Un lettore dal Cile mi ha scritto, dicendomi che la sua bambina, che frequenta una scuola cattolica, è stata corretta dalla maestra di religione, perché aveva risposto che solo i buoni si salvano. Secondo la maestra, invece, tutti si salvano. Ho già risposto privatamente al gentile lettore in maniera molto semplice:
«Io direi: È vero che tutti possono salvarsi (perché la salvezza non dipende dai nostri meriti, ma è dono gratuito di Dio per tutti, buoni e cattivi); ma non è detto che tutti si salvino: dobbiamo accogliere il dono di Dio con la fede e manifestare questa fede attraverso le opere buone. Ed è su queste che saremo giudicati».
Ma, siccome viene toccato un tema davvero importante, sul quale spesso non abbiamo le idee molto chiare, vorrei tornarci in maniera un po' piú diffusa.
Si tratta del problema su cui, alle origini della Chiesa, si è consumata la rottura con il giudaismo e, nel Cinquecento, la rottura con i protestanti: il problema della giustificazione. La salvezza è il frutto dei nostri sforzi umani o è un dono totalmente gratuito di Dio? È su questo punto che vertono le polemiche di Gesú con i farisei e quelle di Paolo con i giudaizzanti. Successivamente ci fu un'analoga diatriba fra Agostino e i pelagiani. Venne quindi Lutero, che pensò di ritrovare lo stesso errore presente nella Chiesa cattolica e fece del sola fides, sola gratia uno dei capisaldi della Riforma. Dobbiamo riconoscere che effettivamente una certa predicazione e una certa catechesi potrebbero dare adito a una mentalità farisaica, giudaizzante, pelagiana ("per salvarsi basta osservare i comandamenti"). Ma non è questo l'insegnamento della Chiesa cattolica. Che cosa crede la Chiesa in proposito? Ovviamente si può far riferimento al Catechismo della Chiesa Cattolica, che ha delle pagine stupende in materia. Io ho cercato di riassumere la dottrina cattolica della giustificazione nel primo e nell'ultimo paragrafo della mia "Confessio Querculana", facendo ricorso ad alcune citazioni paoline:
«Credo che a causa di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo e, con il peccato, la morte, e cosí in tutti gli uomini si è propagata la morte, per cui tutti hanno peccato (Rm 5:12). Credo che tutti sono privi della gloria di Dio, ma sono giustificati gratuitamente per la sua grazia, per mezzo della redenzione che è in Cristo Gesú (Rm 3:23-24). Credo che l'uomo non è giustificato per le opere della legge, ma soltanto per mezzo della fede in Gesú Cristo (Gal 2:16)».
«Credo che per grazia siamo stati salvati mediante la fede; creati in Cristo Gesú per le opere buone, che Dio ha preparato perché in esse camminassimo (Ef 2:8.10). Credo che in Cristo Gesú non è la circoncisione che vale o la non circoncisione, ma la fede che si rende operosa per mezzo della carità (Gal 5:6). Credo che Dio ricompensa coloro che lo cercano (Eb 11:6), e renderà a ciascuno secondo le sue opere (Rm 2:6)».
Mi sembra che in queste citazioni ci sia un po' tutto. Nella prima serie di citazioni troviamo espressamente affermato che:
1. Siamo peccatori; ci troviamo cioè in una condizione da cui non possiamo risollevarci da soli; abbiamo bisogno dell'aiuto di Dio.
2. La salvezza è un dono gratuito della grazia, ottenuto attraverso la redenzione operata da Cristo.
3. Riceviamo tale dono con la fede, non con l'osservanza delle opere della legge.
Su questi punti dobbiamo essere molto chiari: non siamo noi che ci salviamo; è Dio che ci salva. Su questo, possiamo dire, aveva in qualche modo ragione Lutero; anche se la sua concezione non era completa, ma solo parziale. Non solo perché mancava di considerare l'altra faccia della medaglia (che vedremo immediatamente), ma perché non andava fino in fondo nelle sue stesse affermazioni: secondo lui, la grazia non risana realmente l'uomo, ma solo "copre" il suo peccato. Quando, giovane studente di teologia, lessi il Decretum de justificatione del Concilio di Trento, mi accorsi che la Chiesa cattolica era molto piú radicale di Lutero su questo punto.
Quale è dunque l'altra faccia della medaglia non considerata da Lutero? Quella che ho cercato di sintetizzare nella seconda serie di citazioni:
1. È vero che siamo salvati mediante la fede; ma siamo stati creati per compiere le opere buone. Le opere non sono il mezzo della salvezza, ma il loro fine: veniamo giustificati appunto per compiere le opere buone (che non sono piú, a questo punto, "opere della legge", ma "opere della fede").
2. È vero che ci salva la fede, ma tale fede non può essere "morta" (come dice san Giacomo), bensí "operosa per mezzo della carità".
3. Dio, oltre a essere creatore e salvatore, è anche remuneratore: "renderà a ciascuno secondo le sue opere". È su queste che verremo giudicati: "Avevo fame e mi avete dato da mangiare; avevo sete, e mi avete dato da bere...". "Alla sera della vita, saremo giudicati sull'amore" (san Giovanni della Croce).
«Io direi: È vero che tutti possono salvarsi (perché la salvezza non dipende dai nostri meriti, ma è dono gratuito di Dio per tutti, buoni e cattivi); ma non è detto che tutti si salvino: dobbiamo accogliere il dono di Dio con la fede e manifestare questa fede attraverso le opere buone. Ed è su queste che saremo giudicati».
Ma, siccome viene toccato un tema davvero importante, sul quale spesso non abbiamo le idee molto chiare, vorrei tornarci in maniera un po' piú diffusa.
Si tratta del problema su cui, alle origini della Chiesa, si è consumata la rottura con il giudaismo e, nel Cinquecento, la rottura con i protestanti: il problema della giustificazione. La salvezza è il frutto dei nostri sforzi umani o è un dono totalmente gratuito di Dio? È su questo punto che vertono le polemiche di Gesú con i farisei e quelle di Paolo con i giudaizzanti. Successivamente ci fu un'analoga diatriba fra Agostino e i pelagiani. Venne quindi Lutero, che pensò di ritrovare lo stesso errore presente nella Chiesa cattolica e fece del sola fides, sola gratia uno dei capisaldi della Riforma. Dobbiamo riconoscere che effettivamente una certa predicazione e una certa catechesi potrebbero dare adito a una mentalità farisaica, giudaizzante, pelagiana ("per salvarsi basta osservare i comandamenti"). Ma non è questo l'insegnamento della Chiesa cattolica. Che cosa crede la Chiesa in proposito? Ovviamente si può far riferimento al Catechismo della Chiesa Cattolica, che ha delle pagine stupende in materia. Io ho cercato di riassumere la dottrina cattolica della giustificazione nel primo e nell'ultimo paragrafo della mia "Confessio Querculana", facendo ricorso ad alcune citazioni paoline:
«Credo che a causa di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo e, con il peccato, la morte, e cosí in tutti gli uomini si è propagata la morte, per cui tutti hanno peccato (Rm 5:12). Credo che tutti sono privi della gloria di Dio, ma sono giustificati gratuitamente per la sua grazia, per mezzo della redenzione che è in Cristo Gesú (Rm 3:23-24). Credo che l'uomo non è giustificato per le opere della legge, ma soltanto per mezzo della fede in Gesú Cristo (Gal 2:16)».
«Credo che per grazia siamo stati salvati mediante la fede; creati in Cristo Gesú per le opere buone, che Dio ha preparato perché in esse camminassimo (Ef 2:8.10). Credo che in Cristo Gesú non è la circoncisione che vale o la non circoncisione, ma la fede che si rende operosa per mezzo della carità (Gal 5:6). Credo che Dio ricompensa coloro che lo cercano (Eb 11:6), e renderà a ciascuno secondo le sue opere (Rm 2:6)».
Mi sembra che in queste citazioni ci sia un po' tutto. Nella prima serie di citazioni troviamo espressamente affermato che:
1. Siamo peccatori; ci troviamo cioè in una condizione da cui non possiamo risollevarci da soli; abbiamo bisogno dell'aiuto di Dio.
2. La salvezza è un dono gratuito della grazia, ottenuto attraverso la redenzione operata da Cristo.
3. Riceviamo tale dono con la fede, non con l'osservanza delle opere della legge.
Su questi punti dobbiamo essere molto chiari: non siamo noi che ci salviamo; è Dio che ci salva. Su questo, possiamo dire, aveva in qualche modo ragione Lutero; anche se la sua concezione non era completa, ma solo parziale. Non solo perché mancava di considerare l'altra faccia della medaglia (che vedremo immediatamente), ma perché non andava fino in fondo nelle sue stesse affermazioni: secondo lui, la grazia non risana realmente l'uomo, ma solo "copre" il suo peccato. Quando, giovane studente di teologia, lessi il Decretum de justificatione del Concilio di Trento, mi accorsi che la Chiesa cattolica era molto piú radicale di Lutero su questo punto.
Quale è dunque l'altra faccia della medaglia non considerata da Lutero? Quella che ho cercato di sintetizzare nella seconda serie di citazioni:
1. È vero che siamo salvati mediante la fede; ma siamo stati creati per compiere le opere buone. Le opere non sono il mezzo della salvezza, ma il loro fine: veniamo giustificati appunto per compiere le opere buone (che non sono piú, a questo punto, "opere della legge", ma "opere della fede").
2. È vero che ci salva la fede, ma tale fede non può essere "morta" (come dice san Giacomo), bensí "operosa per mezzo della carità".
3. Dio, oltre a essere creatore e salvatore, è anche remuneratore: "renderà a ciascuno secondo le sue opere". È su queste che verremo giudicati: "Avevo fame e mi avete dato da mangiare; avevo sete, e mi avete dato da bere...". "Alla sera della vita, saremo giudicati sull'amore" (san Giovanni della Croce).