La vicenda di Alfie Evans, che sta giustamente attirando la nostra attenzione in questi giorni, mi ha fatto fare alcune brevi riflessioni, che vi propongo cosí come mi sono venute in mente, senza alcuna pretesa di completezza e sistematicità. E scusandomi per l’eventuale confusione.
Accanimento eutanasico. Oggi la Nuova Bussola Quotidiana pubblica un articolo di Tommaso Scandroglio, che evidenzia le contraddizioni della sentenza della Corte di Appello inglese, che lunedí scorso ha respinto la richiesta di trasferire il bambino in un altro ospedale per il suo best interest. Visto che nel Regno Unito l’eutanasia è un reato, i giudici, per giustificare la decisione di lasciar morire Alfie, hanno tirato fuori la scusa dell’accanimento terapeutico. Ciò significa che avevo visto giusto quando, nel post dell’11 marzo avevo giudicato quanto meno “imprudente” da parte del Papa parlare di accanimento terapeutico in un momento in cui il vero problema è l’eutanasia. In questa vicenda, come è stato giustamente fatto notare, se c’è un accanimento, non è certo quello terapeutico, ma esclusivamente l’accanimento eutanasico e, se vogliamo, l’accanimento giudiziario. Disquisire in questo contesto sull’accanimento terapeutico non può che costituire un supporto indiretto a chi cerca pretesti per praticare e giustificare l’eutanasia.
Stato totalitario. La sentenza vieta il trasferimento di Alfie in un’altra struttura ospedaliera. Come fa notare Scandroglio, siamo arrivati all’assurdo per cui il best interest di Alfie gli impedisce di fare un viaggio in aereo, lo costringe però a morire all’Alder Hey Hospital. Ma, al di là della soppressione della logica, siamo arrivati anche all’instaurazione dello Stato assoluto, che ha potere di vita e di morte sui suoi cittadini (ha ancora senso parlare di “cittadini”? Non sarebbe piú corretto tornare a far uso del termine, che pensavamo definitivamente superato, di “sudditi”?). Finora, quando un malato voleva lasciare l’ospedale, questo si cautelava facendo firmare al malato stesso o ai suoi familiari una dichiarazione con la quale l’ospedale veniva sollevato da qualsiasi responsabilità. È comprensibile che i medici vogliano tutelarsi contro eventuali futuri ricorsi. Ma impedire, con tanto di sentenza giudiziaria e piantonamento della polizia, che si possa lasciare l’ospedale significa che ormai non abbiamo piú la libertà di scegliere dove curarci e neppure quella di morire in pace dove vogliamo. E questo nella patria della democrazia moderna!
La perfida Albione. Ultimamente in Gran Bretagna stanno avvenendo fatti alquanto discutibili: il caso Skripal, l’attacco militare alla Siria, la vicenda del piccolo Alfie sollevano non pochi dubbi di correttezza politica e morale. La spregiudicatezza ha sempre caratterizzato la politica dell’Inghilterra nel corso dei secoli, tanto da meritarle il poco invidiabile titolo di “perfida Albione”. Non ci meraviglieremo perciò se gli inglesi continuino a non farsi condizionare da eccessivi scrupoli di carattere morale. Il fatto è che con queste ultime vicende si ha l’impressione che sia stato superato il limite della decenza. Sarà che un tempo era piú facile tenere nascosti i reali moventi di certe scelte, mentre oggi, con gli strumenti che abbiamo a disposizione, le bugie vengono subito a galla; non so, ma mi sembra che la Gran Bretagna stia attraversando una forte crisi di credibilità. Si direbbe però che, al di là dell’Inghilterra, sia tutta una civiltà, la civiltà occidentale (di cui l’Inghilterra ha sempre costituito una sorta di avanguardia), a essere caduta in una crisi profonda. Ebbene è interessante vedere come sia un bambino che non ha ancora compiuto due anni a mandare in tilt un sistema iniquo e falso, che finora era riuscito a nascondere sotto il velo della democrazia, delle buone maniere e dei valori umanitari la propria ipocrisia. Viene in mente il Salmo: «Con la bocca dei bimbi e dei lattanti affermi la tua potenza contro i tuoi avversari, per ridurre al silenzio nemici e ribelli» (Sal 8:3).
Una Chiesa a pezzi. Se Atene piange, Sparta non ride: non sono solo l’Inghilterra e l’Occidente a mostrare le loro crepe. Neppure la Chiesa sta facendo una gran bella figura in questa vicenda. Attenzione, non solo la “Chiesa in uscita” di Papa Francesco, vociferante sui migranti e incredibilmente afona sulle questioni bioetiche; ma anche la Chiesa piú rassicurante e tradifriendly dell’Arcivescovo McMahon, che, a quanto pare, si mostra piú interessata alle cappe magne che alla difesa della vita. Entrambe queste “Chiese” sembrano trovarsi d’accordo nel “non disturbare il conducente” della società in cui viviamo. C’è poco da fare, non possiamo piú nasconderci dietro ad alcun paravento ideologico: tradizionalisti o innovatori, siamo tutti sulla stessa barca, e purtroppo è una barca che fa acqua da tutte le parti. Chi da una parte, chi dall’altra, ci siamo rinchiusi nel nostro piccolo mondo, con le nostre sicurezze e i nostri battibecchi, e abbiamo completamente perso il contatto con la realtà. Anche in questo caso, un bambino di 23 mesi e, insieme con lui, una coppia di giovani sposi e una folla di tanta gente semplice stanno spiazzando una Chiesa che pensava di essersi aperta al mondo e che invece si sta solo dilaniando in estenuanti lotte intestine. Speriamo che questa esperienza ci faccia riflettere e ci aiuti a superare le nostre attuali difficoltà. Dobbiamo ringraziare Alfie per averci fatto aprire gli occhi sulle nostre meschinità. Una preghiera per lui è il minimo che possiamo fare in contraccambio.
Q
PS: apprendo che questa mattina il babbo di Alfie, Thomas Evans, è stato ricevuto dal Santo Padre. Questo giovanotto ci sta dando una lezione di coraggio e di grande dignità. E grazie alla Nuova Bussola Quotidiana per il suo instancabile impegno a favore della vita.