Mi è stato chiesto di dire qualcosa sul riscaldamento globale: qual è la mia opinione personale in materia? Come mai la Chiesa non prende posizione? Devo ammettere di non essere un esperto, per cui non so quanto possa valere il mio parere. Né, d'altra parte, sono il portavoce della Santa Sede per parlare a nome della Chiesa. Ma, in ogni caso, proverò a dire qualcosa, affidandomi a quel poco che so sull’argomento e a un po’ di buon senso.
Premetto che, come cristiani, non dovremmo lasciarci condizionare piú di tanto dalle mode del momento (è ovvio che non siamo marziani, per cui sarebbe illusorio pensare che possiamo conservarci totalmente immuni dall’influsso delle tendenze culturali dell’ambiente in cui viviamo). Quando ero giovane, andava di moda il marxismo; sembrava che esso sarebbe stato il futuro dell’umanità; anche all’interno della Chiesa sembrava che, per essere autenticamente cristiani, si dovesse essere anche marxisti (si pensi ai “cristiani per il socialismo”, alla teologia della liberazione, ecc.). Oggi il marxismo appare come un’anticaglia del passato; oggi va di moda l’ecologismo: se si vuol essere à la page, bisogna tendere al verde; e, se non abbiamo tale inclinazione, ci sentiamo a disagio. Personalmente penso che, come cristiani, non dovremmo provare alcun complesso di inferiorità né, tanto meno, di colpa; perché nessuno ha da insegnare nulla alla Chiesa, la quale, senza inseguire le mode, ha sempre lottato per la giustizia sociale (ben prima che nascesse il marxismo) e ha sempre difeso la natura (ben prima che nascesse il movimento ambientalista).
Ciò premesso, va riconosciuto serenamente che la Chiesa vive nel tempo e che deve essere sempre attenta ai “segni dei tempi”. Per cui non stupisce che essa, negli ultimi anni, sia a piú riprese intervenuta in difesa dell’ambiente (forse, in una prospettiva cristiana, sarebbe meglio parlare di “salvaguardia del creato”). Cercherò di elencare tali interventi, in modo che ciascuno possa farsi un’idea su ciò che la Chiesa insegna in materia:
— Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 2415;
— Giovanni Paolo II, Enciclica Sollicitudo rei socialis (1987), n. 34;
— Giovanni Paolo II, Enciclica Centesimus annus (1991), nn. 37-38;
— Benedetto XVI, Enciclica Caritas in veritate (2009), nn. 48-52;
— Benedetto XVI, Udienza generale di mercoledí 26 agosto 2009;
— Benedetto XVI, Angelus di domenica 30 agosto 2009.
Tutti questi interventi vertono, in generale, sul rispetto della natura; solo nell’Angelus di due domeniche fa il Papa, facendo riferimento all’imminente “Giornata per la salvaguardia del creato” (1° settembre), ha accennato ai mutamenti climatici in corso: «Non siano le popolazioni piú povere a pagare il maggior prezzo dei mutamenti climatici». Un riferimento sobrio, ma assai significativo, perché non si pronuncia sui cambiamenti climatici in sé, ma sulle conseguenze che essi possono avere sugli essere umani, specialmente i piú deboli e indifesi.
In nessuno degli interventi su riportati si fa riferimento al riscaldamento globale. Come mai? Beh, penso innanzi tutto perché la Chiesa non vuole lasciarsi, come dicevo, condizionare piú di tanto dalle mode. Non so se avete notato: qualche anno fa tutti parlavano di “effetto serra”; oggi chi usa ancora tale espressione? Oggi bisogna parlare di “riscaldamento globale” (global warming). Già questo ci fa capire che, piú che di una questione scientifica, si tratta di una tendenza culturale. Non che gli scienziati non ne discutano; anzi... Ma proprio il fatto che ne discutano dimostra che non c’è nulla di sicuro; ci sono solo ipotesi contrastanti. Quando ci si interroga sulla causa che provoca il surriscaldamento degli ultimi decenni, la teoria politicamente corretta (quella del “riscaldamento globale”) sostiene che esso è da attribuire alle attività umane; ma ci sono autorevoli scienziati che, invece, ritengono che i comportamenti umani sono pressoché insignificanti in confronto alle forze della natura; secondo loro, una spiegazione molto piú soddisfacente dell’innalzamento della temperatura potrebbe essere trovata nell’attività solare.
Non entro nel merito, dal momento che non sono uno scienziato. Dirò solo, lasciandomi guidare dal buon senso, che i mutamenti climatici non possono essere valutati nel breve termine (qualche decennio), ma solo nel lungo termine (i secoli, se non addirittura i millenni). Da che mondo è mondo, si sono sempre verificate variazioni nel clima: come si spiegherebbero altrimenti le ricorrenti glaciazioni? C’erano forse attività umane tali che le potessero determinare? La concezione della natura come di un orologio che annualmente segna le medesime stagioni è una bella immagine poetica, che non ha mai trovato riscontro nella realtà.
Al di là delle serie — ancorché divergenti — considerazioni scientifiche, ci sono poi gli abbagli pseudo-scientifici, dovuti a incompetenza, superficialità, pressapochismo. Faccio un esempio: quando ero a Firenze, durante l’inverno dovevamo patire spesso il fenomeno dello smog, attribuito principalmente al traffico urbano. Un anno il Comune decise di istallare, in diversi punti della città, alcune centraline di rilevamento, di cui La Nazione riportava quotidianamente i risultati. Ebbene, la strada piú inquinata di Firenze risultava essere sempre Via Brunetto Latini, una tranquillissima stradina del quartiere delle Cure (uno dei piú salubri della città, i cui abitanti muoiono in genere ultranovantenni) con poco o punto traffico. Com’era possibile? A un certo punto si scoprí che la centralina era stata posizionata esattamente di fronte allo scarico dell’impianto di riscaldamento di una scuola...
Infine non si può ignorare una terza eventualità: a parte le ipotesi scientifiche, a parte le cantonate piú o meno “colpose”, non si può escludere a priori la possibilità del “dolo”. Va bene che il cristiano non deve essere prevenuto e vedere ovunque malizia, deve fidarsi dei propri simili e credere nella loro buona fede; ma questo non significa che egli debba essere un ingenuo, un credulone che beve qualsiasi storia gli raccontino; è auspicabile che, oltre alla fiducia, abbia anche un pizzico di senso critico, che gli permetta di giudicare autonomamente come stanno realmente le cose. Il cristiano è fondamentalmente un realista; sa che l’uomo è segnato dal peccato e che non sempre è guidato dalla retta intenzione. Anche a proposito del riscaldamento globale non possiamo ignorare l’ipotesi che si tratti, in definitiva, di una “grande truffa” (the Great Global Warming Swindle). Non entro nei dettagli (non è mio compito); chi è interessato può approfondire l’argomento sul sito RiscaldamentoGlobale.org. Mi limito a riportare una significativa dichiarazione di Patrick Moore, fondatore di Greenpeace, che ha ora ripudiato il proprio passato: «Il movimento ambientalista si è trasformato nella forza maggiore che esiste per impedire lo sviluppo nei paesi in via di sviluppo» (capite ora il senso delle parole del Papa all’Angelus del 30 agosto scorso?).
Io non mi pronuncio; non ho gli elementi per esprimere un giudizio. Dico solo che non mi sembra affatto prudente per la Chiesa prendere posizione in una situazione del genere. Vogliamo che la Chiesa faccia propria la teoria del riscaldamento globale, col rischio che in futuro venga accusata di oscurantismo, per aver creduto alle favole? O vogliamo che si arruoli anch’essa nella schiera dei complottisti? Beh, penso proprio che, vista la mala parata, sia meglio non compromettersi e limitarsi a riaffermare la dottrina tradizionale sulla salvaguardia del creato. Il resto, prima o poi, si chiarirà da sé.
Premetto che, come cristiani, non dovremmo lasciarci condizionare piú di tanto dalle mode del momento (è ovvio che non siamo marziani, per cui sarebbe illusorio pensare che possiamo conservarci totalmente immuni dall’influsso delle tendenze culturali dell’ambiente in cui viviamo). Quando ero giovane, andava di moda il marxismo; sembrava che esso sarebbe stato il futuro dell’umanità; anche all’interno della Chiesa sembrava che, per essere autenticamente cristiani, si dovesse essere anche marxisti (si pensi ai “cristiani per il socialismo”, alla teologia della liberazione, ecc.). Oggi il marxismo appare come un’anticaglia del passato; oggi va di moda l’ecologismo: se si vuol essere à la page, bisogna tendere al verde; e, se non abbiamo tale inclinazione, ci sentiamo a disagio. Personalmente penso che, come cristiani, non dovremmo provare alcun complesso di inferiorità né, tanto meno, di colpa; perché nessuno ha da insegnare nulla alla Chiesa, la quale, senza inseguire le mode, ha sempre lottato per la giustizia sociale (ben prima che nascesse il marxismo) e ha sempre difeso la natura (ben prima che nascesse il movimento ambientalista).
Ciò premesso, va riconosciuto serenamente che la Chiesa vive nel tempo e che deve essere sempre attenta ai “segni dei tempi”. Per cui non stupisce che essa, negli ultimi anni, sia a piú riprese intervenuta in difesa dell’ambiente (forse, in una prospettiva cristiana, sarebbe meglio parlare di “salvaguardia del creato”). Cercherò di elencare tali interventi, in modo che ciascuno possa farsi un’idea su ciò che la Chiesa insegna in materia:
— Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 2415;
— Giovanni Paolo II, Enciclica Sollicitudo rei socialis (1987), n. 34;
— Giovanni Paolo II, Enciclica Centesimus annus (1991), nn. 37-38;
— Benedetto XVI, Enciclica Caritas in veritate (2009), nn. 48-52;
— Benedetto XVI, Udienza generale di mercoledí 26 agosto 2009;
— Benedetto XVI, Angelus di domenica 30 agosto 2009.
Tutti questi interventi vertono, in generale, sul rispetto della natura; solo nell’Angelus di due domeniche fa il Papa, facendo riferimento all’imminente “Giornata per la salvaguardia del creato” (1° settembre), ha accennato ai mutamenti climatici in corso: «Non siano le popolazioni piú povere a pagare il maggior prezzo dei mutamenti climatici». Un riferimento sobrio, ma assai significativo, perché non si pronuncia sui cambiamenti climatici in sé, ma sulle conseguenze che essi possono avere sugli essere umani, specialmente i piú deboli e indifesi.
In nessuno degli interventi su riportati si fa riferimento al riscaldamento globale. Come mai? Beh, penso innanzi tutto perché la Chiesa non vuole lasciarsi, come dicevo, condizionare piú di tanto dalle mode. Non so se avete notato: qualche anno fa tutti parlavano di “effetto serra”; oggi chi usa ancora tale espressione? Oggi bisogna parlare di “riscaldamento globale” (global warming). Già questo ci fa capire che, piú che di una questione scientifica, si tratta di una tendenza culturale. Non che gli scienziati non ne discutano; anzi... Ma proprio il fatto che ne discutano dimostra che non c’è nulla di sicuro; ci sono solo ipotesi contrastanti. Quando ci si interroga sulla causa che provoca il surriscaldamento degli ultimi decenni, la teoria politicamente corretta (quella del “riscaldamento globale”) sostiene che esso è da attribuire alle attività umane; ma ci sono autorevoli scienziati che, invece, ritengono che i comportamenti umani sono pressoché insignificanti in confronto alle forze della natura; secondo loro, una spiegazione molto piú soddisfacente dell’innalzamento della temperatura potrebbe essere trovata nell’attività solare.
Non entro nel merito, dal momento che non sono uno scienziato. Dirò solo, lasciandomi guidare dal buon senso, che i mutamenti climatici non possono essere valutati nel breve termine (qualche decennio), ma solo nel lungo termine (i secoli, se non addirittura i millenni). Da che mondo è mondo, si sono sempre verificate variazioni nel clima: come si spiegherebbero altrimenti le ricorrenti glaciazioni? C’erano forse attività umane tali che le potessero determinare? La concezione della natura come di un orologio che annualmente segna le medesime stagioni è una bella immagine poetica, che non ha mai trovato riscontro nella realtà.
Al di là delle serie — ancorché divergenti — considerazioni scientifiche, ci sono poi gli abbagli pseudo-scientifici, dovuti a incompetenza, superficialità, pressapochismo. Faccio un esempio: quando ero a Firenze, durante l’inverno dovevamo patire spesso il fenomeno dello smog, attribuito principalmente al traffico urbano. Un anno il Comune decise di istallare, in diversi punti della città, alcune centraline di rilevamento, di cui La Nazione riportava quotidianamente i risultati. Ebbene, la strada piú inquinata di Firenze risultava essere sempre Via Brunetto Latini, una tranquillissima stradina del quartiere delle Cure (uno dei piú salubri della città, i cui abitanti muoiono in genere ultranovantenni) con poco o punto traffico. Com’era possibile? A un certo punto si scoprí che la centralina era stata posizionata esattamente di fronte allo scarico dell’impianto di riscaldamento di una scuola...
Infine non si può ignorare una terza eventualità: a parte le ipotesi scientifiche, a parte le cantonate piú o meno “colpose”, non si può escludere a priori la possibilità del “dolo”. Va bene che il cristiano non deve essere prevenuto e vedere ovunque malizia, deve fidarsi dei propri simili e credere nella loro buona fede; ma questo non significa che egli debba essere un ingenuo, un credulone che beve qualsiasi storia gli raccontino; è auspicabile che, oltre alla fiducia, abbia anche un pizzico di senso critico, che gli permetta di giudicare autonomamente come stanno realmente le cose. Il cristiano è fondamentalmente un realista; sa che l’uomo è segnato dal peccato e che non sempre è guidato dalla retta intenzione. Anche a proposito del riscaldamento globale non possiamo ignorare l’ipotesi che si tratti, in definitiva, di una “grande truffa” (the Great Global Warming Swindle). Non entro nei dettagli (non è mio compito); chi è interessato può approfondire l’argomento sul sito RiscaldamentoGlobale.org. Mi limito a riportare una significativa dichiarazione di Patrick Moore, fondatore di Greenpeace, che ha ora ripudiato il proprio passato: «Il movimento ambientalista si è trasformato nella forza maggiore che esiste per impedire lo sviluppo nei paesi in via di sviluppo» (capite ora il senso delle parole del Papa all’Angelus del 30 agosto scorso?).
Io non mi pronuncio; non ho gli elementi per esprimere un giudizio. Dico solo che non mi sembra affatto prudente per la Chiesa prendere posizione in una situazione del genere. Vogliamo che la Chiesa faccia propria la teoria del riscaldamento globale, col rischio che in futuro venga accusata di oscurantismo, per aver creduto alle favole? O vogliamo che si arruoli anch’essa nella schiera dei complottisti? Beh, penso proprio che, vista la mala parata, sia meglio non compromettersi e limitarsi a riaffermare la dottrina tradizionale sulla salvaguardia del creato. Il resto, prima o poi, si chiarirà da sé.