domenica 3 maggio 2009

IV domenica di Pasqua ("Misericordia Domini")

«Vedete quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente! Per questo il mondo non ci conosce: perché non ha conosciuto lui».

Leggendo la seconda lettura odierna si potrebbe concludere che, secondo l'apostolo Giovanni, l'umanità può essere divisa in due gruppi: noi (i "figli di Dio", tali perché abbiamo conosciuto Dio) e il "mondo" (che non ci conosce, perché non ha conosciuto Dio). Sembrerebbe che il Vangelo (scritto dallo stesso apostolo) confermi tale interpretazione:

«Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, cosí come il Padre conosce me e io conosco il Padre».

Ritroviamo lo stesso verbo "conoscere", che non si riferisce a una semplice conoscenza superficiale, ma a qualcosa di piú profondo: una "sintonia" istintiva, una affinità naturale, che permette un immediato riconoscimento. Dunque, fra gli uomini, ci sono alcuni che appartengono a Cristo, riconoscono
immediatamente in lui il loro pastore, ascoltano la sua voce e lo seguono. Essi costituiscono il suo gregge (la Chiesa). E gli altri? Si direbbe che gli altri uomini non appartengano a lui, ma ad altri pastori; facciano legittimamente parte di altri greggi e seguano giustamente i loro rispettivi pastori per trovare pascolo. Ma ciò è assolutamente contro la dichiarazione di Pietro nella prima lettura:

«Questo Gesú è la pietra che è stata scartata da voi costruttori, e che è diventata la pietra d'angolo. In nessun altro c'è salvezza; non vi è infatti, sotto il cielo, altro nome dato agli uomini, nel quale è stabilito che noi siamo salvati».

Tali parole sono estremamente chiare; non c'è alcuna possibilità di fraintendimento: "In NESSUN ALTRO c'è salvezza". Se leggiamo con attenzione il Vangelo, ci accorgeremmo che esso conferma tale prospettiva: non ci sono tanti pastori; Gesú non è un pastore, ma il pastore, il buon pastore, il vero, l'unico pastore. E gli altri? Gli altri sono mercenari. I mercenari non sono pastori; a loro le pecore non appartengono; a loro non importa delle pecore.

Eppure, non possiamo ignorare quanto dice Giovanni nella sua prima lettera; non possiamo ignorare che esiste un "mondo" che ha odiato Cristo prima e ora odia i cristiani; non possiamo ignorare che non tutti gli uomini conoscono Cristo e appartengono al suo gregge, alla sua Chiesa. E neppure Gesú lo ignora:

«E ho altre pecore che non provengono da questo recinto: anche quelle io devo guidare».

Dunque, è vero: ci sono altre pecore, che non appartengono a questo ovile, alla Chiesa. Ma... "anche quelle io devo guidare". Non appartengono a questo ovile, ma appartengono a me.

«Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge, un solo pastore».

Attualmente, non ascoltano la mia voce; ma verrà un giorno in cui l'ascolteranno. Attualmente, non fanno parte del gregge; costituiscono tanti greggi diversi, che seguono i loro pseudo-pastori (= mercenari). Ma verrà un giorno in cui ci sarà UN SOLO GREGGE, perché c'è UN SOLO PASTORE.