domenica 19 aprile 2009

II domenica di Pasqua "de Divina Misericordia"

"Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto" (Zc 12:10), aveva profetizzato l'Evangelista (Gv 19:37).

Un primo compimento di quella profezia si realizza nove giorni dopo: "Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!", dice Gesù a Tommaso (Gv 20:27). Lo invita non solo a guardare, ma a toccare.

"Quello che era da principio, quello che noi abbiamo udito, quello che abbiamo veduto con i nostri occhi, quello che contemplammo e che le nostre mani toccarono del Verbo della vita ... quello che abbiamo veduto e udito, noi lo annunciamo anche a voi, perché anche voi siate in comunione con noi" (1 Gv 1:1.3).

La profezia ha continuato a compiersi attraverso i secoli: i cristiani hanno sempre tenuto fisso lo sguardo sul Trafitto; hanno continuato a guardare e a toccare quelle piaghe e vi hanno scorto la fonte della loro salvezza. Attraverso la ferita del costato hanno intravisto il Cuore del Salvatore, quel Cuore da cui erano scaturiti sangue e acqua (Gv 19:34).

"Egli è colui che è venuto con acqua e sangue, Gesù Cristo; non con l'acqua soltanto, ma con l'acqua e con il sangue" (1 Gv 5:5).

Nel secolo scorso, una giovane suora polacca, Faustina Kowalska, continuando a fissare quel fianco aperto, da cui vide partire due raggi (bianco e rosso), e andando oltre il Cuore stesso di Gesù, giunse al mistero, all'origine ultima della nostra redenzione: la DIVINA MISERICORDIA.

Se vogliamo anche noi essere raggiunti da quei raggi di misericordia, non dobbiamo fare altro che GUARDARE, TOCCARE e CREDERE: "Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!".