Dopo aver letto il mio post di ieri su Mons. Bugnini e la riforma liturgica, Giovanni mi ha mandato il seguente messaggio, di cui lo ringrazio vivamente:
«Fa un po' di senso apprendere che chi ha pensato la Messa, che oggi abbiamo e che per mezzo di voi sacerdoti celebriamo, sia stato un massone. Ma non sembra l'unico caso di commistione tra Chiesa e massoneria.
Qualche tempo fa analizzammo con il mio sacerdote, formatosi in San Giovanni Rotondo, l'architettura della nuova chiesa di San Pio, per intenderci quella di Renzo Piano, perché avevamo capito che il suo architetto era un massone e che la chiesa da uno studio accuratissimo di alcune persone ... era piena zeppa di simboli massonici. Stavamo per partire con una petizione per chiedere alla Santa Sede di proibire il Santo Sacrificio all'interno di quel luogo. Ma poi ci siamo fermati. Perché ci siamo resi conto, forse sbagliando, che in ogni caso dentro quella chiesa c'era e c'è Gesù in anima, corpo e divinità e, ammesso che il diavolo si possa essere impadronito delle progettazione, ormai in quel tabernacolo c'è Gesù il Signore dell'universo che vince sempre su tutto, fosse anche Satana.
La stessa cosa in fondo credo valga per la Santa Messa: l'ha composta un massone? Va bene, ma al centro c'è sempre il grande mistero del Sacrificio di Cristo e le mani di voi sacerdoti che fate diventare il pane e il vino Corpo e Sangue di Gesù. E questo è ciò che conta».
Mi sembra una testimonianza molto bella di quel sensus fidelium, che permette alla Chiesa di ritrovare l'orientamento nel bel mezzo della tempesta. Che nella Chiesa ci possano essere delle contaminazioni, non è la prima volta che avviene: è sempre avvenuto, fin dagli inizi della sua storia. Che si debba stare in guardia e mettere in guardia dai pericoli, lo richiedono le virtú della prudenza e della carità. Ma poi, alla fine, dobbiamo starcene tranquilli, sapendo che Cristo ha vinto il mondo (Gv 16:33) e che "le porte degli inferi non prevarranno" (Mt 16:18).
A questo proposito forse può essere utile rammentare quanto affermava il Beato Antonio Rosmini nelle sue preziosissime Massime di perfezione cristiana (che non mi stancherò mai di raccomandare come libro di meditazione):
«TERZA MASSIMA: rimanere in perfetta tranquillità circa tutto ciò che avviene per disposizione di Dio riguardo alla Chiesa di Gesú Cristo, lavorando per essa secondo la chiamata di Dio.
1. Gesú Cristo ha la potestà su tutte le cose, in cielo come in terra, e si è meritato di diventare Signore unico di tutti gli uomini. Per questo egli è anche l’unico che regola tutti gli avvenimenti con sapienza, potenza e bontà inenarrabile, secondo il suo beneplacito divino, per il maggior bene dei suoi eletti che formano la sua diletta sposa, la Chiesa.
2. Perciò il cristiano, per quanto gli avvenimenti possano sembrare contrari al bene della stessa Chiesa, deve godere una perfetta tranquillità e conservare una gioia piena, riposando interamente nel suo Signore. Tuttavia non deve smettere di gemere e di supplicare che avvenga la volontà del Signore come in cielo cosí in terra: cioè che gli uomini pratichino sulla terra la sua santa legge di carità come i santi la vivono in cielo.
3. Il cristiano, dunque, deve bandire dal proprio cuore l'inquietudine e ogni specie di ansietà e di preoccupazione: anche quella che sembra talvolta avere per scopo il solo bene della Chiesa di Gesú Cristo. Molto meno ancora egli deve temerariamente lusingarsi di poter mettere riparo a questi mali prima di vedere chiara la volontà del Signore a loro riguardo. Deve aver presente che solo Gesú Cristo governa la sua Chiesa, e che la cosa che piú gli dispiace ed è piú indegna del suo discepolo, è la temerità di quanti, dominati da cecità di mente e da nascosto orgoglio, senza essere chiamati e mossi da lui, presumono di fare di propria iniziativa qualche bene, anche minimo, nella Chiesa. Come se il divin Redentore avesse bisogno della loro miserabile cooperazione o di quella di chiunque altro. Nessuno è necessario al divin Redentore per la glorificazione della sua Chiesa. Essa consiste nella redenzione dalla schiavitú del peccato, in cui tutti gli uomini si trovano. Solamente per la sua gratuita misericordia egli assume fra i redenti quelli che gli piace elevare a tale onore. Di solito, poi, per le opere piú grandi, egli si serve di ciò che è piú infermo e piú spregevole agli occhi del mondo».
L'atteggiamento giusto del cristiano nei confronti della Chiesa è, sí, quello di lavorare e soffrire con essa e per essa, ma rimanendo sempre nella piú assoluta pace interiore, perché egli sa che, al di là dei Papi, Vescovi e sacerdoti che si succedono (e che possono sbagliare), è Cristo stesso, attraverso il suo Spirito, a guidare la Chiesa.
«Fa un po' di senso apprendere che chi ha pensato la Messa, che oggi abbiamo e che per mezzo di voi sacerdoti celebriamo, sia stato un massone. Ma non sembra l'unico caso di commistione tra Chiesa e massoneria.
Qualche tempo fa analizzammo con il mio sacerdote, formatosi in San Giovanni Rotondo, l'architettura della nuova chiesa di San Pio, per intenderci quella di Renzo Piano, perché avevamo capito che il suo architetto era un massone e che la chiesa da uno studio accuratissimo di alcune persone ... era piena zeppa di simboli massonici. Stavamo per partire con una petizione per chiedere alla Santa Sede di proibire il Santo Sacrificio all'interno di quel luogo. Ma poi ci siamo fermati. Perché ci siamo resi conto, forse sbagliando, che in ogni caso dentro quella chiesa c'era e c'è Gesù in anima, corpo e divinità e, ammesso che il diavolo si possa essere impadronito delle progettazione, ormai in quel tabernacolo c'è Gesù il Signore dell'universo che vince sempre su tutto, fosse anche Satana.
La stessa cosa in fondo credo valga per la Santa Messa: l'ha composta un massone? Va bene, ma al centro c'è sempre il grande mistero del Sacrificio di Cristo e le mani di voi sacerdoti che fate diventare il pane e il vino Corpo e Sangue di Gesù. E questo è ciò che conta».
Mi sembra una testimonianza molto bella di quel sensus fidelium, che permette alla Chiesa di ritrovare l'orientamento nel bel mezzo della tempesta. Che nella Chiesa ci possano essere delle contaminazioni, non è la prima volta che avviene: è sempre avvenuto, fin dagli inizi della sua storia. Che si debba stare in guardia e mettere in guardia dai pericoli, lo richiedono le virtú della prudenza e della carità. Ma poi, alla fine, dobbiamo starcene tranquilli, sapendo che Cristo ha vinto il mondo (Gv 16:33) e che "le porte degli inferi non prevarranno" (Mt 16:18).
A questo proposito forse può essere utile rammentare quanto affermava il Beato Antonio Rosmini nelle sue preziosissime Massime di perfezione cristiana (che non mi stancherò mai di raccomandare come libro di meditazione):
«TERZA MASSIMA: rimanere in perfetta tranquillità circa tutto ciò che avviene per disposizione di Dio riguardo alla Chiesa di Gesú Cristo, lavorando per essa secondo la chiamata di Dio.
1. Gesú Cristo ha la potestà su tutte le cose, in cielo come in terra, e si è meritato di diventare Signore unico di tutti gli uomini. Per questo egli è anche l’unico che regola tutti gli avvenimenti con sapienza, potenza e bontà inenarrabile, secondo il suo beneplacito divino, per il maggior bene dei suoi eletti che formano la sua diletta sposa, la Chiesa.
2. Perciò il cristiano, per quanto gli avvenimenti possano sembrare contrari al bene della stessa Chiesa, deve godere una perfetta tranquillità e conservare una gioia piena, riposando interamente nel suo Signore. Tuttavia non deve smettere di gemere e di supplicare che avvenga la volontà del Signore come in cielo cosí in terra: cioè che gli uomini pratichino sulla terra la sua santa legge di carità come i santi la vivono in cielo.
3. Il cristiano, dunque, deve bandire dal proprio cuore l'inquietudine e ogni specie di ansietà e di preoccupazione: anche quella che sembra talvolta avere per scopo il solo bene della Chiesa di Gesú Cristo. Molto meno ancora egli deve temerariamente lusingarsi di poter mettere riparo a questi mali prima di vedere chiara la volontà del Signore a loro riguardo. Deve aver presente che solo Gesú Cristo governa la sua Chiesa, e che la cosa che piú gli dispiace ed è piú indegna del suo discepolo, è la temerità di quanti, dominati da cecità di mente e da nascosto orgoglio, senza essere chiamati e mossi da lui, presumono di fare di propria iniziativa qualche bene, anche minimo, nella Chiesa. Come se il divin Redentore avesse bisogno della loro miserabile cooperazione o di quella di chiunque altro. Nessuno è necessario al divin Redentore per la glorificazione della sua Chiesa. Essa consiste nella redenzione dalla schiavitú del peccato, in cui tutti gli uomini si trovano. Solamente per la sua gratuita misericordia egli assume fra i redenti quelli che gli piace elevare a tale onore. Di solito, poi, per le opere piú grandi, egli si serve di ciò che è piú infermo e piú spregevole agli occhi del mondo».
L'atteggiamento giusto del cristiano nei confronti della Chiesa è, sí, quello di lavorare e soffrire con essa e per essa, ma rimanendo sempre nella piú assoluta pace interiore, perché egli sa che, al di là dei Papi, Vescovi e sacerdoti che si succedono (e che possono sbagliare), è Cristo stesso, attraverso il suo Spirito, a guidare la Chiesa.