L'altro giorno L'Osservatore Romano ha pubblicato l'intervento del Card. Tarcisio Bertone in occasione del Convegno internazionale "La sollecitudine ecclesiale di Pio XI alla luce delle nuove fonti archivistiche", promosso dal Pontificio Comitato di Scienze Storiche e svoltosi in Vaticano dal 26 al 28 febbraio (potete leggerne il testo su ZENIT).
Mi ha fatto piacere sapere che era stato organizzato un convegno storico su Pio XI in occasione del 70° della scomparsa. Non nego che avevo provato un certo disappunto nel vedere come la ricorrenza (10 febbraio) fosse passata quasi inosservata, a ridosso com'era delle celebrazioni per l'80° della costituzione dello Stato della Città del Vaticano (11 febbraio).
Man mano che passano gli anni la figura di questo Pontefice cresce nella mia considerazione. Non sapevo (lo apprendo dall'interessantissimo intervento di Bertone) della stima nutrita per lui da due persone che ho sempre ammirato molto: il Card. Giacomo Biffi e don Divo Barsotti. Per Biffi Pio XI sarebbe il piú grande Papa del XX secolo; per Barsotti, degli ultimi secoli.
Colpisce l'insolita carriera di Pio XI: nel 1917, al compimento del 60° anno, era un semplice prete (un "topo di biblioteca", lo definiremmo noi oggi); dopo appena cinque anni, nel 1922, era Papa. Ebbene, quest'uomo che non aveva seguito la trafila della carriera ecclesiastica, né come diplomatico (come allora di solito avveniva) né come pastore (fu arcivescovo di Milano solo per pochi mesi), fu capace di governare la Chiesa per diciassette anni con una lucidità, una lungimiranza, una fermezza e, diciamo pure, una grinta, che lasciano sbalorditi.
In un precedente post (31 gennaio 2009) paragonavo l'atteggiamento risoluto di Pio XI nei confronti dei totalitarismi e quello eccessivamente diplomatico del suo successore Pio XII. Dopo aver letto questo articolo su Il Secolo XIX, confesso che le quotazioni di Papa Pacelli nella mia stima sono scese notevolmente. E mi chiedo pure se non abbiano un fondamento le voci di un possibile avvelenamento (potete trovare i riferimenti nella scheda su Papa Pio XI di Wikipedia: sembrerebbe essere stato il Card. Tisserant a mettere in giro la voce "Lo hanno liquidato"). Certo, colpisce che sia morto proprio alla vigilia del decennale della Conciliazione, quando avrebbe dovuto pronunciare un duro discorso contro fascismo e nazismo e avrebbe annunciato un'enciclica sul razzismo. Il testo del discorso e le bozze dell'enciclica sono misteriosamente scomparsi. Speriamo che prima o poi tali documenti possano tornare alla luce. Nel frattempo nazismo e fascismo sono miseramente scomparsi; mentre la figura di Papa Ratti si va viepiú ingigantendo.
Mi ha fatto piacere sapere che era stato organizzato un convegno storico su Pio XI in occasione del 70° della scomparsa. Non nego che avevo provato un certo disappunto nel vedere come la ricorrenza (10 febbraio) fosse passata quasi inosservata, a ridosso com'era delle celebrazioni per l'80° della costituzione dello Stato della Città del Vaticano (11 febbraio).
Man mano che passano gli anni la figura di questo Pontefice cresce nella mia considerazione. Non sapevo (lo apprendo dall'interessantissimo intervento di Bertone) della stima nutrita per lui da due persone che ho sempre ammirato molto: il Card. Giacomo Biffi e don Divo Barsotti. Per Biffi Pio XI sarebbe il piú grande Papa del XX secolo; per Barsotti, degli ultimi secoli.
Colpisce l'insolita carriera di Pio XI: nel 1917, al compimento del 60° anno, era un semplice prete (un "topo di biblioteca", lo definiremmo noi oggi); dopo appena cinque anni, nel 1922, era Papa. Ebbene, quest'uomo che non aveva seguito la trafila della carriera ecclesiastica, né come diplomatico (come allora di solito avveniva) né come pastore (fu arcivescovo di Milano solo per pochi mesi), fu capace di governare la Chiesa per diciassette anni con una lucidità, una lungimiranza, una fermezza e, diciamo pure, una grinta, che lasciano sbalorditi.
In un precedente post (31 gennaio 2009) paragonavo l'atteggiamento risoluto di Pio XI nei confronti dei totalitarismi e quello eccessivamente diplomatico del suo successore Pio XII. Dopo aver letto questo articolo su Il Secolo XIX, confesso che le quotazioni di Papa Pacelli nella mia stima sono scese notevolmente. E mi chiedo pure se non abbiano un fondamento le voci di un possibile avvelenamento (potete trovare i riferimenti nella scheda su Papa Pio XI di Wikipedia: sembrerebbe essere stato il Card. Tisserant a mettere in giro la voce "Lo hanno liquidato"). Certo, colpisce che sia morto proprio alla vigilia del decennale della Conciliazione, quando avrebbe dovuto pronunciare un duro discorso contro fascismo e nazismo e avrebbe annunciato un'enciclica sul razzismo. Il testo del discorso e le bozze dell'enciclica sono misteriosamente scomparsi. Speriamo che prima o poi tali documenti possano tornare alla luce. Nel frattempo nazismo e fascismo sono miseramente scomparsi; mentre la figura di Papa Ratti si va viepiú ingigantendo.