Mi sono sentito molto onorato nel ricevere la segnalazione di un nuovo blog, intitolato Disputationes Theologicae. Ben volentieri ne faccio parte con i miei "venticinque lettori". Questa la sua autopresentazione:
«Da alcuni anni ormai gli studi ecclesiastici sembrano languire in uno stato che, senza aver del tutto rinunciato al dibattito teologico, ha tuttavia volutamente accantonato l’istituzione della disputa teologica, annegando spesso la ricerca relativa alla “scienza di Dio” in una vulgata che canta all’unisono e che rinuncia sovente alla speculazione rigorosa, all’approfondimento probante, all’argomentazione strutturata, alla confutazione decisa di una tesi falsa.
L’irenismo teologico, che fiumi d’inchiostro ha fatto versare negli ultimi tempi, sembra aver indotto tanti teologi, molti dei quali anche di valore, a pubblicazioni prolisse e non di rado ricche della più ricercata bibliografia, le quali tuttavia si distinguono precipuamente per l’assenza di scelte teologiche chiare e per l’arte sottile di aggirare le questioni scomode e spinose. Un vago sentimentalismo religioso si sostituisce al nerbo della speculazione scolastica, annacquando la scienza divina in un brodo insipido e deludente perché privo di corpo. In tanti atenei, purtroppo anche romani, nei quali alcuni dei nostri collaboratori studiano e insegnano, si è rinunciato a fare teologia; si assiste ad un’inversione dell’attitudine accademica che ci lascia ogni giorno più attoniti: si mettono in discussione dogmi solennemente definiti, ma è impossibile approfondire e se necessario contestare quelle che sono, nel migliore dei casi, mere opinioni teologiche. Quest’attitudine, tutt'altro che scientifica e soprattutto sommamente incapace di soddisfare l’intelligenza, ha spinto alcuni chierici, studenti di ieri e di oggi, di atenei teologici romani a creare una tribuna nella quale ci si potesse confrontare in un dibattito teologico serio, che abbia come limiti della discussione il magistero della Chiesa con la sua tradizionale prudenza e non la politica ecclesiastica nel senso deteriore del termine.
Gli ideatori di questa impresa, che non ha la pretesa di sostituirsi alle grande riviste teologiche, vorrebbero rilanciare quella “fides quaerens intellectum”, che fu ed è la gloria della teologia cattolica, nello spirito della “disputatio theologica”, di qui il titolo scelto di “Disputationes Theologicae”; lo stile degli interventi sarà quello di articoli brevi e, se necessario, con una bibliografia essenziale, senza sfoggio di erudizione, di modo che ci si possa accostare con agilità ai grandi quesiti teologici, senza perdere la serietà scientifica, “ut serietate ac vigori argumentationis magis quam copiae eruditionis bibliograficae attendatur”, amava ripetere Timoteo Zapelena dalle cattedre della Gregoriana.
A seguito degli interventi sarà possibile intervenire con precisazioni teologiche oppure con una confutazione scientifica, alla sola condizione che non si tema la forza della verità e che, dismesso ogni spirito di bottega, ci si rammenti che la verità non è di Socrate né di Platone, ma è di tutti».
Concordo al 100% con l'analisi su riportata e condivido in toto gli intenti dichiarati. A quanto si può leggere dai primi post pubblicati (che mi trovano pienamente d'accordo), mi sembra che ci siano tutte le premesse per il successo di questa iniziativa. Auguro cordialmente buon lavoro ai colleghi e invito i miei lettori a visitare il nuovo blog.
«Da alcuni anni ormai gli studi ecclesiastici sembrano languire in uno stato che, senza aver del tutto rinunciato al dibattito teologico, ha tuttavia volutamente accantonato l’istituzione della disputa teologica, annegando spesso la ricerca relativa alla “scienza di Dio” in una vulgata che canta all’unisono e che rinuncia sovente alla speculazione rigorosa, all’approfondimento probante, all’argomentazione strutturata, alla confutazione decisa di una tesi falsa.
L’irenismo teologico, che fiumi d’inchiostro ha fatto versare negli ultimi tempi, sembra aver indotto tanti teologi, molti dei quali anche di valore, a pubblicazioni prolisse e non di rado ricche della più ricercata bibliografia, le quali tuttavia si distinguono precipuamente per l’assenza di scelte teologiche chiare e per l’arte sottile di aggirare le questioni scomode e spinose. Un vago sentimentalismo religioso si sostituisce al nerbo della speculazione scolastica, annacquando la scienza divina in un brodo insipido e deludente perché privo di corpo. In tanti atenei, purtroppo anche romani, nei quali alcuni dei nostri collaboratori studiano e insegnano, si è rinunciato a fare teologia; si assiste ad un’inversione dell’attitudine accademica che ci lascia ogni giorno più attoniti: si mettono in discussione dogmi solennemente definiti, ma è impossibile approfondire e se necessario contestare quelle che sono, nel migliore dei casi, mere opinioni teologiche. Quest’attitudine, tutt'altro che scientifica e soprattutto sommamente incapace di soddisfare l’intelligenza, ha spinto alcuni chierici, studenti di ieri e di oggi, di atenei teologici romani a creare una tribuna nella quale ci si potesse confrontare in un dibattito teologico serio, che abbia come limiti della discussione il magistero della Chiesa con la sua tradizionale prudenza e non la politica ecclesiastica nel senso deteriore del termine.
Gli ideatori di questa impresa, che non ha la pretesa di sostituirsi alle grande riviste teologiche, vorrebbero rilanciare quella “fides quaerens intellectum”, che fu ed è la gloria della teologia cattolica, nello spirito della “disputatio theologica”, di qui il titolo scelto di “Disputationes Theologicae”; lo stile degli interventi sarà quello di articoli brevi e, se necessario, con una bibliografia essenziale, senza sfoggio di erudizione, di modo che ci si possa accostare con agilità ai grandi quesiti teologici, senza perdere la serietà scientifica, “ut serietate ac vigori argumentationis magis quam copiae eruditionis bibliograficae attendatur”, amava ripetere Timoteo Zapelena dalle cattedre della Gregoriana.
A seguito degli interventi sarà possibile intervenire con precisazioni teologiche oppure con una confutazione scientifica, alla sola condizione che non si tema la forza della verità e che, dismesso ogni spirito di bottega, ci si rammenti che la verità non è di Socrate né di Platone, ma è di tutti».
Concordo al 100% con l'analisi su riportata e condivido in toto gli intenti dichiarati. A quanto si può leggere dai primi post pubblicati (che mi trovano pienamente d'accordo), mi sembra che ci siano tutte le premesse per il successo di questa iniziativa. Auguro cordialmente buon lavoro ai colleghi e invito i miei lettori a visitare il nuovo blog.