Forse qualcuno si aspetta che dica qualcosa sulle dichiarazioni di Mons. Sergio Pagano, Prefetto dell'Archivio Segreto Vaticano, a proposito delle cellule staminali e, piú in generale, dell'atteggiamento della Chiesa nei confronti della scienza. Intuisco queste attese, dal momento che Mons. Pagano è un barnabita, appartenente cioè allo stesso Ordine religioso a cui anch'io mi onoro di appartenere.
Le dichiarazioni del Prefetto dell'ASV hanno destato non poco stupore fra i giornalisti convenuti nella Sala Stampa della Santa Sede per la presentazione della nuova edizione dei documenti del processo a Galileo, curata dallo stesso Mons. Pagano. Si veda in proposito l'articolo di Andrea Tornielli sul Giornale. A quanto pare, resosi conto della gaffe, terminato il briefing, Mons. Pagano ha diramato una precisazione scritta, che però, di fatto, confermava le dichiarazioni rilasciate durante la conferenza stampa. Mi è stata inoltre segnalata un'intervista al TG1, nella quale il Prefetto, anziché chiarificare, avrebbe creato ulteriore confusione.
La sortita di Mons. Pagano non mi meraviglia. Conoscendolo da lunga pezza (siamo stati compagni di noviziato e, per alcuni anni, di studentato), so che, per la sua impulsività, può commettere simili scivoloni. Il problema è che ora non è piú uno qualsiasi che può esprimere liberamente le sue personali opinioni; è un prelato della Curia Romana, e noi sappiamo come qualsiasi cosa un prelato dica viene immediatamente attribuita alla Santa Sede in quanto tale. Inoltre avrebbe dovuto ricordare che, in quel momento, egli era nella Sala Stampa della Santa Sede in qualità di Prefetto dell'ASV e di studioso: il suo compito era quello di presentare i risultati del suo lavoro (e in questo campo credo che nessuno avrebbe potuto rivolgergli alcun appunto); non era suo compito fare sbrigative applicazioni all'attualità. Per fare questo, avrebbe dovuto avere una competenza e un ruolo diverso. Giustamente Tornielli fa notare che Pagano è "esperto in liturgia e specializzato in archivistica", per cui non ha alcuna autorità in campo morale (perché i problemi della genetica non sono solo questioni scientifiche, ma morali). Oggigiorno dobbiamo stare molto attenti a questi sconfinamenti in campi in cui non siamo competenti. Da uno storico invece mi aspetterei una maggiore chiarezza sul caso Galileo. Ancora una volta (si veda in proposito il mio post del 10 giugno) devo lamentare che, dopo tante discussioni e pubblicazioni, non abbiamo ancora le idee chiare su Galileo: ci muoviamo ancora nella piú totale confusione.
Detto questo, va concessa a Mons. Pagano una scusante: egli aveva detto subito, nella sua conferenza, che stava parlando "da persona privata". Forse anche noi dovremmo diventare un tantino piú elastici; dovremmo imparare a distinguere sempre fra la persona e la carica che essa ricopre. Quello che dobbiamo esigere da una persona investita di un ruolo è che svolga bene il suo lavoro; dobbiamo contemporaneamente ammettere che, come persona privata, possa avere opinioni sulle quali si può tranquillamente discutere. Questo non vale solo per i prelati della Curia Romana, ma per chiunque.
Un caso totalmente diverso mi pare invece quello — che sembrava ormai superato, ma non lo è — di Mons. Rino Fisichella. Andatevi a leggere l'articolo di Sandro Magister sul sito www.chiesa e il suo post sul blog Settimo Cielo. Mi ero già occupato del caso Recife in epoca non sospetta, il 24 marzo scorso, quando era ancora tutto un coro di applausi verso l'articolo di Mons. Fisichella. Già allora definivo il caso "particolarmente inquietante". Ora sembra che la questione, nonché rientrare, stia ulteriormente degenerando. Le informazioni riportate da Magister sono di una gravità eccezionale. Ad esse va aggiunto un altro dato, che non può essere in alcun modo trascurato: pochi giorni fa sono state accolte le dimissioni dell'Arcivescovo Dom José Cardoso Sobrinho, per raggiunti limiti di età, ed è stato nominato il nuovo Arcivescovo di Olinda e Recife. Ovviamente ciò rientra nella comune prassi della Chiesa; ma non ci vuole molto per capire che l'accettazione di tali dimissioni in questo momento non può che essere interpretata come una ulteriore sconfessione del Vescovo brasiliano. Come si può vedere, in questo caso, non è coinvolto semplicemente Mons. Fisichella come persona privata, ma egli in quanto Presidente della Pontificia Accademia per la vita; sono inoltre coinvolti L'Osservatore Romano, organo "ufficioso" della Santa Sede, la Congregazione per i Vescovi, quella per la Dottrina della Fede e la Segreteria di Stato. Altro che Mons. Pagano e l'Archivio Segreto Vaticano!
Nel mio precedente post mi soffermavo esclusivamente sull'aspetto formale della questione, ovverosia sulla procedura che era stata seguita e che non mi sembrava molto corretta. Ora ho l'impressione che non solo non si sia fatto nulla da quel punto di vista, ma anzi la situazione si sia ulteriormente aggravata. Ma a questo punto mi pare che anche la questione di merito non possa più essere elusa e rinviata. È necessario che qualcuno (il Prof. Michel Schooyans invoca l'intervento del Papa in persona) dica una parola chiarificatrice e, se necessario, prenda i provvedimenti del caso. La confusione creata nella Chiesa dall'articolo di Mons. Fisichella è enorme; bisogna che qualcuno intervenga e dica la parola "fine".
Le dichiarazioni del Prefetto dell'ASV hanno destato non poco stupore fra i giornalisti convenuti nella Sala Stampa della Santa Sede per la presentazione della nuova edizione dei documenti del processo a Galileo, curata dallo stesso Mons. Pagano. Si veda in proposito l'articolo di Andrea Tornielli sul Giornale. A quanto pare, resosi conto della gaffe, terminato il briefing, Mons. Pagano ha diramato una precisazione scritta, che però, di fatto, confermava le dichiarazioni rilasciate durante la conferenza stampa. Mi è stata inoltre segnalata un'intervista al TG1, nella quale il Prefetto, anziché chiarificare, avrebbe creato ulteriore confusione.
La sortita di Mons. Pagano non mi meraviglia. Conoscendolo da lunga pezza (siamo stati compagni di noviziato e, per alcuni anni, di studentato), so che, per la sua impulsività, può commettere simili scivoloni. Il problema è che ora non è piú uno qualsiasi che può esprimere liberamente le sue personali opinioni; è un prelato della Curia Romana, e noi sappiamo come qualsiasi cosa un prelato dica viene immediatamente attribuita alla Santa Sede in quanto tale. Inoltre avrebbe dovuto ricordare che, in quel momento, egli era nella Sala Stampa della Santa Sede in qualità di Prefetto dell'ASV e di studioso: il suo compito era quello di presentare i risultati del suo lavoro (e in questo campo credo che nessuno avrebbe potuto rivolgergli alcun appunto); non era suo compito fare sbrigative applicazioni all'attualità. Per fare questo, avrebbe dovuto avere una competenza e un ruolo diverso. Giustamente Tornielli fa notare che Pagano è "esperto in liturgia e specializzato in archivistica", per cui non ha alcuna autorità in campo morale (perché i problemi della genetica non sono solo questioni scientifiche, ma morali). Oggigiorno dobbiamo stare molto attenti a questi sconfinamenti in campi in cui non siamo competenti. Da uno storico invece mi aspetterei una maggiore chiarezza sul caso Galileo. Ancora una volta (si veda in proposito il mio post del 10 giugno) devo lamentare che, dopo tante discussioni e pubblicazioni, non abbiamo ancora le idee chiare su Galileo: ci muoviamo ancora nella piú totale confusione.
Detto questo, va concessa a Mons. Pagano una scusante: egli aveva detto subito, nella sua conferenza, che stava parlando "da persona privata". Forse anche noi dovremmo diventare un tantino piú elastici; dovremmo imparare a distinguere sempre fra la persona e la carica che essa ricopre. Quello che dobbiamo esigere da una persona investita di un ruolo è che svolga bene il suo lavoro; dobbiamo contemporaneamente ammettere che, come persona privata, possa avere opinioni sulle quali si può tranquillamente discutere. Questo non vale solo per i prelati della Curia Romana, ma per chiunque.
Un caso totalmente diverso mi pare invece quello — che sembrava ormai superato, ma non lo è — di Mons. Rino Fisichella. Andatevi a leggere l'articolo di Sandro Magister sul sito www.chiesa e il suo post sul blog Settimo Cielo. Mi ero già occupato del caso Recife in epoca non sospetta, il 24 marzo scorso, quando era ancora tutto un coro di applausi verso l'articolo di Mons. Fisichella. Già allora definivo il caso "particolarmente inquietante". Ora sembra che la questione, nonché rientrare, stia ulteriormente degenerando. Le informazioni riportate da Magister sono di una gravità eccezionale. Ad esse va aggiunto un altro dato, che non può essere in alcun modo trascurato: pochi giorni fa sono state accolte le dimissioni dell'Arcivescovo Dom José Cardoso Sobrinho, per raggiunti limiti di età, ed è stato nominato il nuovo Arcivescovo di Olinda e Recife. Ovviamente ciò rientra nella comune prassi della Chiesa; ma non ci vuole molto per capire che l'accettazione di tali dimissioni in questo momento non può che essere interpretata come una ulteriore sconfessione del Vescovo brasiliano. Come si può vedere, in questo caso, non è coinvolto semplicemente Mons. Fisichella come persona privata, ma egli in quanto Presidente della Pontificia Accademia per la vita; sono inoltre coinvolti L'Osservatore Romano, organo "ufficioso" della Santa Sede, la Congregazione per i Vescovi, quella per la Dottrina della Fede e la Segreteria di Stato. Altro che Mons. Pagano e l'Archivio Segreto Vaticano!
Nel mio precedente post mi soffermavo esclusivamente sull'aspetto formale della questione, ovverosia sulla procedura che era stata seguita e che non mi sembrava molto corretta. Ora ho l'impressione che non solo non si sia fatto nulla da quel punto di vista, ma anzi la situazione si sia ulteriormente aggravata. Ma a questo punto mi pare che anche la questione di merito non possa più essere elusa e rinviata. È necessario che qualcuno (il Prof. Michel Schooyans invoca l'intervento del Papa in persona) dica una parola chiarificatrice e, se necessario, prenda i provvedimenti del caso. La confusione creata nella Chiesa dall'articolo di Mons. Fisichella è enorme; bisogna che qualcuno intervenga e dica la parola "fine".