martedì 2 giugno 2009

Santo subito? Non c'è fretta

Ho letto il dossier de La Stampa sulla corrispondenza intercorsa tra Karol Wojtyla e Wanda Poltawska (trovate qui il penultimo degli articoli di Giacomo Galeazzi; sotto la foto troverete i link agli altri articoli; molto interessante anche l'intervista di oggi al postulatore; potete poi leggere il post di Andrea Tornielli, che aggiunge elementi nuovi alle informazioni riportate dal quotidiano torinese).

Che Giovanni Paolo II avesse un'amica, non mi fa alcun problema; che con lei abbia intrattenuto una corrispondenza, mi sembra più che naturale (per esperienza diretta so che il linguaggio dei santi può talvolta assumere certi toni ed essere frainteso). Se devo essere sincero, non mi interessa affatto il contenuto delle lettere che i due amici si scambiavano. In questo, sono d'accordo col Card. Dziwisz, secondo il quale le cose personali avrebbero dovuto rimanere personali, e la Poltawska non avrebbe dovuto pubblicare quel carteggio (soprattutto se, come afferma Tornielli, ci sono riferimenti a terzi).

Quello che invece mi meraviglia è che la totalità di quel carteggio non fosse ancora giunto nelle mani del postulatore e non sia stata considerata nel processo diocesano. C'è da chiedersi con quale serietà sia stato condotto quel processo. Le norme che regolano i processi di beatificazione e canonizzazione sono chiare. Nel caso di Papa Wojtyla era già stata fatta un'eccezione di non poco conto: l'introduzione immediata della causa, quando le norme, emanate dallo stesso Pontefice, fissano a cinque anni il termine minimo per quell'atto (e oggi tocchiamo con mano l'opportunità di quella norma). Si pensava di poter soprassedere anche alla norma di presentazione di tutti gli scritti del Servo di Dio? E la questione temo che non riguardi solo le lettere della Poltawska: a quanto mi risulta da fonte solitamente bene informata, lo stesso Card. Dziwisz non ha consegnato l'intero archivio personale di Giovanni Paolo II.

"Santo subito!" Dirò sinceramente che quel grido non mi ha mai trovato consenziente, non perché metta in dubbio la santità di Papa Wojtyla, ma semplicemente perché non vedo la necessità di tanta fretta. Abbiamo atteso cen'anni per la beatificazione di Pio IX; è da cinquant'anni che aspettiamo quella di Pio XII; perché Giovanni Paolo II dovrebbe diventare santo subito? Che fretta c'è? Se è santo, la sua santità prima o poi verrà riconosciuta; di che cosa si ha paura? Si tratta di cose estremamente serie; non a caso la Chiesa ha voluto che si facessero dei "processi". Un processo, per essere rigosoro, richiede i suoi tempi. Pensate che cosa sarebbe avvenuto ora, se il Papa avesse dispensato dallo svolgimento dei processi (avrebbe potuto farlo)!

Non so, e non mi interessa, se ci sono altre dietrologie in questa vicenda (come qualcuno vuole insinuare); dico solo che è doveroso (e penso che lo stesso Wojtyla lo vorrebbe) che tutto sia fatto secondo le regole, per evitare che si possa sollevare in futuro qualunque tipo di sospetto.