Tanto per rimanere in tema, vorrei aggiungere due spunti di riflessione sull'Islam.
1. Un confratello brasiliano mi ha segnalato un video, preparato dalla Primeira Igreja Batista de São José dos Campos. Non lo posso incorporare, perché il codice è stato disattivato; vi do il link, sperando che funzioni. È in portoghese, ma non dovrebbe risultare difficile la comprensione (tenete presente che "taxa" non significa "tassa", ma "tasso"). Probabilmente è un tantino esagerato. Si ha l'impressione che i Battisti vogliano fare un po' di "terrorismo psicologico": nessuno contesta le cifre attuali; ma le proiezioni future sono, appunto, solo proiezioni. Inoltre dovremmo considerare diversi altri aspetti. Per esempio, possibile che i musulmani siano cosí forti da rimanere totalmente sordi alle sirene dell'Occidente? In secondo luogo, perché non pensiamo anche al fenomeno opposto? In alcuni paesi del Medio Oriente, i cristiani (soprattutto filippini e indiani) stanno diventando la maggioranza (anche se ancora senza alcun diritto). Infine, d'accordo che i Battisti sono, fra le comunità evangeliche, una delle poche ancora vivaci e attive; ma non sarebbe il caso che i protestanti incominciassero, anche loro, a fare un esame di coscienza sulle responsabilità che loro hanno avuto nella creazione della situazione attuale? In ogni caso, ben venga qualsiasi stimolo alla riflessione.
2. Un lettore genovese mi ha segnalato un articolo di Rino Cammilleri dal titolo Finanza & Islam. Potete leggerlo sul suo sito. L'articolo si rivela estremamente interessante innanzi tutto per la ricostruzione storica, che si allontana dalla vulgata corrente secondo cui il calvinismo sarebbe all'origine del capitalismo (la nota tesi di Max Weber in L'etica protestante e lo spirito del capitalismo). Come già sosteneva il mio professore Ovidio Capitani, all'origine del capitalismo ci sono i teologi francescani del Medioevo; il capitalismo è nato nell'Italia cattolica, non nell'Europa calvinista. Ebbene, è stato proprio nel momento in cui il capitalismo si è affrancato dalle norme etiche che originariamente lo limitavano, per fare del "Mercato" il suo unico punto di riferimento, è stato allora che il capitalismo ha iniziato il suo declino (nonostante i trionfi di facciata), fino ad arrivare alla crisi finanziaria attuale, che rischia di distruggere il sistema. Ebbene, in tale contesto, ci viene proposta, come alternativa, la "finanza islamica", che è arrivata, con secoli di ritardo, allo stesso risultato a cui erano arrivati i teologi francescani nel Medioevo. Cammilleri vede in ciò la mano di Dio: i musulmani ci ricordano ciò che hanno imparato da noi e di cui noi abbiamo deciso di disfarci. Non posso che concordare. Anzi, mi sembra di trovare qui la conferma a quanto dicevo nel mio precedente post: il cristianesimo può esercitare un forte fascino sui musulmani (al-Najjar, iniziatore della finanza islamica, si ispirò alla dottrina sociale della Chiesa). Non è forse un segno che il cristianesimo ha una marcia in piú, e che anche i musulmani saranno prima o poi costretti a fare i conti con esso?
1. Un confratello brasiliano mi ha segnalato un video, preparato dalla Primeira Igreja Batista de São José dos Campos. Non lo posso incorporare, perché il codice è stato disattivato; vi do il link, sperando che funzioni. È in portoghese, ma non dovrebbe risultare difficile la comprensione (tenete presente che "taxa" non significa "tassa", ma "tasso"). Probabilmente è un tantino esagerato. Si ha l'impressione che i Battisti vogliano fare un po' di "terrorismo psicologico": nessuno contesta le cifre attuali; ma le proiezioni future sono, appunto, solo proiezioni. Inoltre dovremmo considerare diversi altri aspetti. Per esempio, possibile che i musulmani siano cosí forti da rimanere totalmente sordi alle sirene dell'Occidente? In secondo luogo, perché non pensiamo anche al fenomeno opposto? In alcuni paesi del Medio Oriente, i cristiani (soprattutto filippini e indiani) stanno diventando la maggioranza (anche se ancora senza alcun diritto). Infine, d'accordo che i Battisti sono, fra le comunità evangeliche, una delle poche ancora vivaci e attive; ma non sarebbe il caso che i protestanti incominciassero, anche loro, a fare un esame di coscienza sulle responsabilità che loro hanno avuto nella creazione della situazione attuale? In ogni caso, ben venga qualsiasi stimolo alla riflessione.
2. Un lettore genovese mi ha segnalato un articolo di Rino Cammilleri dal titolo Finanza & Islam. Potete leggerlo sul suo sito. L'articolo si rivela estremamente interessante innanzi tutto per la ricostruzione storica, che si allontana dalla vulgata corrente secondo cui il calvinismo sarebbe all'origine del capitalismo (la nota tesi di Max Weber in L'etica protestante e lo spirito del capitalismo). Come già sosteneva il mio professore Ovidio Capitani, all'origine del capitalismo ci sono i teologi francescani del Medioevo; il capitalismo è nato nell'Italia cattolica, non nell'Europa calvinista. Ebbene, è stato proprio nel momento in cui il capitalismo si è affrancato dalle norme etiche che originariamente lo limitavano, per fare del "Mercato" il suo unico punto di riferimento, è stato allora che il capitalismo ha iniziato il suo declino (nonostante i trionfi di facciata), fino ad arrivare alla crisi finanziaria attuale, che rischia di distruggere il sistema. Ebbene, in tale contesto, ci viene proposta, come alternativa, la "finanza islamica", che è arrivata, con secoli di ritardo, allo stesso risultato a cui erano arrivati i teologi francescani nel Medioevo. Cammilleri vede in ciò la mano di Dio: i musulmani ci ricordano ciò che hanno imparato da noi e di cui noi abbiamo deciso di disfarci. Non posso che concordare. Anzi, mi sembra di trovare qui la conferma a quanto dicevo nel mio precedente post: il cristianesimo può esercitare un forte fascino sui musulmani (al-Najjar, iniziatore della finanza islamica, si ispirò alla dottrina sociale della Chiesa). Non è forse un segno che il cristianesimo ha una marcia in piú, e che anche i musulmani saranno prima o poi costretti a fare i conti con esso?