Come annunciato, venerdí scorso, 13 ottobre, è stato compiuto l’Atto di
consacrazione della Missione e di tutto l’Afghanistan al Cuore Immacolato di
Maria. Ne ha riferito AsiaNews, per cui non starò qui a ripetermi.
L’idea di consacrare l’Afghanistan, che è un paese interamente musulmano,
alla Madonna potrebbe apparire bizzarra. In realtà essa è il frutto di una
profonda convinzione: che le situazioni piú complicate possono essere risolte
non con gli sforzi umani, ma solo con un intervento dal cielo. È un’ispirazione
venuta in occasione del centenario di Fatima. Sapevo di iniziative analoghe
prese nei mesi scorsi da singoli Vescovi e da qualche Conferenza episcopale; ma
scopro ora che il numero delle consacrazioni che sono state compiute in questi
giorni è notevolmente superiore. Provo a buttare giú un elenco, che sarà certamente
incompleto:
DIOCESI: in Italia, Reggio Emilia (13 maggio); Carpi (16 settembre); negli Stati Uniti, San Francisco (7 ottobre); Louisville (8 ottobre); Phoenix, Denver e St. Paul and Minneapolis (13 ottobre); Filadelfia (15 ottobre).
PAESI o REGIONI: Inghilterra e Galles (18 febbraio); Russia e Asia centrale (13 maggio, a Karaganda); Polonia (6 giugno); Scozia (3 settembre); Canada (singole diocesi: 1° luglio; intero paese: 26 settembre); Afghanistan e Nigeria (13 ottobre).
Nel caso di quest’ultimo paese, si parla addirittura della ripetizione del
miracolo del sole. Non si può poi ignorare, vista la concomitanza, il Rosario
recitato da centinaia di migliaia di polacchi il 7 ottobre scorso, come pure le
innumerevoli corone recitate nelle parrocchie, nei gruppi di preghiera e nelle
famiglie in ogni parte d’Italia e del mondo il 13 ottobre, centesimo
anniversario dell’ultima apparizione della Vergine e Fatima.
Quel che colpisce maggiormente è che dietro questa immensa rete di
preghiera e di affidamento a Maria non c’è stata alcuna organizzazione umana:
non è giunta alcuna direttiva dall’alto; si tratta di iniziative spontanee da
parte di singoli Vescovi, Conferenze episcopali, parrocchie, associazioni,
gruppi di fedeli. Tutto ciò va attribuito a quell’innato sensus fidelium
di cui parla il Concilio Vaticano II:
Per quel senso della fede, che è suscitato e sorretto dallo Spirito di verità, il popolo di Dio, sotto la guida del sacro Magistero … aderisce indefettibilmente “alla fede una volta per tutte trasmessa ai santi” [Gd 3], con retto giudizio penetra in essa piú a fondo e piú pienamente l’applica nella vita (Lumen gentium, n. 12; Catechismo della Chiesa cattolica, n. 93).
Il Concilio afferma che il sensus fidelium è suscitato e sorretto
dallo Spirito Santo; ma noi non possiamo non vederci anche lo zampino di Colei
che, con la sua preghiera, prima nel Cenacolo e ora in cielo, ottiene
l’effusione del Paraclito sui discepoli del suo Figlio. Si ha l’impressione che
questo intervento della Vergine nella vita della Chiesa si stia facendo sempre
piú intenso negli ultimi tempi che stiamo vivendo.
Ciò che meraviglia — e amareggia — è invece l’assenza di qualsiasi stimolo
in questo senso da parte dei vertici della Chiesa. Sembra che essi siano
attualmente presi da altre preoccupazioni, che però non coincidono con quelle
dei fedeli. Basti pensare, tanto per fare un esempio, al flop della Giornata
per la salvaguardia del creato (1° settembre), che viene annualmente proposta
ai fedeli senza però riuscire a riscuotere alcun consenso da parte loro. E
invece questi (i fedeli), senza che nessuno glielo chieda, continuano a
recitare il Rosario e a cercare rifugio nel Cuore di Maria. Si ha l’impressione
che si stia verificando uno scollamento fra i vertici della Chiesa e la sua
base. In un’epoca in cui si fa tanta retorica sul fatto che la Chiesa non consiste nella gerarchia ma nel “popolo di Dio”, non si direbbe un gran risultato.
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