Non vorrei che qualcuno pensasse che sono un irriducibile tradizionalista anticonciliare, una quinta colonna lefebvriana in seno alla Chiesa cattolica. Ho già espresso, nel primo post di questo blog, la mia posizione nei confronti del Vaticano II; prima o poi si presenterà l'occasione di dire qualcosa sul movimento fondato dal Vescovo Lefebvre. Né vorrei che si pensasse che sono un vecchio brontolone a cui non va bene niente e ha sempre da ridire su ogni cosa. Ci sono cose, nella Chiesa post-conciliare, che anche a me fanno piacere. Due notizie di questi giorni.
La prima viene da Mosca. È stato eletto e ha fatto ieri il suo ingresso ufficiale come nuovo Patriarca della Chiesa Ortodossa Russa il Metropolita Kirill di Smolensk e Kaliningrad, dal 1989 responsabile del Dipartimento per le Relazioni Ecclesiastiche Esterne del Patriarcato di Mosca. Non c'è che da rallegrarsi, giacché con lui si apre una nuova fase nei rapporti con la Chiesa Cattolica. Ha detto di lui il Card. Kasper: "Conosciamo da molti anni Kirill. Ha una posizione ferma, ma con lui si può dialogare". Non è il caso di farsi eccessive illusioni; ma penso che sia lecito sperare.
Un'altra buona notizia viene dall'Australia. Il cammino di riavvicinamentto della Comunione Anglicana Tradizionale (TAC) alla Chiesa Cattolica continua. A quanto pare, la Congregazione per la dottrina della Fede avrebbe espresso un parere su come potrebbe avvenire il reinserimento di questi circa 400.000 fedeli anglicani nella Chiesa Cattolica. Si veda la notizia sulla CNA. Sembra che la CDF abbia consigliato di inquadrare giuridicamente questi fedeli in una prelatura personale. Non sono un canonista, ma su questa ipotesi mi permetto di avanzare qualche riserva. Sembra ora che ogni problema nella Chiesa si risolva con una prelatura personale. Tale istituto fu inventato appositamente per dare forma giuridica all'Opus Dei. Certamente esso potrà essere applicato ad altre realtà, p. es. sembra che questa sarà la soluzione per ricucire la frattura con i lefebvriani. Tempo fa il Vescovo Milingo propose qualcosa di simile per i preti sposati. Tutti lo presero per matto (e certamente non si può in alcun modo approvare il suo atteggiamento); ma quella proposta non era poi cosí assurda; potrebbe davvero essere una soluzione al problema del celibato: senza modificare l'attuale disciplina della Chiesa latina, permetterebbe di avere a disposizione un clero uxorato, di cui si sente sempre piú bisogno con l'attuale crisi di vocazioni. Ora, per venire al caso della TAC, non mi pare che si possa applicare lo strumento giuridico della prelatura personale. La TAC non è un gruppo di preti anglicani che chiedono di rientrare nella comunione con la Chiesa Cattolica. La TAC sono una serie di Diocesi, con Vescovi, preti e fedeli già organizzati. Mi sembra che in questo caso l'unica soluzione potrebbe essere quella di una Chiesa sui juris. So che, al presente, tale realtà esiste solo per le Chiese orientali, ma chi vieta che si possa estendere anche all'Occidente? Non è la realtà che si deve adattare al diritto, ma il diritto alla realtà. Nel nostro caso, si tratterebbe di conservare un vero e proprio "rito" (quello anglicano): anche qui, il Codice dei Canoni delle Chiese Orientali prevede solo cinque riti (alessandrino, antiocheno, armeno, caldeo e bizantino); chi impedisce che anche in Occidente esistano diversi riti (e di fatto già esistono, vedi il rito ambrosiano)? Rimane un solo problema, che lascio volentieri agli esperti della CDF risolvere: i Vescovi anglicani sono in genere sposati, mentre né nella Chiesa Cattolica né in quella Ortodossa esiste alcun vescovo sposato. Ma lasciamo che lo Spirito ispiri alla Chiesa la soluzione di questo problema.
La prima viene da Mosca. È stato eletto e ha fatto ieri il suo ingresso ufficiale come nuovo Patriarca della Chiesa Ortodossa Russa il Metropolita Kirill di Smolensk e Kaliningrad, dal 1989 responsabile del Dipartimento per le Relazioni Ecclesiastiche Esterne del Patriarcato di Mosca. Non c'è che da rallegrarsi, giacché con lui si apre una nuova fase nei rapporti con la Chiesa Cattolica. Ha detto di lui il Card. Kasper: "Conosciamo da molti anni Kirill. Ha una posizione ferma, ma con lui si può dialogare". Non è il caso di farsi eccessive illusioni; ma penso che sia lecito sperare.
Un'altra buona notizia viene dall'Australia. Il cammino di riavvicinamentto della Comunione Anglicana Tradizionale (TAC) alla Chiesa Cattolica continua. A quanto pare, la Congregazione per la dottrina della Fede avrebbe espresso un parere su come potrebbe avvenire il reinserimento di questi circa 400.000 fedeli anglicani nella Chiesa Cattolica. Si veda la notizia sulla CNA. Sembra che la CDF abbia consigliato di inquadrare giuridicamente questi fedeli in una prelatura personale. Non sono un canonista, ma su questa ipotesi mi permetto di avanzare qualche riserva. Sembra ora che ogni problema nella Chiesa si risolva con una prelatura personale. Tale istituto fu inventato appositamente per dare forma giuridica all'Opus Dei. Certamente esso potrà essere applicato ad altre realtà, p. es. sembra che questa sarà la soluzione per ricucire la frattura con i lefebvriani. Tempo fa il Vescovo Milingo propose qualcosa di simile per i preti sposati. Tutti lo presero per matto (e certamente non si può in alcun modo approvare il suo atteggiamento); ma quella proposta non era poi cosí assurda; potrebbe davvero essere una soluzione al problema del celibato: senza modificare l'attuale disciplina della Chiesa latina, permetterebbe di avere a disposizione un clero uxorato, di cui si sente sempre piú bisogno con l'attuale crisi di vocazioni. Ora, per venire al caso della TAC, non mi pare che si possa applicare lo strumento giuridico della prelatura personale. La TAC non è un gruppo di preti anglicani che chiedono di rientrare nella comunione con la Chiesa Cattolica. La TAC sono una serie di Diocesi, con Vescovi, preti e fedeli già organizzati. Mi sembra che in questo caso l'unica soluzione potrebbe essere quella di una Chiesa sui juris. So che, al presente, tale realtà esiste solo per le Chiese orientali, ma chi vieta che si possa estendere anche all'Occidente? Non è la realtà che si deve adattare al diritto, ma il diritto alla realtà. Nel nostro caso, si tratterebbe di conservare un vero e proprio "rito" (quello anglicano): anche qui, il Codice dei Canoni delle Chiese Orientali prevede solo cinque riti (alessandrino, antiocheno, armeno, caldeo e bizantino); chi impedisce che anche in Occidente esistano diversi riti (e di fatto già esistono, vedi il rito ambrosiano)? Rimane un solo problema, che lascio volentieri agli esperti della CDF risolvere: i Vescovi anglicani sono in genere sposati, mentre né nella Chiesa Cattolica né in quella Ortodossa esiste alcun vescovo sposato. Ma lasciamo che lo Spirito ispiri alla Chiesa la soluzione di questo problema.