Il rientro in Italia, dopo anni trascorsi nel cosiddetto “terzo mondo”, si sta rivelando non cosí facile come ci si sarebbe aspettati. È vero che viviamo in un mondo ormai globalizzato, per cui le tradizionali categorie di “primo” e “terzo” lasciano il tempo che trovano: soprattutto internet ha bruciato ormai le distanze, per cui, dovunque ti trovi, puoi accedere all’informazione — a qualsiasi tipo di informazione — “in tempo reale”. Però devo dire che riprendere a vedere quotidianamente il telegiornale e a leggere i giornali (quelli reali stampati sulla carta, non quelli virtuali online) fa un certo effetto.
Normalmente seguo il TG2 delle 20.30, e sinceramente non posso lamentarmi: mi sembra un telegiornale fatto con una certa professionalità (la stessa informazione religiosa non vi è trascurata). Oltre all’Avvenire, ho ripreso a leggere anche il Corriere della sera. Anche qui, nulla da ridire: si potrà discutere sulle idee espresse in questo o quell’articolo; ma, tutto sommato, si tratta di quotidiani seri, che perlomeno si sforzano di essere equilibrati. Quindi non ce l’ho né col TG2 né col Corriere; ma è il mondo dell’informazione in quanto tale (e, piú in generale, il mondo in cui viviamo, di cui giornali, radio e TV sono soltanto lo specchio) che mi lascia alquanto perplesso. Vi faccio qualche esempio, che ha attirato la mia attenzione in questi due mesi, da quando sono tornato.
Primo esempio: la febbre suina. Nei giorni del mio rientro non si faceva altro che parlare di influenza A: sembrava che da un giorno all’altro dovessimo tutti ammalarci; ogni giorno la televisione ripeteva che non c’era motivo di preoccuparsi; ma, a forza di ripeterlo, non faceva altro che diffondere il panico. Continuavano a insistere che bisognava vaccinarsi, e infatti lo Stato ha provveduto a rifornirsi di abbondanti scorte di vaccino. Che cosa è successo? Gli italiani, piú saggi di politici e giornalisti, se ne sono infischiati dell’ingiustificato allarmismo, non si sono fatti vaccinare, e le dosi di vaccino sono rimaste nei depositi, tanto che qualche politico ha lanciato il sospetto che sia stata tutta una montatura delle case farmaceutiche per vendere il vaccino. E della suina nessuno piú parla.
A inizio dicembre si è svolta a Copenaghen la 15ª Conferenza dell’ONU sul cambiamento climatico. È da anni che continuano a lavarci il cervello col “riscaldamento globale”: non è bastato che nell’imminenza della Conferenza qualcuno fosse riuscito a intercettare messaggi email che dimostravano la manipolazione dei dati diffusi; ma proprio nei giorni della Conferenza l’Europa veniva attanagliata dal freddo, un freddo che non si vedeva da anni e che non accenna a diminuire. Ma non importa: la parola d'ordine rimane “riscaldamento globale”
C’è poi l’isteria scatenata dal fallito attentato di Natale sul volo Amsterdam-Detroit, che avrà come risultato un ulteriore restringimento delle misure di sicurezza negli aeroporti (come se non fossero già abbastanza severe e spesso irritanti). Come mai — mi chiedo — le sofisticatissime macchine, che riuscivano a scoprire una innocua bomboletta di schiuma da barba nel bagaglio, non sono state in grado di rilevare esplosivo... nelle mutande? No, adesso ci vuole il body scanner! E tutti a dire: sí, è giusto; per la sicurezza siamo disposti anche a spogliarci completamente. Senza voler dare credito alle teorie complottiste, secondo cui gli Stati Uniti starebbero cercando pretesti per intervenire nello Yemen (mi sa tanto che sia stata un’ottima idea dare il premio Nobel per la pace preventivo a Obama, cosí prima di scatenare un’altra guerra ci penserà due volte), viene il sospetto che siano state le ditte costruttrici del body scanner a organizzare il fallito attentato natalizio...
Direte che sono un superficiale, un qualunquista incapace di considerare la complessità della realtà. Sarà anche vero; ma che posso farci se gli “operatori della comunicazione” non riescono a convincermi con i loro allarmi? Anche perché in altri casi mi convincono e come! Come per esempio quando, sotto Natale, mi parlavano dei lavoratori che stanno perdendo il posto di lavoro; o come ieri sera, quando mi parlavano degli scontri di Rosarno. Queste sí che son tragedie!
Ma il colmo della ridicolaggine è stato ieri sera il programma Mistero su Italia 1, che si è occupato delle profezie maya sul 2012. Non voglio qui entrare nel merito della questione, di cui si è già occupato in maniera esauriente Massimo Introvigne (vedi qui); quel che mi interessa è il modo in cui se ne è parlato: sono stati chiamati a disquisire sul tema una “esperta di profezie maya”, un “giornalista” e... Alessandro Cecchi Paone (senza ulteriori qualifiche), i quali naturalmente parlavano non solo della fine del mondo per il 21 dicembre 2012, ma anche della pretesa profezia maya come di cosa certa, senza portare mai uno straccio di prova. E questa sarebbe informazione corretta? E questo sarebbe il mondo uscito dalla rivoluzione scientifica? E poi accusano la Chiesa di oscurantismo medievale? Ma gli studiosi medievali, in confronto a certi “esperti” postmoderni erano campioni di rigore scientifico!
Beh, diciamo che mi trovo un po’ disorientato: si tratterà forse dello stordimento che segue al cambiamento di ambiente; ci sarà bisogno di un po’ di adattamento. Speriamo bene. Ma certo la prima impressione non è proprio delle migliori...