Oggi i Barnabiti celebrano la festa della B. V. M. “Madre della divina Provvidenza”. Tale devozione ebbe inizio a Roma, nella chiesa di San Carlo ai Catinari, nel Settecento. Di lí essa si è diffusa nel mondo, in tutti i luoghi dove sono presenti i Barnabiti, che hanno dedicato a lei altari, cappelle, chiese, case religiose e istituti scolastici. Nella camera di ogni Barnabita, in ogni chiesa da loro officiata e in ogni aula delle loro scuole è presente la sua immagine. Non pochi istituti religiosi l’hanno scelta come loro celeste patrona. Dinanzi a lei, nel suo santuario romano, si sono inginocchiati i pontefici, da Pio VII a Giovanni Paolo II.
Stamattina, dovendo preparare l’omelia della Messa per gli alunni della scuola media, e volendo spiegare loro che cosa fosse la Provvidenza divina ho preso il Compendio del Catechismo della Chiesa cattolica. Vi ho trovato una spiegazione ineccepibile:
«[La Provvidenza] consiste nelle disposizioni, con cui Dio conduce le sue creature verso la perfezione ultima, alla quale Egli le ha chiamate. Dio è l’autore sovrano del suo disegno. Ma per la sua realizzazione si serve anche della cooperazione delle sue creature. Allo stesso modo, dona alle creature la dignità di agire esse stesse, di essere causa le une delle altre» (n. 55).
Non c’è che dire. Ma, mi son chiesto, che cosa capiranno i miei ragazzi? Dopo un attimo di incertezza, ho chiuso il Compendio e ho ripreso il vecchio Catechismo della dottrina cristiana di San Pio X, il quale, fra le “prime nozioni della fede cristiana”, affermava:
«Dio ha cura e provvidenza delle cose create, e le conserva e dirige tutte al proprio fine, con sapienza, bontà e giustizia infinita» (n. 12).
E cosí mi son deciso a spiegare la Provvidenza alla vecchia maniera, perché mi sembrava piú semplice.