«Dio mise alla prova Abramo e gli disse: "Abramo!". Rispose: "Eccomi!". Riprese: "Prendi tuo figlio, il tuo unigenito che ami, Isacco, va' nel territorio di Moria e offrilo in olocausto su di un monte che io ti indicherò"» (Gen 22:1-2).
«Leggo un brano di Kierkegaard anche se è un po' difficile per molti, però il concetto non è difficile: "Il dovere assoluto può allora condurre a fare ciò che l'etica proibirebbe (...), ma non può in nessun caso portare il cavaliere della fede a smettere di amare". L'obbedienza assoluta non fa smettere a noi, cavalieri della fede, persone che hanno rapporto consapevole con l'Infinito, di amare. Abramo non ha smesso di amare Isacco dicendo di sí a Dio. Nel momento in cui Abramo vuole sacrificare Isacco, secondo la misura comune bisognerebbe dire che lo odia, ma se odiasse veramente Isacco potrebbe star sicuro che Dio non esigerebbe da lui questo sacrificio.
Il sacrificio non è abbandonare l'amore ... Il sacrificio è nell'amore: è un amore piú grande dentro l'amore terreno; è l'amore piú grande che dà l'eternità all'amore terreno. Abramo ama Isacco con tutta l'anima, e quando Dio glielo domanda egli lo ama; lo ama — se fosse possibile — ancora di piú, e solo cosí egli può farne il sacrificio; solo perché lo ama ne fa il sacrificio.
... Dio non ci dice di non amare (come non ha chiesto ad Abramo di non amare Isacco), ma ci chiede il sacrificio di un amore piú grande — l'amore a Dio. In questo amore, l'amore per Isacco è diventato eterno, ed è diventato simbolo grande per tutta la storia» (Luigi Giussani, Esercizi alla Fraternità, Rimini 1990, pp. 18-19).
«Per fede, Abramo, messo alla prova, offrí Isacco, e proprio lui, che aveva ricevuto le promesse, offrí il suo unigenito figlio, del quale era stato detto: Mediante Isacco avrai una tua discendenza. Egli pensava infatti che Dio è capace di far risorgere anche dai morti: per questo lo riebbe anche come simbolo» (Eb 11:17-18).
«Leggo un brano di Kierkegaard anche se è un po' difficile per molti, però il concetto non è difficile: "Il dovere assoluto può allora condurre a fare ciò che l'etica proibirebbe (...), ma non può in nessun caso portare il cavaliere della fede a smettere di amare". L'obbedienza assoluta non fa smettere a noi, cavalieri della fede, persone che hanno rapporto consapevole con l'Infinito, di amare. Abramo non ha smesso di amare Isacco dicendo di sí a Dio. Nel momento in cui Abramo vuole sacrificare Isacco, secondo la misura comune bisognerebbe dire che lo odia, ma se odiasse veramente Isacco potrebbe star sicuro che Dio non esigerebbe da lui questo sacrificio.
Il sacrificio non è abbandonare l'amore ... Il sacrificio è nell'amore: è un amore piú grande dentro l'amore terreno; è l'amore piú grande che dà l'eternità all'amore terreno. Abramo ama Isacco con tutta l'anima, e quando Dio glielo domanda egli lo ama; lo ama — se fosse possibile — ancora di piú, e solo cosí egli può farne il sacrificio; solo perché lo ama ne fa il sacrificio.
... Dio non ci dice di non amare (come non ha chiesto ad Abramo di non amare Isacco), ma ci chiede il sacrificio di un amore piú grande — l'amore a Dio. In questo amore, l'amore per Isacco è diventato eterno, ed è diventato simbolo grande per tutta la storia» (Luigi Giussani, Esercizi alla Fraternità, Rimini 1990, pp. 18-19).
«Per fede, Abramo, messo alla prova, offrí Isacco, e proprio lui, che aveva ricevuto le promesse, offrí il suo unigenito figlio, del quale era stato detto: Mediante Isacco avrai una tua discendenza. Egli pensava infatti che Dio è capace di far risorgere anche dai morti: per questo lo riebbe anche come simbolo» (Eb 11:17-18).