mercoledì 11 marzo 2009

Rivolti al Signore

Se avete letto il mio post If only... (6 marzo 2009), dovreste aver chiara la mia posizione in materia liturgica. Se poi avete letto il mio articolo su Concilio e "spirito del Concilio" (contenuto nel primo post di questo blog), dovreste sapere che non escludo una eventuale "riforma della riforma" liturgica: ci sono numerosi dettagli che potrebbero essere rivisti, alcuni elementi dell'antica liturgia che potrebbero essere recuperati, nuovi elementi che potrebbero essere introdotti. Tutto è possibile: la liturgia è qualcosa di vivo che può evolversi (purché rimanendo in continuità con la tradizione). Ma ciò non significa che nella riforma liturgica, voluta dal Vaticano II e attuata dopo di esso, sia tutto da rigettare (la "riforma della riforma" con può trasformarsi in una sorta di "controriforma" liturgica). La maggior parte di quanto stabilito dalla riforma liturgica continua ad avere pieno valore; e questo perché non è frutto di improvvisazione, ma il risultato di un serio sforzo di rinnovamento. La maggior parte delle scelte operate dalla riforma liturgica sono storicamente, teologicamente e pastoralmente fondate. Le vigenti norme liturgiche sono assai equilibrate; per cui prima di procedere a una loro eventuale revisione, bisogna, a mio parere, pensarci molto bene. Il rischio, non remoto, è quello di gettare, con l'acqua, anche il bambino.

Mi sono venute in mente queste riflessioni dopo aver letto l'articolo di Mauro Gagliardi "La centralità del Crocifisso nella celebrazione liturgica", pubblicato su L'Osservatore Romano del 9-10 marzo (purtroppo non posso darvi il link, perché il quotidiano vaticano rimuove immediatamente dal web i suoi articoli, ma potete leggere l'articolo sui blog Papa Ratzinger [2] e Messainlatino.it). Mauro Gagliardi è uno dei nuovi consultori dell'Ufficio delle celebrazioni liturgiche del Sommo Pontefice. Nell'articolo citato ho l'impressione che egli voglia giustificare certe scelte recentemente compiute dall'Ufficio. Non so se vi siete accorti che da qualche tempo in qua l'altare su cui celebra il Papa è arredato in maniera diversa da come si usava precedentemente: sette candelieri posti sulla mensa dell'altare con al centro la croce. Si tratta praticamente della soluzione data a un problema che era stato sollevato negli ultimi anni, quello dell'orientamento della preghiera liturgica. Lo studio piú importante in materia è quello di Uwe Michael Lang, Rivolti al Signore (se ne veda una esauriente recensione qui). Non voglio entrare nella discussione aperta da tale opera, perché riconosco che si tratta di un problema reale, che va affrontato seriamente, e qui non è il luogo. Mi vorrei invece soffermare sulla soluzione a tale problema introdotta dalla nuova prassi dell'Ufficio delle cerimonie pontificie, una soluzione che era stata proposta dall'allora Card. Ratzinger nella sua Introduzione allo spirito della liturgia: "Non procedere a nuove trasformazioni, ma porre semplicemente la croce al centro dell'altare, verso la quale possano guardare insieme sacerdote e fedeli, per lasciarsi guidare in tal modo verso il Signore, che tutti insieme preghiamo". Mi permetto di esprimere qualche perplessità su tale soluzione.

Personalmente ritengo che la croce sia solo uno degli elementi iconografici della liturgia, certamente importante; ma, a mio modesto parere, non ne costituisce l'elemento centrale. Nella liturgia abbiamo una molteplicità di segni; la croce è uno di questi, ma certamente non il piú importante.

Il punto di partenza di ogni riflessione, che non vedo mai richiamato in queste discussioni, è l'assicurazione di Cristo: "Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lí sono io in mezzo a loro" (Mt 18:20). Questa è la cosa piú importante: la presenza di Cristo nella sua Chiesa. Quando la comunità si raduna, Cristo è in mezzo a loro; gli sguardi di tutti devono essere rivolti a lui. Naturalmente c'è bisogno di segni per riconoscere tale presenza. Il primo segno è la comunità stessa, la "Chiesa" in cui Cristo è presente. Altro segno importante è il sacerdote, il quale, non dimentichiamolo, non è un semplice animatore del culto (né tanto meno un "attore"), ma è ministro di Cristo, che agisce in persona Christi. Se poi cerchiamo l'elemento iconografico centrale, dobbiamo ricordare che, prima della croce, c'è l'altare: "L'altare è il centro dell'azione di grazie che si compie con l'Eucaristia ... Conviene che ci sia in ogni chiesa l'altare fisso che significa piú chiaramente e permanentemente Gesú Cristo, pietra viva" (Ordinamento generale del Messale Romano, nn. 296 & 298). Solitamente si pensa che il motivo per cui è stato disposto che l'altare sia staccato dalla parete è che in tal modo è resa possibile la celebrazione verso il popolo. Ma leggendo attentamente il n. 299 del citato Ordinamento, mi pare di capire che il motivo vero sia un altro: "L'altare sia collocato in modo da costituire realmente il centro verso il quale spontaneamente converga l'attenzione dei fedeli". Durante la lituriga tutti siamo rivolti al Signore, perché tutti siamo rivolti all'altare. È ovvio che dopo la consacrazione il segno per eccellenza diventa l'Eucaristia, il Corpo e il Sangue di Cristo deposti su quell'altare. E a quel punto l'attenzione di tutti, sacerdote e fedeli, deve essere concentrata su quel segno sacramentale.

In tale prospettiva mi sembra che la croce, pur rimanendo un elemento importante e ineliminabile, passi in secondo piano. Anzi, potrebbe costituire un ostacolo al convergere degli sguardi sull'Eucaristia. Sull'altare non dovrebbe esserci nulla al di fuori delle specie eucaristiche e tutti dovrebbero avere la possibilità di contemplarle. Se c'è un vantaggio della celebrazione versus populum, non è tanto quello che il celebrante e i fedeli possono guardarsi in faccia (a che pro?), ma proprio quello di permettere ai fedeli di contemplare il mistero che si realizza sull'altare (cosa impossibile sull'altare attaccato alla parete). A parte alcuni problemi pratici (l'effigie del Crocifisso a chi deve essere rivolta: al sacerdote o ai fedeli? Per favore non ritiriamo fuori certi crocifissi bifronti che erano apparsi all'inizio della riforma liturgica!), la presenza della croce e dei candelieri sull'altare, oltre a sminuire l'importanza dello stesso (certi pur meravigliosi altari barocchi sembravano diventati un semplice supporto di arredi sacri), rischia di occultare l'unico protagonista della Messa, Cristo Signore, realmente presente sotto le specie eucaristiche.