Ripensavo al mio post di ieri questa mattina, mentre leggevo la seconda lettura dell’Officium lectionis, tratta dalle lettere di Sant’Ambrogio:
«Non senza motivo, fra le tante correnti del mondo, la Chiesa resta immobile, costruita sulla pietra apostolica, e rimane sul suo fondamento incrollabile contro l’infuriare del mare in tempesta. È battuta dalle onde ma non è scossa e, sebbene di frequente gli elementi di questo mondo infrangendosi echeggino con grande fragore, essa ha tuttavia un porto sicurissimo di salvezza dove accogliere chi è affaticato».
La mia attenzione si è fermata in particolare sulla frase che in italiano è stata tradotta: «È battuta dalle onde ma non è scossa». Se ci riflettete, cosí formulata, essa risulta contraddittoria: ciò che è battuto è per ciò stesso scosso. E infatti Ambrogio non dice questo; il testo originale suona: «Abluitur undis, non quatitur», che significa: «È lavata dalle onde, non scossa». Il che è ben diverso!
Mi veniva allora di pensare all’esperienza che la Chiesa sta attualmente vivendo con lo scandalo degli abusi. La campagna mediatica ingaggiata contro la pedofilia sembrerebbe una tempesta che sta scuotendo la Chiesa, col rischio di farla affondare. In realtà, ci ammonisce il Santo Vescovo di Milano, quelle onde che colpiscono la Chiesa, nonché squassarla, servono per lavarla. Come non si stanca di ricordarci il Santo Padre, invece di lamentarci contro i media che mettono in piazza il male presente nella Chiesa, dovremmo ringraziare il Signore che ci dà, con ciò, un’occasione di purificazione.
Un monaco del VI secolo, San Doroteo di Gaza, in una delle sue istruzioni (De accusatione sui ipsius), arriva al punto di dire che, anziché irritarci, dovremmo essere grati a quanti ci attaccano:
«Se vuole ottenere misericordia, [chi viene accusato] faccia penitenza, si purifichi, cerchi di migliorare, e vedrà che a quel fratello [che lo accusa] invece di un oltraggio doveva piuttosto rivolgere un ringraziamento, essendo stato messo da lui in un’occasione di progresso spirituale» (PG 88, 1699).
Ecco il segreto dell’indefettibilità della Chiesa: ciò che, secondo i suoi nemici, dovrebbe servire per affondarla, si trasforma inspiegabilmente in uno strumento di purificazione e di salvezza. Abluitur undis, non quatitur.