«Egli se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva».
Il vangelo non è la semplice cronaca di fatti avvenuti duemila anni fa, senza alcuna connessione con la nostra esperienza di ogni giorno. Noi non leggiamo il vangelo unicamente per essere informati su ciò che accadde a Gesú durante la sua vita terrena. Il vangelo ci parla dell'«oggi», della nostra esperienza, della presenza di Gesú in mezzo a noi. Il problema è che noi non ci rendiamo conto di questa presenza. Il vangelo odierno descrive meravigliosamente ciò che noi quotidianamente sperimentiamo.
«Passiamo all'altra riva»: è esattamente la nostra condizione. La nostra vita è una specie di "traversata" verso "l'altra riva". La traversata non è facile: dobbiamo spesso affrontare la tempesta; la barca è sballottata dal vento; le onde rischiano di sommergerla.
Anche se ci consideriamo discepoli di Cristo, non ne sentiamo la presenza. Presi come siamo dai nostri sforzi di controllare l'imbarcazione, ci dimentichiamo che lui è lí con noi sulla barca. Non lo vediamo, perché è alle nostre spalle, coricato sul cuscino. Dorme. Noi rischiamo di affondare, e lui dorme! Ma che Maestro è questo, che si disinteressa al nostro destino?
Lo svegliamo; e lui, con una parola, placa la tempesta: «Taci, calmati!». E ci rimprovera: «Perché avete paura? Non avete ancora fede?». Sí, perché se avessimo fede, non avremmo alcun timore. Perché saremmo consapevoli della sua presenza, e questa ci basterebbe. Non ci importerebbe nulla se lo vediamo dormire; l'importante è sapere che c'è. Che cosa dovremmo temere, quando sappiamo che è con noi colui al quale anche il vento e il mare obbediscono?
Il discorso non vale esclusivamente per la nostra esperienza personale, ma anche per quella ecclesiale. Vediamo la Chiesa sconquassata dai venti; la vediamo fare acqua da tutte le parti; e ci chiediamo: "Quanto durerà ancora? Da un momento all'altro potrebbe affondare". E ci scandalizziamo per questo: "D0v'è il Signore che ci ha assicurato della sua presenza: Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo? Se c'è, dorme! Maestro, non t'importa se siamo perduti? Non t'importa del destino della tua Chiesa, che rischia di essere sommersa dai flutti? Signore, per favore, svégliati!". E lui, con grande calma, ci rimprovera: "Dov'è la vostra fede? Non sapete che io sono sempre con voi e che, con me, non avete nulla da temere? Non sapete che il vento e il mare mi obbediscono? Di che cosa avete paura? Solo, continuate a credere".
Come ci rammentava l'altro giorno l'Angelica Paola Antonia Negri: «Non dobbiamo scandalizzarci mai, se ben vedessimo la navicella di Cristo andare fluttuando, ma sempre perseverare nella fede» (lettera scritta ai Paolini di Venezia nell'Ottava dell'Epifania del 1549).
Il vangelo non è la semplice cronaca di fatti avvenuti duemila anni fa, senza alcuna connessione con la nostra esperienza di ogni giorno. Noi non leggiamo il vangelo unicamente per essere informati su ciò che accadde a Gesú durante la sua vita terrena. Il vangelo ci parla dell'«oggi», della nostra esperienza, della presenza di Gesú in mezzo a noi. Il problema è che noi non ci rendiamo conto di questa presenza. Il vangelo odierno descrive meravigliosamente ciò che noi quotidianamente sperimentiamo.
«Passiamo all'altra riva»: è esattamente la nostra condizione. La nostra vita è una specie di "traversata" verso "l'altra riva". La traversata non è facile: dobbiamo spesso affrontare la tempesta; la barca è sballottata dal vento; le onde rischiano di sommergerla.
Anche se ci consideriamo discepoli di Cristo, non ne sentiamo la presenza. Presi come siamo dai nostri sforzi di controllare l'imbarcazione, ci dimentichiamo che lui è lí con noi sulla barca. Non lo vediamo, perché è alle nostre spalle, coricato sul cuscino. Dorme. Noi rischiamo di affondare, e lui dorme! Ma che Maestro è questo, che si disinteressa al nostro destino?
Lo svegliamo; e lui, con una parola, placa la tempesta: «Taci, calmati!». E ci rimprovera: «Perché avete paura? Non avete ancora fede?». Sí, perché se avessimo fede, non avremmo alcun timore. Perché saremmo consapevoli della sua presenza, e questa ci basterebbe. Non ci importerebbe nulla se lo vediamo dormire; l'importante è sapere che c'è. Che cosa dovremmo temere, quando sappiamo che è con noi colui al quale anche il vento e il mare obbediscono?
Il discorso non vale esclusivamente per la nostra esperienza personale, ma anche per quella ecclesiale. Vediamo la Chiesa sconquassata dai venti; la vediamo fare acqua da tutte le parti; e ci chiediamo: "Quanto durerà ancora? Da un momento all'altro potrebbe affondare". E ci scandalizziamo per questo: "D0v'è il Signore che ci ha assicurato della sua presenza: Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo? Se c'è, dorme! Maestro, non t'importa se siamo perduti? Non t'importa del destino della tua Chiesa, che rischia di essere sommersa dai flutti? Signore, per favore, svégliati!". E lui, con grande calma, ci rimprovera: "Dov'è la vostra fede? Non sapete che io sono sempre con voi e che, con me, non avete nulla da temere? Non sapete che il vento e il mare mi obbediscono? Di che cosa avete paura? Solo, continuate a credere".
Come ci rammentava l'altro giorno l'Angelica Paola Antonia Negri: «Non dobbiamo scandalizzarci mai, se ben vedessimo la navicella di Cristo andare fluttuando, ma sempre perseverare nella fede» (lettera scritta ai Paolini di Venezia nell'Ottava dell'Epifania del 1549).