Nel mio post del 27 aprile 2016, a proposito
dell’esortazione apostolica Evangelii gaudium, scrivevo:
Nonostante il titolo latino, che di per sé dovrebbe riprendere le prime parole del documento, non esiste il testo latino di Evangelii gaudium. Non solo non lo si trova sul sito della Santa Sede, ma neppure negli Acta Apostolicae Sedis, dove è stato pubblicato esclusivamente il testo italiano (vol. 105/2013, pp. 1019-1137) … È lecito supporre che anche Amoris laetitia non verrà mai tradotta in latino.
Ebbene, la mia previsione si è rivelata sbagliata.
Infatti, Amoris laetitia può ora essere letta anche in latino, sia in
formato digitale che in formato cartaceo. Da quanto tempo? Non
saprei. Certamente, quando scrissi quel post, una ventina di giorni dopo la
pubblicazione dell’esortazione apostolica (8 aprile 2016), il testo latino non
era disponibile. Probabilmente esso è apparso per la prima volta sugli Acta Apostolicae Sedis (vol. 108/2016, pp. 311-446). La data del fascicolo
n. 4 di AAS (1° aprile 2016) non deve trarre in inganno: non saprei con
precisione quando esso sia uscito; certamente non nell’aprile del 2016; molto
probabilmente nel corso del 2017 (basti pensare che l’ultimo fascicolo
pubblicato, il n. 7/2016, reca la data del 1° luglio 2016).
Una settimana fa (26 settembre 2017) è apparso,
fra i “Documenti” della versione inglese di Vatican Insider (non ho trovato la traduzione italiana), un articolo di Robert Fastiggi e Dawn Eden
Goldstein
dal titolo Does Amoris Laetitia
303 Really Undermine Catholic Moral Teaching? (= “Amoris laetitia 303
scardina davvero la dottrina morale cattolica?”), col quale gli autori
intendono dimostrare che le critiche di alcuni (Josef Seifert, i 62 studiosi che hanno rivolto al Papa una Correctio filialis, E. Christian Brugger, Eduardo Echeverria) al n. 303 di AL si fonderebbero su un’errata traduzione
del testo latino:
Haec autem conscientia agnoscere potest non modo statum quendam ab universali Evangelii mandato obiective dissidere; etiam sincere honesteque agnoscere potest quod sit liberale responsum in praesenti Deo reddendum atque eadem conscientia firma quadam morali certitudine intellegere illam esse oblationem quam ipse Deus requirit inter rerum impedientium congeriem, quamvis perfectum nondum sit obiectivum exemplar.
Il testo inglese ufficiale recita:
Yet conscience can do more than recognize that a given situation does not correspond objectively to the overall demands of the Gospel. It can also recognize with sincerity and honesty what for now is the most generous response which can be given to God, and come to see with a certain moral security that it is what God himself is asking amid the concrete complexity of one’s limits, while yet not fully the objective ideal.
Fastiggi e Goldstein propongono una traduzione piú
letterale del testo latino:
This conscience, however, can not only recognize a given situation to be objectively at variance with the general mandate of the Gospel; it can also recognize sincerely and honestly what may be the generous response owed to God in the present circumstances; and this same firm conscience can come to understand with a certain moral certitude that this is the offering that God himself is asking amid the mass of impediments, although it may not yet be the perfect objective model.
Sulla base di questa nuova traduzione, essi cercano
di dimostrare l’infondatezza delle critiche rivolte ad AL 303:
1. Non è corretto tradurre obiectivum exemplar
con “objective ideal”: «Il termine latino exemplar non significa un
ideale irraggiungibile; esso significa propriamente un esempio o modello da
seguire».
2. Non si può affermare che, secondo Papa
Francesco, azioni intrinsecamente immorali possano, in certe circostanze, corrispondere
alla volontà di Dio. Nel testo latino (e nella traduzione degli autori) appare
chiaramente che Papa Francesco non dice che la coscienza può discernere che un
atto oggettivamente immorale non è immorale. Egli fa semplicemente notare che
«in certe situazioni complesse e irregolari la coscienza di una persona
riconoscerà che Dio gli chiede una risposta generosa, anzi un’offerta, che muove
nella giusta direzione, anche se non rettifica completamente l’oggettiva
irregolarità della situazione».
3. Il testo inglese (al contrario di altre lingue)
non traduce correttamente il termine oblatio: «Papa Francesco non sta
parlando dell’offerta di un’azione oggettivamente peccaminosa, ma del dono di sé
che muove verso Dio e la norma morale oggettiva».
4. La chiave di lettura di AL 303 si trova in AL
305, che cita il n. 44 di Evangelii gaudium: «Un piccolo passo, in mezzo a grandi limiti umani, può
essere piú gradito a Dio della vita esteriormente corretta di
chi trascorre i suoi giorni senza fronteggiare importanti difficoltà».
5. «In certe difficili situazione Dio chiede una “risposta
generosa”, un’offerta, cioè un passo nella giusta direzione».
Fastiggi e Goldstein terminano il loro saggio
riportando un “caso” per illustrare la loro interpretazione di AL 303.
Non è mia intensione soffermarmi sui contenuti dell’articolo.
Vorrei rimanere fedele all’impegno preso sin dalla pubblicazione di Amoris
laetitia, di non entrare nel merito del documento (qui).
Dirò solo, a questo proposito, che gli argomenti portati dagli autori non mi
sembrano poi cosí decisivi. Vorrei piuttosto fare qualche osservazione di carattere
formale.
1. Fastiggi e Goldstein parlano del testo latino
di Amoris laetitia come del suo “testo originale”, e affermano che il
testo inglese ufficiale avrebbe tradotto scorrettamente il testo latino. Ma
ciò, come abbiamo visto, non corrisponde alla realtà. Quando Amoris laetitia
è stata pubblicata, il testo latino non esisteva ancora. Non saprei quale sia
il “testo originale” dell’esortazione apostolica; suppongo che essa sia stata
scritta in spagnolo o in italiano. Nell’uno e nell’altro caso, cambierebbe
poco. Ecco il passo citato come suona in spagnolo:
Pero esa conciencia puede reconocer no sólo que una situación no responde objetivamente a la propuesta general del Evangelio. También puede reconocer con sinceridad y honestidad aquello que, por ahora, es la respuesta generosa que se puede ofrecer a Dios, y descubrir con cierta seguridad moral que esa es la entrega que Dios mismo está reclamando en medio de la complejidad concreta de los límites, aunque todavía no sea plenamente el ideal objetivo.
Ed ecco come appare in italiano:
Ma questa coscienza può riconoscere non solo che una situazione non risponde obiettivamente alla proposta generale del Vangelo; può anche riconoscere con sincerità e onestà ciò che per il momento è la risposta generosa che si può offrire a Dio, e scoprire con una certa sicurezza morale che quella è la donazione che Dio stesso sta richiedendo in mezzo alla complessità concreta dei limiti, benché non sia ancora pienamente l’ideale oggettivo.
Il testo inglese ufficiale è, con estrema
probabilità, la traduzione di uno di questi due testi. Che in esso sia
scomparso qualsiasi riferimento all’oblatio (“donazione” in italiano)
non meraviglia: è tipico dell’inglese cercare di semplificare i giri di parole
caratteristici delle lingue neolatine. E cosí «quella è la donazione che Dio stesso sta richiedendo» in inglese è diventato, piú
semplicemente, «that it is what God himself
is asking».
2. Il testo latino non è perciò il testo originale
dell’esortazione apostolica, ma solo una fra le tante traduzioni, anche se, con
la pubblicazione sugli Acta Apostolicae Sedis, ne è divenuto — ora! — il
testo ufficiale. Non è la prima volta, anzi direi che è diventata ormai la normalità, che
un documento ecclesiale sia scritto in una lingua diversa dal latino e poi
tradotto nell’idioma di Cicerone. Se si legge la Gaudium et spes, ci si
accorge subito che si tratta di un latino molto “francese”. I Papi italiani
scrivevano le loro encicliche in italiano (forse l’ultimo Papa latinista è
stato Leone XIII); Giovanni Paolo II, in polacco; Benedetto XVI, in tedesco. Era
però normale che, prima della pubblicazione, si procedesse alla traduzione in
latino e questa diventasse sin dall’inizio l’unico testo di riferimento. Un
caso particolare è quello del Catechismo della Chiesa Cattolica, che è
stato redatto in francese e pubblicato nelle diverse lingue nel 1992, senza
che esistesse il testo latino. Questo è stato “promulgato” cinque anni dopo, nel 1997, e dichiarato editio typica, sulla quale
sono state successivamente riviste tutte le edizioni nazionali. Non è successo lo stesso con Amoris laetitia.
Il testo latino è uscito praticamente dopo un anno, ne è diventato il testo
ufficiale, ma senza che su di esso siano state riviste le diverse traduzioni,
che sono rimaste come erano al momento della pubblicazione.
3. A parte il fatto che, almeno per quanto
riguarda AL 303, il testo latino non sembra
impeccabile (che ci azzecca quell’eadem conscientia prima di firma quadam morali certitudine?), in genere la
traduzione in latino permette una revisione e una precisazione del testo.
Sarebbe quindi quanto mai auspicabile, prima di pubblicare un documento, attendere
che ne venga fatta la traduzione latina e poi, su quella, rivedere le altre
traduzioni, in modo che non ci siano poi dubbi sull’esatta interpretazione del
testo.
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