lunedì 21 settembre 2009

Una bella notizia e... retroscena inquietanti

1. Cominciamo con la bella notizia. Come non accogliere con gioia l’annuncio, dato dallo stesso Sommo Pontefice, della convocazione di un’assemblea speciale del Sinodo dei Vescovi per il Medio Oriente? D’accordo che i problemi di quella regione sono tali e tanti, che non ci si può illudere che essi possano essere risolti con un Sinodo di Vescovi. Ma sarà certamente un’occasione per tutti i credenti di prendere coscienza della drammatica situazione in cui versano le popolazioni e, in particolare, i cristiani ivi residenti. Sono convinto che tale Sinodo sarà una fonte di benedizione per la Chiesa e i popoli del Medio Oriente. Grazie, Santo Padre!

Un amico mi ha scritto ieri:

«Pare che il Papa abbia ascoltato il tuo “grido di dolore”: convocato il Sinodo per il Medio Oriente. Ma, politicamente parlando, non vedo per ora resipiscenze di Israele circa la sua dissennata politica di insediamenti nei territori occupati, ostracismo di arabi e cristiani da Gerusalemme e Israele, campagne planetarie di giornalismo spazzatura, minacce e ritorsioni militari asimmetriche e sproporzionate. Forse bisogna avere la pazienza dei tempi storici perché si avverino i desideri dei profeti disarmati».

Certamente il Santo Padre non ha convocato il Sinodo, per altro già atteso, in risposta al mio “grido di dolore” (semmai il grido di dolore veniva dal Patriarca Twal, che parlava a nome del suo piccolo gregge, che si va sempre piú assottigliando, e a nome di tutti gli oppressi di Terra Santa); ma, in ogni caso, non ci si può che rallegrare della fortuita coincidenza.

Quanto alla “pazienza dei tempi storici”, sono convinto che la pazienza sia una virtú che deve contraddistinguere tutti, non solo i “profeti disarmati”; ma sono altrettanto convinto che le situazioni possono cambiare da un momento all’altro, quando meno ce lo aspettiamo. Ricordo che solo qualche tempo prima della caduta del Muro di Berlino, Andreotti era ancora convinto che l’esistenza di due Germanie fosse ormai un dato definitivo, che non potesse in alcun modo essere messo in discussione. Sappiamo come è andata a finire. Specialmente quando sono in gioco la verità e la giustizia, non possiamo rassegnarci allo statu quo.


2. Veniamo ora ai retroscena inquietanti. Ricorderete che, nel bel mezzo della vicenda Boffo, il Direttore dell’Osservatore Romano, Gian Maria Vian, aveva rilasciato un’intervista al Corriere della Sera, nella quale metteva in discussione le scelte editoriali di Avvenire nei confronti del governo Berlusconi. L’intervento poteva sembrare di non molto buon gusto per la tempistica adottata; ma, tutto sommato, si poteva pure condividere. Quando però Dino Boffo scrisse la sua lettera di dimissioni al Card. Bagnasco, si capí che c’era sotto qualcosa: «Se qualche vanesio irresponsabile ha parlato a vanvera, questo non può gettare alcun dubbio sulle intenzioni dei Superiori, che mi si sono rivelate sempre esplicite e, dunque, indubitabili».

Giorni fa, come sapete, c’è stata, a Roma, la presentazione del libro di Andrea Tornielli, Paolo VI. Dopo qualche giorno, Sandro Magister, sul suo blog Settimo Cielo, pubblica un post da titolo “Al montiniano Vian c’è un Paolo VI che va di traverso”, nel quale fa notare che, fino a quella data, L’Osservatore Romano non ha ancora recensito il volume di Tornielli. La cosa incomincia a puzzare.

L’altro giorno, sul Giornale compare un articolo di certa Diana Alfieri dal titolo “Quella falsa congiura laicista per coprire la verità su Boffo”. Diana Alfieri! Chi era costei? Mah, sarà una redattrice del quotidiano di Feltri, certamente una fervente cattolica, visto il linguaggio che usa, e molto bene informata, viste le cose che rivela. Praticamente si tratta di una risposta all’articolo di Socci pubblicato su Libero dell’11 settembre (a cui anche questo blog ha fatto riferimento), per smentire la ricostruzione ivi proposta e invitare a non divagare, ma a concentrarsi di nuovo sulla sostanza del caso Boffo, vale a dire sulla sua non idoneità a dirigere il quotidiano cattolico italiano. In ogni caso, rimane un articolo alquanto misterioso. Fra l’altro, in esso si tira in ballo anche Sandro Magister, «vaticanista dell’Espresso ... notoriamente molto vicino al cardinale Camillo Ruini». Mah.

Lo stesso giorno Magister, sempre sul suo blog, rivela un retroscena: «Diana Alfieri non è una persona in carne ed ossa. È un “nom de plume”, una firma fittizia d’uso corrente al “Giornale” ... Il “non de plume” serve a coprire l’autore vero, la persona reale che è in definitiva l’ispiratore ultimo dell’articolo. Cioè, in questo caso, Giovanni Maria Vian».

Qualcuno sa dirmi che cosa sta succedendo? L’impressione che se ne ha dall’esterno è che siamo ormai arrivati alla resa dei conti. Il che non mi sembra uno spettacolo tanto edificante. Visto che fra i miei lettori ce ne sono alcuni anche in Vaticano, vorrei chiedere loro la gentilezza di far arrivare a chi di dovere, in “terza loggia”, il seguente messaggio: Non sarà il caso che qualcuno prenda in mano la situazione, prima che essa degeneri e si arrivi a un altro scandalo, di cui non si sente, al momento, proprio alcun bisogno?