I miei ultimi post in materia liturgica hanno avuto una certa risonanza nella blogosfera cattolica, segno, questo, che si tratta di un argomento che desta un notevole interesse. Ringrazio tutti per l'attenzione; non ho alcun problema se i miei articoli vengono, parzialmente o integralmente, ripresi (purché sia citata la fonte): una volta che un testo viene pubblicato, perciò stesso è di dominio pubblico e può quindi liberamente diffondersi. Il bello di internet è di permettere alle idee di circolare senza ostacoli; per cui non ho mai compreso le limitazioni poste dai vari copyright, assurdi in un mondo globalizzato come quello in cui viviamo.
Fra le diverse reazioni, mi sembra doverosa una risposta a Padre Matias Augé, che negli ultimi giorni ha citato per ben tre volte Senza peli sulla lingua sul suo interessantissimo blog Liturgia opus Trinitatis. Nel suo ultimo intervento, Padre Augé riprende parte del mio post Mons. Bugnini e la riforma liturgica, nel quale a mia volta riportavo alcune informazioni contenute in una Newsflash del Dr. Robert Moynihan, Direttore della rivista Inside the Vatican.
Padre Augé afferma che nel mio post intendevo "collegare una serie di fatti avvenuti fra il 1962 e il 1964. Questi fatti però sono riportati in modo distorto". E pertanto fa una serie di precisazioni, di cui lo ringrazio. Certamente egli è meglio informato di me, sia perché è un esperto di liturgia, sia perché ha avuto e ha la possibilità di contatti che io non ho mai avuto né, tanto meno, posso avere ora. Al momento, debbo accontentarmi di quanto leggo su internet, letto naturalmente con un certo senso critico e applicando alcuni criteri piú o meno scientifici (p. es., il collegamento dei fatti non è solo una possibilità, ma direi un dovere per uno storico: fare storia non significa solo riportare alcuni fatti, ma collegarli fra loro, cercando di scoprirne i rapporti di causalità e reciproca dipendenza).
Nel mio post mi sono basato sulle informazioni contenute nel dossier pubblicato dal Dr. Moynihan — che reputo giornalista serio — nella sua "Letter from Rome, #23". I fatti a cui facevo riferimento li ho ripresi di lí. Ovviamente conoscevo già l'accusa di massoneria risolta a Mons. Bugnini, ma non sapevo del suo "primo esilio" (tale espressione — The First Exile — è contenuta nell'articolo di Michael Davies Annibale Bugnini: The Main Author of the Novus Ordo). Padre Augé dice che non è vero che Mons. Bugnini "fu sospeso dal suo incarico [di segretario della Commissione liturgica preparatoria del Concilio Vaticano II] nel 1962". Questo perché in quell'anno tale commissione fu sciolta e fu costituita la Commissione conciliare della sacra liturgia, di cui fu nominato segretario il Padre Ferdinando Antonelli (il futuro cardinale). Secondo il Card. Larraona, interrogato dal Padre Augé, la prassi era di non nominare segretari delle commissioni conciliari le persone che avevano ricoperto tale incarico nelle commissioni preconciliari. A me sta bene qualsiasi spiegazione, purché storicamente e razionalmente fondata. Io avevo usato l'espressione "fu sospeso dal suo incarico nel 1962" cercando di rendere in un italiano piú soft la piuttosto brusca frase inglese di Davies: "He was summarily dismissed from his chair at the Lateran University and from the secretaryship of the Liturgical Preparatory Commission". Quanto alla testimonianza del Card. Larraona, non mi sembra molto attendibile, essendo lui la persona meno adatta per dare una spiegazione, se è vero che lo stesso Bugnini lo accusò di tale rimozione: "In his posthumous La Riforma Liturgica, Archbishop Bugnini blames Cardinal Arcadio Larraona for this action, which, he claims, was unjust and based on unsubstantiated allegations. 'The first exile of P. Bugnini' he commented." (p. 41; io non ho il libro di Bugnini, ma pregherei Padre Augé, che certamente lo possiede, di controllare la citazione).
Il secondo fatto da me riportato è la data dell'iscrizione di Bugnini alla massoneria (23 marzo 1963). Tale informazione non viene dall'intervista del Dr. Moynihan all'innominato Monsignore indicatogli dal Card. Gagnon, ma dall'Addendum allegato alla citata Newsflash, che riprende, come dice Padre Augé, notizie di stampa della seconda metà degli anni Settanta. Padre Augé cerca di smentire l'affiliazione di Bugnini alla massoneria attraverso una confidenza ricevuta da un Monsignore agli inizi degli anno Ottanta. Sinceramente, con tutto il rispetto per l'altrettanto innominato Monsignore, non mi sembra, questa, una prova determinante. La spiegazione data dal prelato appare piuttosto debole. Anche perché non rende ragione di un fatto incontrovertibile: la rimozione di Mons. Bugnini da segretario della Congregazione per il Culto divino e il suo allontanamento da Roma disposto da Paolo VI. È vero che di tale fatto non sono mai state date spiegazioni ufficiali; ma se non ci fossero stati motivi gravissimi e se il Papa non ne avesse avuto la prova piú certa, tale fatto non sarebbe mai avvenuto. Che Mons. Bugnini si sia sempre difeso dalle accuse che gli venivano mosse, mi sembra piú che comprensibile (anche Padre Maciel ha fatto lo stesso), ma questo non è sufficiente a scagionarlo.
Il terzo punto che Padre Augé mi contesta è la connessione da me compiuta fra il "primo esilio" di Bugnini (1962), la sua iscrizione alla massoneria (1963) e la sua nomina a segretario del Consilium ad exsequandam Constitutionem de sacra Liturgia (1964). Postillavo: "L'iscrizione alla massoneria aveva avuto effetto immediato...". In ciò Padre Augé ha tutto il diritto di contestarmi, dal momento che non si tratta di una connessione provata, ma semplicemente di una mia congettura. Come dicevo, il lavoro dello storico (con ciò non voglio atteggiarmi a storico, ma vorrei solo seguire il loro metodo) non è tanto quello di riportare dei fatti, quanto piuttosto quello di collegarli fra loro, per verificare se intercorra fra loro un rapporto di causa-effetto. Ovviamente, si tratta di un lavoro rischioso, perché si possono prendere delle forti cantonate; ma è un rischio che va corso, se si vuole capire qualcosa. La mia esperienza ("limitata, ma sufficiente", ripeto) m'insegna che certe cose sono possibili, e di fatto avvengono, nella società e, ahimè, nella Chiesa. La cosa non mi scandalizza piú di tanto e, se devo proprio essere sincero, neppure mi interessa piú di tanto (non ho alcuna intenzione di giudicare né Mons. Bugnini né alcun altro: sono questioni che riguardano esclusivamente la loro coscienza).
L'intento del mio post — ma questo sono sicuro che Padre Augé lo abbia capito perfettamente — non era quello di ritornare sulla disputata quaestio Bugnini massone sí – massone no; ma semplicemente quello di anticipare l'ovvia (tanto è vero che il Dr. Moynihan l'ha posta) obiezione: ma se l'artefice della riforma liturgica era davvero massone, allora la sua creatura non dovrebbe essere rimessa in discussione? Il mio intento era solo quello di cercare di dare una risposta a questa domanda.
Fra le diverse reazioni, mi sembra doverosa una risposta a Padre Matias Augé, che negli ultimi giorni ha citato per ben tre volte Senza peli sulla lingua sul suo interessantissimo blog Liturgia opus Trinitatis. Nel suo ultimo intervento, Padre Augé riprende parte del mio post Mons. Bugnini e la riforma liturgica, nel quale a mia volta riportavo alcune informazioni contenute in una Newsflash del Dr. Robert Moynihan, Direttore della rivista Inside the Vatican.
Padre Augé afferma che nel mio post intendevo "collegare una serie di fatti avvenuti fra il 1962 e il 1964. Questi fatti però sono riportati in modo distorto". E pertanto fa una serie di precisazioni, di cui lo ringrazio. Certamente egli è meglio informato di me, sia perché è un esperto di liturgia, sia perché ha avuto e ha la possibilità di contatti che io non ho mai avuto né, tanto meno, posso avere ora. Al momento, debbo accontentarmi di quanto leggo su internet, letto naturalmente con un certo senso critico e applicando alcuni criteri piú o meno scientifici (p. es., il collegamento dei fatti non è solo una possibilità, ma direi un dovere per uno storico: fare storia non significa solo riportare alcuni fatti, ma collegarli fra loro, cercando di scoprirne i rapporti di causalità e reciproca dipendenza).
Nel mio post mi sono basato sulle informazioni contenute nel dossier pubblicato dal Dr. Moynihan — che reputo giornalista serio — nella sua "Letter from Rome, #23". I fatti a cui facevo riferimento li ho ripresi di lí. Ovviamente conoscevo già l'accusa di massoneria risolta a Mons. Bugnini, ma non sapevo del suo "primo esilio" (tale espressione — The First Exile — è contenuta nell'articolo di Michael Davies Annibale Bugnini: The Main Author of the Novus Ordo). Padre Augé dice che non è vero che Mons. Bugnini "fu sospeso dal suo incarico [di segretario della Commissione liturgica preparatoria del Concilio Vaticano II] nel 1962". Questo perché in quell'anno tale commissione fu sciolta e fu costituita la Commissione conciliare della sacra liturgia, di cui fu nominato segretario il Padre Ferdinando Antonelli (il futuro cardinale). Secondo il Card. Larraona, interrogato dal Padre Augé, la prassi era di non nominare segretari delle commissioni conciliari le persone che avevano ricoperto tale incarico nelle commissioni preconciliari. A me sta bene qualsiasi spiegazione, purché storicamente e razionalmente fondata. Io avevo usato l'espressione "fu sospeso dal suo incarico nel 1962" cercando di rendere in un italiano piú soft la piuttosto brusca frase inglese di Davies: "He was summarily dismissed from his chair at the Lateran University and from the secretaryship of the Liturgical Preparatory Commission". Quanto alla testimonianza del Card. Larraona, non mi sembra molto attendibile, essendo lui la persona meno adatta per dare una spiegazione, se è vero che lo stesso Bugnini lo accusò di tale rimozione: "In his posthumous La Riforma Liturgica, Archbishop Bugnini blames Cardinal Arcadio Larraona for this action, which, he claims, was unjust and based on unsubstantiated allegations. 'The first exile of P. Bugnini' he commented." (p. 41; io non ho il libro di Bugnini, ma pregherei Padre Augé, che certamente lo possiede, di controllare la citazione).
Il secondo fatto da me riportato è la data dell'iscrizione di Bugnini alla massoneria (23 marzo 1963). Tale informazione non viene dall'intervista del Dr. Moynihan all'innominato Monsignore indicatogli dal Card. Gagnon, ma dall'Addendum allegato alla citata Newsflash, che riprende, come dice Padre Augé, notizie di stampa della seconda metà degli anni Settanta. Padre Augé cerca di smentire l'affiliazione di Bugnini alla massoneria attraverso una confidenza ricevuta da un Monsignore agli inizi degli anno Ottanta. Sinceramente, con tutto il rispetto per l'altrettanto innominato Monsignore, non mi sembra, questa, una prova determinante. La spiegazione data dal prelato appare piuttosto debole. Anche perché non rende ragione di un fatto incontrovertibile: la rimozione di Mons. Bugnini da segretario della Congregazione per il Culto divino e il suo allontanamento da Roma disposto da Paolo VI. È vero che di tale fatto non sono mai state date spiegazioni ufficiali; ma se non ci fossero stati motivi gravissimi e se il Papa non ne avesse avuto la prova piú certa, tale fatto non sarebbe mai avvenuto. Che Mons. Bugnini si sia sempre difeso dalle accuse che gli venivano mosse, mi sembra piú che comprensibile (anche Padre Maciel ha fatto lo stesso), ma questo non è sufficiente a scagionarlo.
Il terzo punto che Padre Augé mi contesta è la connessione da me compiuta fra il "primo esilio" di Bugnini (1962), la sua iscrizione alla massoneria (1963) e la sua nomina a segretario del Consilium ad exsequandam Constitutionem de sacra Liturgia (1964). Postillavo: "L'iscrizione alla massoneria aveva avuto effetto immediato...". In ciò Padre Augé ha tutto il diritto di contestarmi, dal momento che non si tratta di una connessione provata, ma semplicemente di una mia congettura. Come dicevo, il lavoro dello storico (con ciò non voglio atteggiarmi a storico, ma vorrei solo seguire il loro metodo) non è tanto quello di riportare dei fatti, quanto piuttosto quello di collegarli fra loro, per verificare se intercorra fra loro un rapporto di causa-effetto. Ovviamente, si tratta di un lavoro rischioso, perché si possono prendere delle forti cantonate; ma è un rischio che va corso, se si vuole capire qualcosa. La mia esperienza ("limitata, ma sufficiente", ripeto) m'insegna che certe cose sono possibili, e di fatto avvengono, nella società e, ahimè, nella Chiesa. La cosa non mi scandalizza piú di tanto e, se devo proprio essere sincero, neppure mi interessa piú di tanto (non ho alcuna intenzione di giudicare né Mons. Bugnini né alcun altro: sono questioni che riguardano esclusivamente la loro coscienza).
L'intento del mio post — ma questo sono sicuro che Padre Augé lo abbia capito perfettamente — non era quello di ritornare sulla disputata quaestio Bugnini massone sí – massone no; ma semplicemente quello di anticipare l'ovvia (tanto è vero che il Dr. Moynihan l'ha posta) obiezione: ma se l'artefice della riforma liturgica era davvero massone, allora la sua creatura non dovrebbe essere rimessa in discussione? Il mio intento era solo quello di cercare di dare una risposta a questa domanda.