Nella celebrazione dell'Ascensione del Signore dobbiamo considerare due aspetti: uno riguardante Gesú, l'altro riguardante noi.
1. Con l'Ascensione si conclude l'avventura umana del Figlio di Dio. Incarnatosi, compie sulla terra la missione affidatagli dal Padre, che si conclude con la sua morte sulla croce. Con la Risurrezione l'umanità del Figlio di Dio viene definitivamente glorificata. Con l'Ascensione non cambia nulla nella condizione dell'Uomo-Gesú; semplicemente, cessa di essere visto dagli uomini. Non che smetta di essere presente nel mondo; solo, cambia la modalità della sua presenza. Siamo tentati di dire: una presenza invisibile, anziché sensibile. Ma non è del tutto esatto: Gesú può essere ancora "visto", ma in modo diverso.
2. Ecco dove noi siamo coinvolti nel mistero dell'Ascensione: oggi Gesú può essere "visto" nei suoi discepoli, nella sua Chiesa. Questa è la nuova modalità di presenza di Cristo nel mondo. Lui è il Capo, ormai nella gloria ("alla destra del Padre"), noi siamo il suo Corpo, materialmente, non solo spiritualmente, presente nel mondo. Di qui l'importanza delle ultime parole di Gesú prima di ascendere al cielo. Innanzi tutto, una promessa:
«Tra non molti giorni, sarete battezzati in Spirito Santo ... riceverete la forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi, e di me sarete testimoni ... fino ai confini della terra».
Quindi un comando, con l'indicazione di alcuni "segni di riconoscimento":
«Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno i demoni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano i serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno».
Proprio perché siamo il "prolungamento" di Cristo nel tempo, dobbiamo, innanzi tutto, essere come lui: per questo abbiamo bisogno del suo Spirito, che ci rende simili a lui. In secondo luogo, dobbiamo fare ciò che lui fece: "Proclamate il Vangelo". Anzi, siamo chiamati a fare "piú" di quanto lui fece: lui non andò in tutto il mondo; non proclamò il Vangelo a ogni creatura. Non lo fece, semplicemente perché la sua umanità non glie lo permetteva. Ma ora noi — la sua Chiesa — possiamo e dobbiamo farlo. Dobbiamo farlo, perché lui ce lo comanda; possiamo, perché abbiamo ricevuto il suo Spirito. Quello Spirito che ci permette di compiere i segni che egli fece. Tali segni non sono il privilegio di qualche taumaturgo; sono il segno di riconoscimento dei veri discepoli: attraverso di essi è dimostrata l'autenticità della loro testimonianza.
Quale grande onore e responsabilità! Essere gli strumenti della presenza di Cristo! Il Risorto continua a essere presente nel mondo e ad agire in esso attraverso di noi!
1. Con l'Ascensione si conclude l'avventura umana del Figlio di Dio. Incarnatosi, compie sulla terra la missione affidatagli dal Padre, che si conclude con la sua morte sulla croce. Con la Risurrezione l'umanità del Figlio di Dio viene definitivamente glorificata. Con l'Ascensione non cambia nulla nella condizione dell'Uomo-Gesú; semplicemente, cessa di essere visto dagli uomini. Non che smetta di essere presente nel mondo; solo, cambia la modalità della sua presenza. Siamo tentati di dire: una presenza invisibile, anziché sensibile. Ma non è del tutto esatto: Gesú può essere ancora "visto", ma in modo diverso.
2. Ecco dove noi siamo coinvolti nel mistero dell'Ascensione: oggi Gesú può essere "visto" nei suoi discepoli, nella sua Chiesa. Questa è la nuova modalità di presenza di Cristo nel mondo. Lui è il Capo, ormai nella gloria ("alla destra del Padre"), noi siamo il suo Corpo, materialmente, non solo spiritualmente, presente nel mondo. Di qui l'importanza delle ultime parole di Gesú prima di ascendere al cielo. Innanzi tutto, una promessa:
«Tra non molti giorni, sarete battezzati in Spirito Santo ... riceverete la forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi, e di me sarete testimoni ... fino ai confini della terra».
Quindi un comando, con l'indicazione di alcuni "segni di riconoscimento":
«Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno i demoni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano i serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno».
Proprio perché siamo il "prolungamento" di Cristo nel tempo, dobbiamo, innanzi tutto, essere come lui: per questo abbiamo bisogno del suo Spirito, che ci rende simili a lui. In secondo luogo, dobbiamo fare ciò che lui fece: "Proclamate il Vangelo". Anzi, siamo chiamati a fare "piú" di quanto lui fece: lui non andò in tutto il mondo; non proclamò il Vangelo a ogni creatura. Non lo fece, semplicemente perché la sua umanità non glie lo permetteva. Ma ora noi — la sua Chiesa — possiamo e dobbiamo farlo. Dobbiamo farlo, perché lui ce lo comanda; possiamo, perché abbiamo ricevuto il suo Spirito. Quello Spirito che ci permette di compiere i segni che egli fece. Tali segni non sono il privilegio di qualche taumaturgo; sono il segno di riconoscimento dei veri discepoli: attraverso di essi è dimostrata l'autenticità della loro testimonianza.
Quale grande onore e responsabilità! Essere gli strumenti della presenza di Cristo! Il Risorto continua a essere presente nel mondo e ad agire in esso attraverso di noi!