Ricevo da David e pubblico:
«“Il mistero dell’iniquità è già in atto, ma è necessario che sia tolto di mezzo chi finora lo trattiene”. Quel qualcosa o qualcuno, il katéchon appunto, che impedisce la manifestazione piena dell’Anticristo è uno dei nodi piú enigmatici delle Scritture. Nell’attuale contesto storico, la funzione di katéchon è svolta anche da un articolo della Costituzione italiana, precisamente dal settimo, che recita: “Lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani. I loro rapporti sono regolati dai Patti Lateranensi. Le modificazioni dei Patti accettate dalle due parti, non richiedono procedimento di revisione costituzionale”. Non sono i contenuti dei Patti ad avere questa “blindatura” costituzionale ma la forma concordataria delle relazioni fra la Chiesa Cattolica (si badi bene, la Chiesa, non lo Stato della Città del Vaticano): nessun Governo della Repubblica potrebbe, unilateralmente, rompere i Patti o sottoporre le relazioni con la Chiesa a un regime diverso da quello stabilito, con consenso di entrambe le parti, dal concordato. È facile capire che, senza questa robusta garanzia (voluta, si badi bene, da Giuseppe Dossetti, non certo da un cattolico reazionario), la Chiesa romana sarebbe messa male come la nave dei sogni di don Bosco, che era appunto la Chiesa dell’epoca di Papa Mastai Ferretti e dei suoi successori fino a Papa Ratti. Ora, la Corte europea dei diritti di Strasburgo si insinua — deliberando sulla questione niente affatto simbolica dei crocifissi — nei rapporti fra il nostro Paese e la Santa Sede. Occorre precisare che non è un’istituzione dell’Unione Europea e non va confusa con la Corte di giustizia, che invece lo è. La Corte europea dei diritti dell’uomo è stata istituita dalla Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali, per assicurarne il rispetto. Mi domando quanto questa giungla di tribunali, trattati e istituzioni sovranazionali possa mettere in pericolo la solidità dell’articolo 7 e del nostro katékhon in futuro: se passerà il principio che una parte, anche piccola, del Concordato viola addirittura i diritti dell’uomo, beh c’è da chiedersi se non farà la stessa fine l’insegnamento della religione cattolica. Che dire poi dei rapporti economici fra lo Stato e la Chiesa? In un mondo in cui l’aborto potrebbe presto diventare un diritto dell’uomo e le critiche allo stile di vita gay un crimine da punire con tanto di gendarmi, chi può garantire che il Vaticano come istituzione non finisca presto nel mirino? Pensa solo all’ultimo Sinodo sull’Africa e domàndati se i Signori di questo mondo abbiano gradito... Mi dirai che è impossibile; in fondo la Santa Sede ha tanti Stati amici e un prestigio internazionale notevole. Ti dirò: al congresso di Parigi del 1856 le critiche allo Stato Pontificio e al Regno delle Due Sicilie, suo grande amico, anticiparono di pochi anni la spedizione dei Mille e nella presa di Porta Pia. Vuoi vedere che a pensar male si sbaglia, ma ci si azzecca sempre?».
Ringrazio David per la precisazione, quanto mai opportuna, che la Corte europea dei diritti dell’uomo non è una istituzione dell’Unione Europea. Condivido, allo stesso tempo, la preoccupazione per “questa giungla di tribunali, trattati e istituzioni sovranazionali”, che sono saldamente in mano a poteri oscuri e sfuggono a qualsiasi controllo democratico. Tale sentenza è solo un “assaggio” di quanto ci attende in futuro: i nostri spazi di libertà si stanno via via riducendo; senza accorgercene, ci stiamo a poco a poco incamminando verso un regime totalitario.
Condivido anche l’applicazione del concetto di katechon alla realtà italiana. Effettivamente dobbiamo essere grati alla Costituzione italiana per aver garantito in questi anni alla Chiesa una piena libertà di movimento. Una laicità positiva opposta al giacobinismo imperante nelle istituzioni europee.
Tale katechon verrà tolto di mezzo dall’Europa? Speriamo di no. La sollevazione — direi pressoché unanime — di questi giorni in Italia, mi sembra un buon segnale. So bene che non c’è da farsi illusioni: è ovvio che questa reazione bipartisan non significa che gli italiani sono tutti dei buoni cattolici. Ma non importa. Anche il solo attaccamento esteriore a questo simbolo della nostra fede è di un’importanza fondamentale. Non facciamo l’errore di cadere nel fondamentalismo cattolico, per cui solo i praticanti sono buoni cristiani. È importante che quel simbolo resti appeso alle pareti delle scuole e dei luoghi pubblici, perché, in tal modo, rimarrà per tutti un salvagente a cui aggrapparsi nei momenti di pericolo.
La Santa Sede in pericolo? Tutto è possibile: la storia ci insegna che il Papato ha dovuto subire nel corso dei secoli le prove piú dure; ma ne è sempre uscito vittorioso. Dove sono ora quei potenti che in passato si illusero di eliminarlo? La Sede Apostolica invece è ancora lí, pronta a sfidare i potenti di turno. I quali dovrebbero essere imparare qualcosa dalla storia; ma so che non lo faranno, essendo essi solo le marionette di un “mistero di iniquità” che le trascende.
«“Il mistero dell’iniquità è già in atto, ma è necessario che sia tolto di mezzo chi finora lo trattiene”. Quel qualcosa o qualcuno, il katéchon appunto, che impedisce la manifestazione piena dell’Anticristo è uno dei nodi piú enigmatici delle Scritture. Nell’attuale contesto storico, la funzione di katéchon è svolta anche da un articolo della Costituzione italiana, precisamente dal settimo, che recita: “Lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani. I loro rapporti sono regolati dai Patti Lateranensi. Le modificazioni dei Patti accettate dalle due parti, non richiedono procedimento di revisione costituzionale”. Non sono i contenuti dei Patti ad avere questa “blindatura” costituzionale ma la forma concordataria delle relazioni fra la Chiesa Cattolica (si badi bene, la Chiesa, non lo Stato della Città del Vaticano): nessun Governo della Repubblica potrebbe, unilateralmente, rompere i Patti o sottoporre le relazioni con la Chiesa a un regime diverso da quello stabilito, con consenso di entrambe le parti, dal concordato. È facile capire che, senza questa robusta garanzia (voluta, si badi bene, da Giuseppe Dossetti, non certo da un cattolico reazionario), la Chiesa romana sarebbe messa male come la nave dei sogni di don Bosco, che era appunto la Chiesa dell’epoca di Papa Mastai Ferretti e dei suoi successori fino a Papa Ratti. Ora, la Corte europea dei diritti di Strasburgo si insinua — deliberando sulla questione niente affatto simbolica dei crocifissi — nei rapporti fra il nostro Paese e la Santa Sede. Occorre precisare che non è un’istituzione dell’Unione Europea e non va confusa con la Corte di giustizia, che invece lo è. La Corte europea dei diritti dell’uomo è stata istituita dalla Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali, per assicurarne il rispetto. Mi domando quanto questa giungla di tribunali, trattati e istituzioni sovranazionali possa mettere in pericolo la solidità dell’articolo 7 e del nostro katékhon in futuro: se passerà il principio che una parte, anche piccola, del Concordato viola addirittura i diritti dell’uomo, beh c’è da chiedersi se non farà la stessa fine l’insegnamento della religione cattolica. Che dire poi dei rapporti economici fra lo Stato e la Chiesa? In un mondo in cui l’aborto potrebbe presto diventare un diritto dell’uomo e le critiche allo stile di vita gay un crimine da punire con tanto di gendarmi, chi può garantire che il Vaticano come istituzione non finisca presto nel mirino? Pensa solo all’ultimo Sinodo sull’Africa e domàndati se i Signori di questo mondo abbiano gradito... Mi dirai che è impossibile; in fondo la Santa Sede ha tanti Stati amici e un prestigio internazionale notevole. Ti dirò: al congresso di Parigi del 1856 le critiche allo Stato Pontificio e al Regno delle Due Sicilie, suo grande amico, anticiparono di pochi anni la spedizione dei Mille e nella presa di Porta Pia. Vuoi vedere che a pensar male si sbaglia, ma ci si azzecca sempre?».
Ringrazio David per la precisazione, quanto mai opportuna, che la Corte europea dei diritti dell’uomo non è una istituzione dell’Unione Europea. Condivido, allo stesso tempo, la preoccupazione per “questa giungla di tribunali, trattati e istituzioni sovranazionali”, che sono saldamente in mano a poteri oscuri e sfuggono a qualsiasi controllo democratico. Tale sentenza è solo un “assaggio” di quanto ci attende in futuro: i nostri spazi di libertà si stanno via via riducendo; senza accorgercene, ci stiamo a poco a poco incamminando verso un regime totalitario.
Condivido anche l’applicazione del concetto di katechon alla realtà italiana. Effettivamente dobbiamo essere grati alla Costituzione italiana per aver garantito in questi anni alla Chiesa una piena libertà di movimento. Una laicità positiva opposta al giacobinismo imperante nelle istituzioni europee.
Tale katechon verrà tolto di mezzo dall’Europa? Speriamo di no. La sollevazione — direi pressoché unanime — di questi giorni in Italia, mi sembra un buon segnale. So bene che non c’è da farsi illusioni: è ovvio che questa reazione bipartisan non significa che gli italiani sono tutti dei buoni cattolici. Ma non importa. Anche il solo attaccamento esteriore a questo simbolo della nostra fede è di un’importanza fondamentale. Non facciamo l’errore di cadere nel fondamentalismo cattolico, per cui solo i praticanti sono buoni cristiani. È importante che quel simbolo resti appeso alle pareti delle scuole e dei luoghi pubblici, perché, in tal modo, rimarrà per tutti un salvagente a cui aggrapparsi nei momenti di pericolo.
La Santa Sede in pericolo? Tutto è possibile: la storia ci insegna che il Papato ha dovuto subire nel corso dei secoli le prove piú dure; ma ne è sempre uscito vittorioso. Dove sono ora quei potenti che in passato si illusero di eliminarlo? La Sede Apostolica invece è ancora lí, pronta a sfidare i potenti di turno. I quali dovrebbero essere imparare qualcosa dalla storia; ma so che non lo faranno, essendo essi solo le marionette di un “mistero di iniquità” che le trascende.