affiliato alla massoneria, andasse alla ricerca di tutte le possibili
affinità fra cristianesimo e Libera Muratoria e quindi scoprisse nello
scautismo uno degli esempi di tali affinità; ma ciò non significa che questa
sia l’unica possibile lettura da dare all’adozione dello scautismo come metodo
educativo da parte della Chiesa cattolica. Allo stesso modo, non credo che sia
necessario giungere alla conclusione che lo scautismo sia stato una specie di
“cavallo di Troia” per far entrare surrettiziamente gli ideali massonici
all’interno della Chiesa.
Per me il fatto si può spiegare
molto piú semplicemente come uno degli infiniti esempi di “appropriazione”, da
parte della Chiesa, di fenomeni nati al di fuori di essa. Si pensi, per
esempio, all’atteggiamento della Chiesa nei confronti della filosofia greca e,
in generale, della cultura classica; si pensi pure alla cristianizzazione di
festività pagane (a cominciare dal Natale). La Chiesa non si è mai fatta
scrupolo di far proprio ciò che di valido trovava al di fuori di sé stessa. Se
vogliamo, la Chiesa si è sempre regolata secondo l’adagio di Terenzio: Homo
sum: humani nihil a me alienum puto (= “Sono uomo, e non considero a me
estraneo nulla di quanto è umano”). Del resto, già San Paolo raccomandava:
«Quello che è vero, quello che è nobile, quello che è giusto, quello che è
puro, quello che è amabile, quello che è onorato, ciò che è virtú e ciò che
merita lode, questo sia oggetto dei vostri pensieri» (Fil 4:8); «Vagliate ogni
cosa e tenete ciò che è buono» (1Ts 5:21). Non dimentichiamo che Gesú non è
venuto per “giudicare” il mondo (Gv 3:17; 12:47). Il verbo greco κρίνειν significa, innanzi tutto,
“distinguere, separare”. E Gesú tornerà per giudicare, quando «separerà
gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre» (Mt
25:32); ma non poteva farlo nella sua prima venuta, perché altrimenti si
sarebbero salvati solo lui e la sua Madre immacolata. Egli è venuto piuttosto
«a cercare e a salvare ciò che era perduto» (Lc 19:10). Sono le parole che Gesú
usa per giustificare la sua visita alla casa di Zaccheo. Ma sono parole che si
possono applicare, oltre che alle persone, a qualsiasi realtà segnata dal
peccato. Ed è esattamente ciò che ha fatto la Chiesa nel corso dei secoli:
anziché semplicemente condannare ciò che esisteva al di fuori di essa, ha cercato
di “redimerlo” e farlo proprio. Ovviamente ci possono sempre essere rischi
di “contaminazione”: si pensi, per esempio, al dualismo platonico che si è
insinuato nella Chiesa (non certo nel magistero, ma sicuramente nella
predicazione, nella catechesi, nella spiritualità, ecc.). Allo stesso modo, è
possibile che un certo spirito massonico sia rimasto nello scautismo anche dopo
la sua assunzione da parte della Chiesa cattolica; ma ciò non toglie nulla alla
validità del metodo educativo e non giustifica il sospetto che lo scautismo sia
servito per introdurre la massoneria nella Chiesa. Nel caso specifico della
massoneria poi va tenuto presente, a mio parere, un altro fattore: essa
costituisce una secolarizzazione di ideali cristiani, praticamente una
ideologizzazione del cristianesimo (il che dovrebbe costituire per noi un
campanello di allarme, vista la deriva ideologica in cui versa il cattolicesimo
odierno). Anche i suoi rituali la massoneria li ha ripresi dal
monachesimo. Allo stesso modo, lo scautismo si rifà agli ideali e agli usi
della cavalleria medievale. Lo scautismo cattolico può perciò essere
considerato una specie di “riappropriazione” di ciò che già apparteneva alla
tradizione cattolica.
Tutto questo discorso per dire
che, quando nel mio post facevo riferimento ai trascorsi scout di Matteo Renzi,
non volevo in alcun modo insinuare che la sua formazione scout dimostrerebbe un
suo legame con la massoneria. Scrivevo in quel post: «Renzi è un “cattolico”;
proviene dalle file del “cattolicesimo democratico”; è uno scout dell’AGESCI, e
perciò figlio di quel settore della Chiesa che per molti anni si è posto in piú
o meno aperto dissenso nei confronti della gerarchia e che ora ha finalmente raggiunto
il potere nella Chiesa». Mi sembra chiaro che facevo riferimento
all’appartenenza di Renzi a quelle correnti ecclesiali che, fino a tre anni fa,
costituivano una “opposizione”, piú o meno velata, alla linea ufficiale della
Chiesa (tanto per intendersi, si potrebbe parlare in modo molto approssimativo
di correnti “moderniste”). Per questo ho parlato specificamente di AGESCI e
non, genericamente, di scautismo, perché per me il problema non è costituito
tanto dallo scautismo — per di piú cattolico — quanto piuttosto dall’AGESCI.
Capisco che, per i non addetti ai
lavori, questo discorso possa risultare un tantino oscuro. Permettetemi allora
di riprendere la storia della mia esperienza personale, che era rimasta interrotta.
Come dicevo, il mio primo impatto con lo scautismo fu positivo; ma mi bastò un
anno per capire che c’era qualcosa che non andava. Esistevano due tipi di
problematiche: una di carattere organizzativo e l’altra di tipo educativo. La
prima serie di problemi riguardava l’organizzazione interna dell’AGESCI: nel nuovo
statuto era scomparsa la figura dell’Ente promotore; il Capo gruppo non aveva
piú reali poteri; tutta l’autorità era concentrata in un organo collegiale
chiamato “Comunità Capi”; l’Assistente ecclesiastico faceva parte di tale Comunità con un ruolo simile a quello di qualsiasi altro capo. Voi capite che
c’erano tutte le premesse perché i gruppi divenissero, presto o tardi,
totalmente estranei alle realtà ecclesiali che li ospitavano (nel nostro caso,
il Collegio e la Parrocchia). Per quanto riguarda le problematiche educative,
esse si possono ridurre, per semplificare, all’adozione da parte dell’AGESCI
della coeducazione. Non ci vuol molto per capire che un conto è introdurre la coeducazione a
scuola, un altro conto nello scautismo (non è necessario scendere a
particolari: intelligenti pauca). Perciò, d’accordo con l’allora
Arcivescovo Silvano Piovanelli (che non passava certo per tradizionalista),
decisi di lasciare l’AGESCI e di aderire alla Federazione dello scautismo
europeo (FSE) che da pochi anni aveva costituito una associazione anche in
Italia (1976). Gli Scouts d’Europa non erano ancora presenti a Firenze; fui io
a introdurli nel 1984 (Renzi allora, molto probabilmente, faceva il lupetto). E, come d’incanto, si risolsero tutti i
problemi, tanto di carattere organizzativo (nella nuova associazione veniva
riconosciuto il ruolo dell’Ente promotore e il Capo gruppo aveva l’effettiva
responsabilità del gruppo) quanto di tipo educativo (fra gli Scouts d’Europa
vige la cosiddetta “intereducazione”, vale a dire gruppi misti con unità
separate rigorosamente monosessuali). Lo scautismo cattolico
dimostra che si può essere cattolici e scout senza essere massoni; lo scautismo
europeo, a sua volta, dimostra che si può essere scout cattolici senza
essere… modernisti.
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