Ieri, proprio mentre stavo pubblicando il mio post If only... #3, ho ricevuto la Newsflash del Dr. Robert Moynihan, Direttore di Inside the Vatican (chi legge l'inglese può trovarla sul sito della rivista: la parte che mi interessa inizia col titoletto "The Briefcase Left Behind"). Si tratta di una inquietante intervista a un non meglio precisato Monsignore, indicato al Dr. Moynihan dal Card. Gagnon un mese prima di morire. L'intervista riguarda il caso di Mons. Annibale Bugnini, accusato di essere iscritto alla massoneria, un'accusa arcinota, ma che era rimasta finora sempre circondata da un'alone di dubbio, che poteva far sperare in una calunnia, piuttosto che in una realtà. Invece, a stare a ciò che dice il Monsignore intervistato (e che deve essere molto bene informato sui fatti), "It is certain". Il Monsignore spiega anche come si sia arrivati a tale conclusione, appunto grazie a una valigetta dimenticata.
Giustamente, il Dr. Moynihan pone l'obiezione che chiunque di noi porrebbe: "Ma se è davvero cosí, allora Paolo VI, nell'approvare la nuova Messa, potrebbe essere stato vittima di un inganno. Un fatto del genere non potrebbe mettere in discussione tutta la riforma liturgica? Ma allora, perché Paolo VI non ripartí da zero, se era convinto che ciò fosse vero?". L'obiezione è molto seria; se non si trova una risposta ad essa, saremo destinati a vivere nel dubbio che non solo Paolo VI, ma tutti noi siamo vittime di una grande impostura.
La limitata, ma sufficiente esperienza che ho in materia mi ha fatto giungere alla conclusione che, nella maggior parte dei casi, non si diventa massoni per motivi ideologici, ma semplicemente per interesse (anche se poi, una volta dentro, si è costretti a diventare strumenti per la diffusione dell'ideologia massonica). Mi pare che Mons. Bugnini non faccia eccezione a questa regola. Consideriamo le date. Nella sua Newsflash il Dr. Moynihan riporta anche un interessantissimo articolo di Michael Davies, dal quale si apprende che Mons. Bugnini, che era segretario della Commissione liturgica preparatoria del Concilio Vaticano II, era stato già sospeso dal suo incarico nel 1962 (non si sono mai conosciuti i motivi di tale allontanamento; Bugnini accusò del fatto il Card. Larraona, ma certamente ci doveva essere l'approvazione di Giovanni XXIII). Ora, l'iscrizione alla massoneria avvenne il 23 marzo 1963. Ebbene, che cosa avvenne nel 1964? Bugnini fu nominato da Paolo VI segretario del Consilium ad exsequendam Constitutionem de sacra Liturgia. L'iscrizione alla massoneria aveva avuto effetto immediato...
Ma allora, come mai Paolo VI non rimise in discussione l'intero impianto della riforma liturgica, che era stato ideato e realizzato da un massone? Evidentemente non rinvenne un legame cosí stretto tra i due fatti. Papa Montini, non appena ebbe la certezza della colpevolezza di Mons. Bugnini, lo rimosse dal suo incarico di Segretario della Congregazione per il culto divino e lo inviò Nunzio apostolico in Iran, non perché aveva fatto la riforma liturgica, ma semplicemente perché iscritto alla massoneria. Quanto alla riforma liturgica, evidentemente Paolo VI era convinto della sua bontà: anche se fra i suoi ispiratori c'era un massone, essa non poteva essere considerata una sua creatura né, tanto meno, una riforma "massonica". Lo stesso Pontefice molto probabilmente si considerava il garante di quella riforma: essa era stata fatta sotto il suo personale controllo e portava il sigillo della sua autorità.
Giustamente, il Dr. Moynihan pone l'obiezione che chiunque di noi porrebbe: "Ma se è davvero cosí, allora Paolo VI, nell'approvare la nuova Messa, potrebbe essere stato vittima di un inganno. Un fatto del genere non potrebbe mettere in discussione tutta la riforma liturgica? Ma allora, perché Paolo VI non ripartí da zero, se era convinto che ciò fosse vero?". L'obiezione è molto seria; se non si trova una risposta ad essa, saremo destinati a vivere nel dubbio che non solo Paolo VI, ma tutti noi siamo vittime di una grande impostura.
La limitata, ma sufficiente esperienza che ho in materia mi ha fatto giungere alla conclusione che, nella maggior parte dei casi, non si diventa massoni per motivi ideologici, ma semplicemente per interesse (anche se poi, una volta dentro, si è costretti a diventare strumenti per la diffusione dell'ideologia massonica). Mi pare che Mons. Bugnini non faccia eccezione a questa regola. Consideriamo le date. Nella sua Newsflash il Dr. Moynihan riporta anche un interessantissimo articolo di Michael Davies, dal quale si apprende che Mons. Bugnini, che era segretario della Commissione liturgica preparatoria del Concilio Vaticano II, era stato già sospeso dal suo incarico nel 1962 (non si sono mai conosciuti i motivi di tale allontanamento; Bugnini accusò del fatto il Card. Larraona, ma certamente ci doveva essere l'approvazione di Giovanni XXIII). Ora, l'iscrizione alla massoneria avvenne il 23 marzo 1963. Ebbene, che cosa avvenne nel 1964? Bugnini fu nominato da Paolo VI segretario del Consilium ad exsequendam Constitutionem de sacra Liturgia. L'iscrizione alla massoneria aveva avuto effetto immediato...
Ma allora, come mai Paolo VI non rimise in discussione l'intero impianto della riforma liturgica, che era stato ideato e realizzato da un massone? Evidentemente non rinvenne un legame cosí stretto tra i due fatti. Papa Montini, non appena ebbe la certezza della colpevolezza di Mons. Bugnini, lo rimosse dal suo incarico di Segretario della Congregazione per il culto divino e lo inviò Nunzio apostolico in Iran, non perché aveva fatto la riforma liturgica, ma semplicemente perché iscritto alla massoneria. Quanto alla riforma liturgica, evidentemente Paolo VI era convinto della sua bontà: anche se fra i suoi ispiratori c'era un massone, essa non poteva essere considerata una sua creatura né, tanto meno, una riforma "massonica". Lo stesso Pontefice molto probabilmente si considerava il garante di quella riforma: essa era stata fatta sotto il suo personale controllo e portava il sigillo della sua autorità.