Ricorre oggi il dies natalis di Santa Ildegarda di Bingen (1098-1179). Il Martirologio Romano la ricorda con queste parole:
Nel monastero di Rupertsberg vicino a Bingen nell’Assia, in Germania, santa Ildegarda, vergine, che, esperta di scienze naturali, medicina e di musica, espose e descrisse piamente in alcuni libri le mistiche contemplazioni, di cui aveva avuto esperienza.
Fino a quella data tutti e 33 i dottori della Chiesa — 30 uomini e 3 donne (Caterina da Siena, Teresa d’Avila e Teresa di Lisieux) — erano iscritti nel calendario romano generale, e se ne poteva (o doveva) perciò celebrare la memoria liturgica (18 memorie obbligatorie e 14 memorie facoltative). Degli ultimi 3 dottori della Chiesa (a Ildegarda di Bingen e a Giovanni d’Avila va aggiunto Gregorio di Narek dichiarato dottore da Papa Francesco il 12 aprile 2015: lettera apostolica) nessuno è stato ancora iscritto nel calendario liturgico. Perché? Incominciamo ad avere dottori di serie A e dottori di serie B? Eppure, non sarebbe molto difficile rimediare alla dimenticanza: è sufficiente un brevissimo decreto della Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti, con cui si stabilisca che vengono introdotte nel calendario romano generale le seguenti memorie facoltative:
- 27 febbraio, San Gregorio di Narek, monaco e dottore della Chiesa
- 10 maggio, San Giovanni d’Avila, sacerdote e dottore della Chiesa
- 17 settembre, Sant’Ildegarda di Bingen, vergine e dottore della Chiesa.
E in allegato si aggiunga il testo delle rispettive orazioni.
E giacché ci siamo, visto che ormai sono quattro le donne a cui è stato riconosciuto il titolo di “dottore” (doctor) della Chiesa, non sarebbe il caso di attribuire loro il piú corretto “dottrice” (doctrix Ecclesiae)? In italiano il termine non esiste (il femminile di “dottore” è “dottoressa”); ma in latino, sí (si veda il Forcellini o il Lewis-Short), e non si vede perché non si debba usarlo. In italiano, ci farà un po’ sorridere all’inizio, ma, una volta abituati, diventerà la cosa piú ovvia parlare di una santa dottrice della Chiesa. Non è una questione di moda, ma di correttezza grammaticale. E di rispetto per le donne.
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