Il dott. Robert Moynihan, Direttore di Inside the Vatican, nella sua ultima "Newsflash", ha pubblicato un interessantissimo bilancio dei primi 100 giorni del nuovo Patriarca di Mosca Kirill (chi conosce l'inglese può leggerlo sul sito della rivista).
Nel suo lungo rapporto Moynihan, che conosce la Russia e la sua Chiesa molto bene, non dimentica nulla di quanto avvenuto durante questi primi tre mesi di "patriarcato". Scopo dell'articolo è porre la questione: "Will Kirill and Benedict meet?" (= Cirillo e Benedetto si incontreranno?). Da tutta una serie di indizi, sembrerebbe proprio che tale incontro possa aver luogo in un futuro non così remoto. Una cosa è certa: i rapporti tra le due Chiesa (quella cattolica e quella ortodossa) sono completamente cambiati. Ai tempi di Giovanni Paolo II (quando, secondo me, ci giocava anche un elemento etnico difficilmente superabile) essi erano pessimi; con l'elezione di Papa Ratzinger e ora con quella del Patriarca Cirillo (il quale, come responsabile per le relazioni esterne, aveva sempre mostrato grande apertura verso la Chiesa cattolica) essi sono entrati in una fase nuova.
Chiaramente non ci si può fare delle facili illusioni: pensare che l'incontro possa avvenire in quattro e quattr'otto e che il risultato dell'incontro sia la riunificazione delle due Chiese. Ci sono ancora numerosi ostacoli; il primo dei quali viene ricordato dallo stesso Moynihan: la costituzione, da parte di Papa Woytila, di alcune diocesi cattoliche sul territorio della Chiesa ortodossa russa. Per quanto un ortodosso possa essere "aperto", una cosa del genere rimarrà per lui sempre inaccettabile: uno stesso territorio non può essere oggetto di diverse giurisdizioni. Ma non credo che si tratti di difficoltà insormontabili; con un po' di buona volontà da entrambe le parti si riesce sempre a trovare qualche soluzione di compromesso, soprattutto quando si tratta di questioni canoniche. Questione canonica è anche il problema, ben più importante, del primato pontificio, che però comporta risvolti di carattere dottrinale. Ma anche qui sembra che la strada imboccata sia quella giusta; e che prima o poi si riesca a trovare un accordo. In questo caso non mi sento di parlare di "compromesso", perché non possono esserci compromessi in materia dogmatica; ma non è impossibile trovare un accordo che, salvando il principio del primato (non solo onorifico, ma giurisdizionale) del Pontefice Romano, possa mettere insieme tradizioni disciplinari diverse. A mio parere c'è ancora molto da lavorare non solo nelle relazioni tra le due Chiese, ma anche all'interno della stessa Chiesa cattolica, per approfondire, chiarire e definire il rapporto fra collegialità e primato, che il Vaticano II ha abbozzato, ma non ha definitivamente risolto.
Molto significativo e motivo di grande speranza mi sembra il recente incontro del Papa col Presidente della Bielorussia Lukashenko. Non sarebbe la prima volta che i politici riescono a realizzare quello che gli ecclesiastici non sono stati capaci di concludere. Non mi sembra in alcun modo impossibile che il sospirato incontro fra il Papa e il Patriarca possa avvenire proprio in Bielorussia. Mi sembra invece un po' più difficile (anche se non posso escluderlo a priori) che esso possa aver luogo nei prossimi gironi, a Roma stessa, in occasione dell'inaugurazione della nuova chiesa ortodossa di Santa Caterina, costruita sul terreno dell'Ambasciata russa.
Mi lascia invece un po' perplesso la profezia riportata da Moynihan al termine del suo articolo: si tratta di una profezia di Gioacchino da Fiore sulla riunificazione delle Chiese d'Oriente e d'Occidente. Personalmente preferisco far riferimento a un'altra profezia, fatta nell'Ottocento da un aristocratico russo convertito al cattolicesimo, il conte Gregorio Petrovic Schouvaloff, il quale, dopo la morte della moglie, non solo si fece cattolico, ma divenne anche religioso e sacerdote, entrando nell'Ordine dei Barnabiti con il nome di Agostino Maria. Morì ancor giovane, offrendo la sua vita per il "ritorno" (come allora si diceva) della Chiesa Russa all'unità cattolica, che si sarebbe un giorno realizzato grazie all'intercessione della Vergine Immacolata.
Nel suo lungo rapporto Moynihan, che conosce la Russia e la sua Chiesa molto bene, non dimentica nulla di quanto avvenuto durante questi primi tre mesi di "patriarcato". Scopo dell'articolo è porre la questione: "Will Kirill and Benedict meet?" (= Cirillo e Benedetto si incontreranno?). Da tutta una serie di indizi, sembrerebbe proprio che tale incontro possa aver luogo in un futuro non così remoto. Una cosa è certa: i rapporti tra le due Chiesa (quella cattolica e quella ortodossa) sono completamente cambiati. Ai tempi di Giovanni Paolo II (quando, secondo me, ci giocava anche un elemento etnico difficilmente superabile) essi erano pessimi; con l'elezione di Papa Ratzinger e ora con quella del Patriarca Cirillo (il quale, come responsabile per le relazioni esterne, aveva sempre mostrato grande apertura verso la Chiesa cattolica) essi sono entrati in una fase nuova.
Chiaramente non ci si può fare delle facili illusioni: pensare che l'incontro possa avvenire in quattro e quattr'otto e che il risultato dell'incontro sia la riunificazione delle due Chiese. Ci sono ancora numerosi ostacoli; il primo dei quali viene ricordato dallo stesso Moynihan: la costituzione, da parte di Papa Woytila, di alcune diocesi cattoliche sul territorio della Chiesa ortodossa russa. Per quanto un ortodosso possa essere "aperto", una cosa del genere rimarrà per lui sempre inaccettabile: uno stesso territorio non può essere oggetto di diverse giurisdizioni. Ma non credo che si tratti di difficoltà insormontabili; con un po' di buona volontà da entrambe le parti si riesce sempre a trovare qualche soluzione di compromesso, soprattutto quando si tratta di questioni canoniche. Questione canonica è anche il problema, ben più importante, del primato pontificio, che però comporta risvolti di carattere dottrinale. Ma anche qui sembra che la strada imboccata sia quella giusta; e che prima o poi si riesca a trovare un accordo. In questo caso non mi sento di parlare di "compromesso", perché non possono esserci compromessi in materia dogmatica; ma non è impossibile trovare un accordo che, salvando il principio del primato (non solo onorifico, ma giurisdizionale) del Pontefice Romano, possa mettere insieme tradizioni disciplinari diverse. A mio parere c'è ancora molto da lavorare non solo nelle relazioni tra le due Chiese, ma anche all'interno della stessa Chiesa cattolica, per approfondire, chiarire e definire il rapporto fra collegialità e primato, che il Vaticano II ha abbozzato, ma non ha definitivamente risolto.
Molto significativo e motivo di grande speranza mi sembra il recente incontro del Papa col Presidente della Bielorussia Lukashenko. Non sarebbe la prima volta che i politici riescono a realizzare quello che gli ecclesiastici non sono stati capaci di concludere. Non mi sembra in alcun modo impossibile che il sospirato incontro fra il Papa e il Patriarca possa avvenire proprio in Bielorussia. Mi sembra invece un po' più difficile (anche se non posso escluderlo a priori) che esso possa aver luogo nei prossimi gironi, a Roma stessa, in occasione dell'inaugurazione della nuova chiesa ortodossa di Santa Caterina, costruita sul terreno dell'Ambasciata russa.
Mi lascia invece un po' perplesso la profezia riportata da Moynihan al termine del suo articolo: si tratta di una profezia di Gioacchino da Fiore sulla riunificazione delle Chiese d'Oriente e d'Occidente. Personalmente preferisco far riferimento a un'altra profezia, fatta nell'Ottocento da un aristocratico russo convertito al cattolicesimo, il conte Gregorio Petrovic Schouvaloff, il quale, dopo la morte della moglie, non solo si fece cattolico, ma divenne anche religioso e sacerdote, entrando nell'Ordine dei Barnabiti con il nome di Agostino Maria. Morì ancor giovane, offrendo la sua vita per il "ritorno" (come allora si diceva) della Chiesa Russa all'unità cattolica, che si sarebbe un giorno realizzato grazie all'intercessione della Vergine Immacolata.