Le due lettere di Padre Musallam che pubblico in una mia traduzione italiana sono precedenti a quella pubblicata nel mio post del 16 marzo. Non aggiungono molto a quella lettera, scritta a "conflitto" concluso, impressionante per la sua drammaticità; ma voglio ugualmente riportarle come testimonianza diretta del massacro che si è consumato a Gaza fra l'indifferenza del mondo (almeno di quello ufficiale).
1. Lettera del 12 gennaio 2009
Dalla Chiesa di Dio in Gaza
Ai carissimi Santi in Palestina e nel mondo
La grazia del Signore nostro Gesú Cristo, l'amore di Dio e la comunione dello Spirito Santo sia con tutti voi.
Dalla valle di lacrime, da Gaza che sta affondando nel suo sangue, il sangue che ha strozzato la gioia nel cuore di un milione e mezzo di abitanti, vi mando questo messaggio di fede e di speranza. Ma il messaggio di amore è imprigionato, soffocato nella nostra gola di cristiani; noi non ci azzardiamo neppure a dirlo a noi stessi. I sacerdoti della Chiesa oggi innalzano la speranza come uno stendardo, perché Dio abbia misericordia e compassione di noi e conservi un resto per sé a Gaza, cosí che la luce di Cristo, che fu accesa dal diacono Filippo agli inizi della Chiesa, non sia estinta e continui a risplendere a Gaza. Possa la compassione di Cristo ravvivare il nostro amore per Dio, anche se è al momento in "cura intensiva".
Vi annuncio, con cuore di padre e di sacerdote, la morte di un'alunna della nostra scuola della Sacra Famiglia, la cara Christine Wadi al-Turk, la prima cristiana a morire nella guerra. Christine era nella decima classe della nostra scuola, ed è morta questa mattina, venerdí 2 gennaio 2009, a seguito della paura e del freddo. Le finestre nella sua casa erano aperte per proteggere i bambini dai frammenti di vetro e dai proiettili che passano sopra di essa. Il bombardamento che ha colpito la casa dei suoi vicini le ha fatto tremare tutto il corpo per il terrore. Non poteva sopportare tutto questo, per cui noi siamo andati a lamentarci col suo Creatore della sua situazione e chiedere una casa e un rifugio dove non ci sia pianto, grida o gemiti, ma gioia e felicità.
Fratelli e sorelle in Cristo Gesú,
Ciò che vedete alla televisione e ciò che sentite non è tutta la dura realtà sperimentata dal nostro popolo a Gaza. La televisione e la radio non possono trasmettere tutta la verità, a causa della sua vastità nella nostra terra. L'amaro assedio a Gaza è diventato un uragano che cresce di ora in ora, fino a diventare un crimine di guerra, un crimine contro l'umanità. Se il popolo di Gaza presenta la sua tragedia al tribunale della coscienza di ogni uomo di buona volontà, il futuro è il tempo del giusto tribunale di Dio.
I bambini di Gaza e i loro genitori dormono nei corridoi delle loro case, se ne hanno, o nei gabinetti e nei bagni per la loro protezione. Tremano di paura a ogni voce, movimento e bombardamento e agli attacchi degli F-16. È vero che questi aerei nella maggior parte dei loro voli finora hanno preso di mira le sedi centrali del governo e di Hamas, ma queste sedi sono vicine alle case della gente, non sono piú distanti di 6 metri, che è la distanza legale fra gli edifici. Perciò le case della gente sono state gravemente danneggiate e molti bambini sono morti a causa di questo. I nostri bambini vivono in una condizione di trauma e di paura. Sono malati per questo e per altre ragioni come la mancanza di cibo, la malnutrizione, la povertà e il freddo...
Per quanto riguarda le tragedie che stanno accadendo agli ospedali, potete dire quel che volete. Questi ospedali non avevano il pronto soccorso di base prima della guerra e ora migliaia di feriti e di malati si riversano negli ospedali, e loro fanno le operazioni nei corridoi. Molti di loro vengono mandati a Rafah al di là della frontiera con l'Egitto, quelli che attraversano la frontiera possono non tornare, perché muoiono lungo la strada e la situazione della gente negli ospedali è spaventosa e triste, isterica.
Vorrei raccontarvi una storia successa in ospedale alla famiglia Abdel Latif. Uno dei suoi figli era scomparso durante il primo bombardamento e la sua famiglia lo cercò, ma non lo trovò nei primi due giorni di guerra. Il terzo giorno, mentre la famiglia stava camminando intorno all'ospedale, si imbatterono nella famiglia Jaradah che circondava uno dei figli feriti, che era sfigurato. A questo giovane ferito era stata amputata una delle gambe; la sua faccia era sfigurata, non a causa del bombardamento aereo, ma perché del vetro gli era caduto addosso mentre stava in ospedale, dopo che gli aerei avevano bombardato parte di esso. La famiglia Abdel Latif si avvicinò alla famiglia Jaradah per consolarla, e quando si avvicinarono all'uomo ferito, il Sig. Abdel Latif scoprí che era suo figlio e non il figlio della famiglia Jaradah. Ne nacque un diverbio tra le due famiglie; aspettarono che il ferito si svegliasse e dicesse il suo nome e cosí la famiglia Abdel Latif se lo riprese...
Concludo la mia lettera a voi offrendo la nostra sofferenza a Dio e a voi. La nostra gente a Gaza è trattata come animali in uno zoo: mangiano ma rimangono affamati; piangono, ma nessuno asciuga le loro lacrime. Non c'è acqua, elettricità, cibo, ma solo paura, terrore ed embargo... Ieri al forno non hanno voluto darmi il pane. Il motivo: il fornaio si è rifiutato di nutrirmi con farina che non è degna di esseri umani, per non mancare di rispetto al mio sacerdozio. La farina buona era finita, e la farina che aveva non era comestibile. Ho dichiarato che non mangerò pane per tutta la durata di questa guerra.
Desideriamo che voi innalziate continuamente le vostre preghiere a Dio, e che non celebriate una messa o altra funzione senza ricordare a Dio le sofferenze di Gaza. Mando SMS biblici ai nostri parrocchiani per ravvivare la speranza nei loro cuori. Abbiamo deciso tutti di pregare all'inizio di ogni ora: "Signore della pace, riversa pace su di noi; Signore della pace, concedi la pace alla nostra terra. Abbi pietà, Signore, del tuo popolo e non tenerci nell'inimicizia per sempre". Ora alzatevi in piedi con noi e cantate questa preghiera con noi.
Le vostre preghiere con noi muovono tutto il mondo e insegnano che qualsiasi amore a cui è impedito di raggiungere i fratelli e le sorelle di Gaza non è l'amore di Cristo e della Chiesa. L'amore di Cristo e della Chiesa non conosce barriere politiche e sociali, guerre, ecc. Quando il vostro amore ci raggiunge, ci fa sentire che noi, a Gaza, siamo parte integrale della Santa Chiesa Cattolica e Apostolica, e i nostri fratelli e sorelle musulmani in mezzo a noi sono il nostro popolo e il nostro destino; noi abbiamo ciò che loro hanno e noi soffriamo come soffrono loro; noi tutti siamo il popolo della Palestina.
In mezzo a tutto ciò, la gente di Gaza rigetta la guerra come strumento per raggiungere la pace e conferma che la strada per la pace è la pace. Noi di Gaza siamo tenaci e abbiamo ardimento negli occhi: "Fra la schiavitú e la morte, non abbiamo scelta". Vogliamo vivere per lodare il Signore in Palestina e testimoniare Cristo, vogliamo vivere per la Palestina, non morire per essa; ma se la morte ci viene imposta, moriremo con onore, coraggio e forza.
Ci uniamo a voi nelle vostre preghiere, perché Cristo ci dia la sua vera pace; perché il lupo dimori insieme con l'agnello, la pantera si sdrai accanto al capretto, il vitello e il leoncello pascolino insieme e un fanciullo li guidi (Is 11:6).
La pace di Cristo, quella pace alla quale siete chiamati per essere un solo corpo sia con tutti voi e vi protegga. Amen.
Vostro fratello,
Padre Manuel Musallam
Sacerdote della Chiesa Cattolica di Gaza
2. Lettera del 20 gennaio 2009
Dalla Chiesa di Dio in Gaza
Ai santi e fedeli fratelli in Cristo
Pace e benedizione su di voi, che pregate di sradicare la rabbia umana e ricoprire Gaza della sua misericordia e bontà.
Gaza soffriva prima della guerra
Gaza soffre per la guerra
Gaza ha incominciato a soffrire dopo la guerra
Centinaia di famiglie piangono amaramente; le loro case sono state demolite e rase al suolo.
Centinaia di famiglie hanno perso i loro risparmi, sia in denaro sia in mobilio.
Centinaia di ricche famiglie hanno perso i loro aranceti e le loro proprietà e sono diventate povere e senza casa.
Centinaia di contadini alle prime armi hanno perso i soldi destinati al loro sostentamento.
Gaza è una città non di mille martiri, ma di un milione e mezzo di martiri. La gente che è stata uccisa riposa, ma i sopravvissuti vivranno una vita quotidiana da martiri per un lungo periodo. Coloro che hanno ricevuto gravi e dolorose ferite condurranno insieme con le loro famiglie una vita da martiri. Essi vivono il tempo delle persecuzioni, che la Chiesa ha vissuto alle sue origini. Le prossime generazioni dovrebbero raccontare questa storia, perché sia una testimonianza di fede, speranza e amore per loro.
Centinai di famiglie sono fuggite alle scuole UNRWA [l'agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati, N.d.T.]. Da cinquanta a sessanta persone sono state messe in un'aula. Ahimè! Hanno perso l'umanità e l'educazione; non c'era elettricità, acqua, letti e coperte, né cibo. I bambini bagnavano il letto e non c'era acqua per lavare i loro vestiti e il loro letto. Non c'è pulizia, se non c'è acqua per lavare. Quante persone si sono bruciate per le bombe al fosforo e ancora soffrono!
Gli aiuti non sono ancora arrivati alla Chiesa, forse li hanno avuti la Croce Rossa e l'UNRWA. Ma chi può raggiungere quei magazzini? Come possono quegli aiuti arrivare nelle nostre case? Noi aspettiamo l'aiuto di Dio. Eppure ci rendiamo conto che il mondo intero in generale e la Chiesa in particolare chiedono di salvare Gaza. E le vostre preghiere saranno la nostra scialuppa di salvataggio.
Una famiglia di un'ex-insegnante è scappata alla nostra scuola. Lei è venuta insieme con il marito e i loro quattro figli. Suo marito era stato colpito dalle schegge di una bomba e, di conseguenza, gli erano state tagliate le gambe. Quando le ho dato un bicchier d'acqua per fermarle le lacrime, ha giurato su Dio che non beveva acqua da quattro giorni. Quando beve acqua salata, la sputa fuori. Cercava di avere acqua calda anche se era salata per fare il latte per il suo bambino poppante.
Quanti sedativi sono necessari per tutta questa gente, le cui case sono state rase al suolo? Essi vivranno una vita disumana per molti anni. Quanti centri per disabili bisogna costruire? Quante scuole per bambini feriti, che sono rimasti menomati e hanno sofferto traumi, dovranno essere edificate? E chi si prenderà cura di questi bambini? Quanti centri per audiolesi, che sono rimasti menomati dagli F-16 e dalle bombe, bisognerà provvedere? Quanti orfanotrofi occorrerà costruire? E le giovani vedove?
Entrambe le nostre scuole a Remal e a Zaitoon aiutano la gente a prendere l'acqua dal pozzo artesiano che fu scavato grazie a un finanziamento dei Cavalieri del Santo Sepolcro in Austria. I vicini della scuola usano l'acqua per bere e lavarsi. Inoltre, il generatore della nostra scuola dà la possibilità alla gente di fare il pane, giacché non possono procurarselo da forni lontani. Noi forniamo l'elettricità alla vicina panetteria. "Il parroco è diventato fornaio", dice la gente. Sí, lo sono diventato per attirare la gente a Gesú.
La Chiesa ha perso un giovane cattolico ventiseienne di nome Naseem Saba; i caccia israeliani lo hanno preso di mira e ucciso a Natale, il 7 gennaio 2009. Il giorno prima che fosse assassinato, i caccia israeliani gli avevano distrutto la casa, dove viveva la sua famiglia e tre zii.
Il nostro scopo è la cessazione della presente guerra. Il mondo deve trovare una soluzione per la causa del popolo palestinese e non può accettare che i palestinesi tornino a quando l'ingiusto assedio di Gaza è cominciato. Inoltre, i confini d'Israele devono essere definiti, e l'occupazione, cominciata 60 anni fa, deve finire.
Inoltre, la questione dei rifugiati palestinesi deve essere risolta secondo il diritto di ritorno, e Gerusalemme Est deve essere la capitale dello Stato palestinese. Il Muro dell'Apartheid deve essere raso al suolo, valichi di frontiera devono essere aperti, i prigionieri palestinesi devono essere liberati, e tutti gli insediamenti devo essere eliminati e restituiti ai palestinesi.
Dovreste sapere che se il mondo riconosce i nostri diritti, ci sarebbe sicuramente pace in Medio Oriente. La pace è possibile solo se essa abbraccia la giustizia.
Sia la pace del mondo come il buon pastore che chiama la pecorella smarrita, cioè la giustizia persa nelle ore buie che stiamo attraversando, per portarci sulle vostre spalle e riportarci all'ovile del mondo civile, moderno e buono.
Grazie, care famiglie, dovunque siate, per le vostre continue preghiere e i vostri aiuti, che ci arriveranno presto, speriamo. Da Gaza, da tutta Gaza, ringraziamo Sua Santità il Papa Benedetto XVI, per le sue prese di posizione, che invocano la pace e sono di buon auspicio per il nostro paese nel Medio Oriente. Lo ringraziamo pure per la sua generosità nel sostenere i poveri. Ringraziamo poi tutti i Vescovi, i sacerdoti, i parroci, i religiosi e le religiose del mondo per il loro ricordo nella preghiera.
A nome di tutta Gaza, mi unisco alle vostre voci e dico al mondo:
"D'ora innanzi nessuno mi procuri fastidi: difatti io porto le stigmate di Gesú nel mio corpo. La grazia del Signore nostro Gesú Cristo sia con il vostro spirito, fratelli. Amen" (Gal 6:17-18)
Vostro,
Padre Manuel Musallam
Parroco della Chiesa cattolica di Gaza
1. Lettera del 12 gennaio 2009
Dalla Chiesa di Dio in Gaza
Ai carissimi Santi in Palestina e nel mondo
La grazia del Signore nostro Gesú Cristo, l'amore di Dio e la comunione dello Spirito Santo sia con tutti voi.
Dalla valle di lacrime, da Gaza che sta affondando nel suo sangue, il sangue che ha strozzato la gioia nel cuore di un milione e mezzo di abitanti, vi mando questo messaggio di fede e di speranza. Ma il messaggio di amore è imprigionato, soffocato nella nostra gola di cristiani; noi non ci azzardiamo neppure a dirlo a noi stessi. I sacerdoti della Chiesa oggi innalzano la speranza come uno stendardo, perché Dio abbia misericordia e compassione di noi e conservi un resto per sé a Gaza, cosí che la luce di Cristo, che fu accesa dal diacono Filippo agli inizi della Chiesa, non sia estinta e continui a risplendere a Gaza. Possa la compassione di Cristo ravvivare il nostro amore per Dio, anche se è al momento in "cura intensiva".
Vi annuncio, con cuore di padre e di sacerdote, la morte di un'alunna della nostra scuola della Sacra Famiglia, la cara Christine Wadi al-Turk, la prima cristiana a morire nella guerra. Christine era nella decima classe della nostra scuola, ed è morta questa mattina, venerdí 2 gennaio 2009, a seguito della paura e del freddo. Le finestre nella sua casa erano aperte per proteggere i bambini dai frammenti di vetro e dai proiettili che passano sopra di essa. Il bombardamento che ha colpito la casa dei suoi vicini le ha fatto tremare tutto il corpo per il terrore. Non poteva sopportare tutto questo, per cui noi siamo andati a lamentarci col suo Creatore della sua situazione e chiedere una casa e un rifugio dove non ci sia pianto, grida o gemiti, ma gioia e felicità.
Fratelli e sorelle in Cristo Gesú,
Ciò che vedete alla televisione e ciò che sentite non è tutta la dura realtà sperimentata dal nostro popolo a Gaza. La televisione e la radio non possono trasmettere tutta la verità, a causa della sua vastità nella nostra terra. L'amaro assedio a Gaza è diventato un uragano che cresce di ora in ora, fino a diventare un crimine di guerra, un crimine contro l'umanità. Se il popolo di Gaza presenta la sua tragedia al tribunale della coscienza di ogni uomo di buona volontà, il futuro è il tempo del giusto tribunale di Dio.
I bambini di Gaza e i loro genitori dormono nei corridoi delle loro case, se ne hanno, o nei gabinetti e nei bagni per la loro protezione. Tremano di paura a ogni voce, movimento e bombardamento e agli attacchi degli F-16. È vero che questi aerei nella maggior parte dei loro voli finora hanno preso di mira le sedi centrali del governo e di Hamas, ma queste sedi sono vicine alle case della gente, non sono piú distanti di 6 metri, che è la distanza legale fra gli edifici. Perciò le case della gente sono state gravemente danneggiate e molti bambini sono morti a causa di questo. I nostri bambini vivono in una condizione di trauma e di paura. Sono malati per questo e per altre ragioni come la mancanza di cibo, la malnutrizione, la povertà e il freddo...
Per quanto riguarda le tragedie che stanno accadendo agli ospedali, potete dire quel che volete. Questi ospedali non avevano il pronto soccorso di base prima della guerra e ora migliaia di feriti e di malati si riversano negli ospedali, e loro fanno le operazioni nei corridoi. Molti di loro vengono mandati a Rafah al di là della frontiera con l'Egitto, quelli che attraversano la frontiera possono non tornare, perché muoiono lungo la strada e la situazione della gente negli ospedali è spaventosa e triste, isterica.
Vorrei raccontarvi una storia successa in ospedale alla famiglia Abdel Latif. Uno dei suoi figli era scomparso durante il primo bombardamento e la sua famiglia lo cercò, ma non lo trovò nei primi due giorni di guerra. Il terzo giorno, mentre la famiglia stava camminando intorno all'ospedale, si imbatterono nella famiglia Jaradah che circondava uno dei figli feriti, che era sfigurato. A questo giovane ferito era stata amputata una delle gambe; la sua faccia era sfigurata, non a causa del bombardamento aereo, ma perché del vetro gli era caduto addosso mentre stava in ospedale, dopo che gli aerei avevano bombardato parte di esso. La famiglia Abdel Latif si avvicinò alla famiglia Jaradah per consolarla, e quando si avvicinarono all'uomo ferito, il Sig. Abdel Latif scoprí che era suo figlio e non il figlio della famiglia Jaradah. Ne nacque un diverbio tra le due famiglie; aspettarono che il ferito si svegliasse e dicesse il suo nome e cosí la famiglia Abdel Latif se lo riprese...
Concludo la mia lettera a voi offrendo la nostra sofferenza a Dio e a voi. La nostra gente a Gaza è trattata come animali in uno zoo: mangiano ma rimangono affamati; piangono, ma nessuno asciuga le loro lacrime. Non c'è acqua, elettricità, cibo, ma solo paura, terrore ed embargo... Ieri al forno non hanno voluto darmi il pane. Il motivo: il fornaio si è rifiutato di nutrirmi con farina che non è degna di esseri umani, per non mancare di rispetto al mio sacerdozio. La farina buona era finita, e la farina che aveva non era comestibile. Ho dichiarato che non mangerò pane per tutta la durata di questa guerra.
Desideriamo che voi innalziate continuamente le vostre preghiere a Dio, e che non celebriate una messa o altra funzione senza ricordare a Dio le sofferenze di Gaza. Mando SMS biblici ai nostri parrocchiani per ravvivare la speranza nei loro cuori. Abbiamo deciso tutti di pregare all'inizio di ogni ora: "Signore della pace, riversa pace su di noi; Signore della pace, concedi la pace alla nostra terra. Abbi pietà, Signore, del tuo popolo e non tenerci nell'inimicizia per sempre". Ora alzatevi in piedi con noi e cantate questa preghiera con noi.
Le vostre preghiere con noi muovono tutto il mondo e insegnano che qualsiasi amore a cui è impedito di raggiungere i fratelli e le sorelle di Gaza non è l'amore di Cristo e della Chiesa. L'amore di Cristo e della Chiesa non conosce barriere politiche e sociali, guerre, ecc. Quando il vostro amore ci raggiunge, ci fa sentire che noi, a Gaza, siamo parte integrale della Santa Chiesa Cattolica e Apostolica, e i nostri fratelli e sorelle musulmani in mezzo a noi sono il nostro popolo e il nostro destino; noi abbiamo ciò che loro hanno e noi soffriamo come soffrono loro; noi tutti siamo il popolo della Palestina.
In mezzo a tutto ciò, la gente di Gaza rigetta la guerra come strumento per raggiungere la pace e conferma che la strada per la pace è la pace. Noi di Gaza siamo tenaci e abbiamo ardimento negli occhi: "Fra la schiavitú e la morte, non abbiamo scelta". Vogliamo vivere per lodare il Signore in Palestina e testimoniare Cristo, vogliamo vivere per la Palestina, non morire per essa; ma se la morte ci viene imposta, moriremo con onore, coraggio e forza.
Ci uniamo a voi nelle vostre preghiere, perché Cristo ci dia la sua vera pace; perché il lupo dimori insieme con l'agnello, la pantera si sdrai accanto al capretto, il vitello e il leoncello pascolino insieme e un fanciullo li guidi (Is 11:6).
La pace di Cristo, quella pace alla quale siete chiamati per essere un solo corpo sia con tutti voi e vi protegga. Amen.
Vostro fratello,
Padre Manuel Musallam
Sacerdote della Chiesa Cattolica di Gaza
2. Lettera del 20 gennaio 2009
Dalla Chiesa di Dio in Gaza
Ai santi e fedeli fratelli in Cristo
Pace e benedizione su di voi, che pregate di sradicare la rabbia umana e ricoprire Gaza della sua misericordia e bontà.
Gaza soffriva prima della guerra
Gaza soffre per la guerra
Gaza ha incominciato a soffrire dopo la guerra
Centinaia di famiglie piangono amaramente; le loro case sono state demolite e rase al suolo.
Centinaia di famiglie hanno perso i loro risparmi, sia in denaro sia in mobilio.
Centinaia di ricche famiglie hanno perso i loro aranceti e le loro proprietà e sono diventate povere e senza casa.
Centinaia di contadini alle prime armi hanno perso i soldi destinati al loro sostentamento.
Gaza è una città non di mille martiri, ma di un milione e mezzo di martiri. La gente che è stata uccisa riposa, ma i sopravvissuti vivranno una vita quotidiana da martiri per un lungo periodo. Coloro che hanno ricevuto gravi e dolorose ferite condurranno insieme con le loro famiglie una vita da martiri. Essi vivono il tempo delle persecuzioni, che la Chiesa ha vissuto alle sue origini. Le prossime generazioni dovrebbero raccontare questa storia, perché sia una testimonianza di fede, speranza e amore per loro.
Centinai di famiglie sono fuggite alle scuole UNRWA [l'agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati, N.d.T.]. Da cinquanta a sessanta persone sono state messe in un'aula. Ahimè! Hanno perso l'umanità e l'educazione; non c'era elettricità, acqua, letti e coperte, né cibo. I bambini bagnavano il letto e non c'era acqua per lavare i loro vestiti e il loro letto. Non c'è pulizia, se non c'è acqua per lavare. Quante persone si sono bruciate per le bombe al fosforo e ancora soffrono!
Gli aiuti non sono ancora arrivati alla Chiesa, forse li hanno avuti la Croce Rossa e l'UNRWA. Ma chi può raggiungere quei magazzini? Come possono quegli aiuti arrivare nelle nostre case? Noi aspettiamo l'aiuto di Dio. Eppure ci rendiamo conto che il mondo intero in generale e la Chiesa in particolare chiedono di salvare Gaza. E le vostre preghiere saranno la nostra scialuppa di salvataggio.
Una famiglia di un'ex-insegnante è scappata alla nostra scuola. Lei è venuta insieme con il marito e i loro quattro figli. Suo marito era stato colpito dalle schegge di una bomba e, di conseguenza, gli erano state tagliate le gambe. Quando le ho dato un bicchier d'acqua per fermarle le lacrime, ha giurato su Dio che non beveva acqua da quattro giorni. Quando beve acqua salata, la sputa fuori. Cercava di avere acqua calda anche se era salata per fare il latte per il suo bambino poppante.
Quanti sedativi sono necessari per tutta questa gente, le cui case sono state rase al suolo? Essi vivranno una vita disumana per molti anni. Quanti centri per disabili bisogna costruire? Quante scuole per bambini feriti, che sono rimasti menomati e hanno sofferto traumi, dovranno essere edificate? E chi si prenderà cura di questi bambini? Quanti centri per audiolesi, che sono rimasti menomati dagli F-16 e dalle bombe, bisognerà provvedere? Quanti orfanotrofi occorrerà costruire? E le giovani vedove?
Entrambe le nostre scuole a Remal e a Zaitoon aiutano la gente a prendere l'acqua dal pozzo artesiano che fu scavato grazie a un finanziamento dei Cavalieri del Santo Sepolcro in Austria. I vicini della scuola usano l'acqua per bere e lavarsi. Inoltre, il generatore della nostra scuola dà la possibilità alla gente di fare il pane, giacché non possono procurarselo da forni lontani. Noi forniamo l'elettricità alla vicina panetteria. "Il parroco è diventato fornaio", dice la gente. Sí, lo sono diventato per attirare la gente a Gesú.
La Chiesa ha perso un giovane cattolico ventiseienne di nome Naseem Saba; i caccia israeliani lo hanno preso di mira e ucciso a Natale, il 7 gennaio 2009. Il giorno prima che fosse assassinato, i caccia israeliani gli avevano distrutto la casa, dove viveva la sua famiglia e tre zii.
Il nostro scopo è la cessazione della presente guerra. Il mondo deve trovare una soluzione per la causa del popolo palestinese e non può accettare che i palestinesi tornino a quando l'ingiusto assedio di Gaza è cominciato. Inoltre, i confini d'Israele devono essere definiti, e l'occupazione, cominciata 60 anni fa, deve finire.
Inoltre, la questione dei rifugiati palestinesi deve essere risolta secondo il diritto di ritorno, e Gerusalemme Est deve essere la capitale dello Stato palestinese. Il Muro dell'Apartheid deve essere raso al suolo, valichi di frontiera devono essere aperti, i prigionieri palestinesi devono essere liberati, e tutti gli insediamenti devo essere eliminati e restituiti ai palestinesi.
Dovreste sapere che se il mondo riconosce i nostri diritti, ci sarebbe sicuramente pace in Medio Oriente. La pace è possibile solo se essa abbraccia la giustizia.
Sia la pace del mondo come il buon pastore che chiama la pecorella smarrita, cioè la giustizia persa nelle ore buie che stiamo attraversando, per portarci sulle vostre spalle e riportarci all'ovile del mondo civile, moderno e buono.
Grazie, care famiglie, dovunque siate, per le vostre continue preghiere e i vostri aiuti, che ci arriveranno presto, speriamo. Da Gaza, da tutta Gaza, ringraziamo Sua Santità il Papa Benedetto XVI, per le sue prese di posizione, che invocano la pace e sono di buon auspicio per il nostro paese nel Medio Oriente. Lo ringraziamo pure per la sua generosità nel sostenere i poveri. Ringraziamo poi tutti i Vescovi, i sacerdoti, i parroci, i religiosi e le religiose del mondo per il loro ricordo nella preghiera.
A nome di tutta Gaza, mi unisco alle vostre voci e dico al mondo:
"D'ora innanzi nessuno mi procuri fastidi: difatti io porto le stigmate di Gesú nel mio corpo. La grazia del Signore nostro Gesú Cristo sia con il vostro spirito, fratelli. Amen" (Gal 6:17-18)
Vostro,
Padre Manuel Musallam
Parroco della Chiesa cattolica di Gaza