sabato 3 ottobre 2009

Ancora sull'anomalia italiana

Nel mio ultimo post riconducevo l’anomalia del caso Italia, nel contesto di un’Europa totalmente secolarizzata, anziché alle politiche, pur apprezzabili, del Card. Ruini e al suo Progetto culturale, piuttosto all’attività pastorale — talvolta magari non tanto qualificata, ma pur sempre capillare — dei parroci e delle suore onnipresenti sul territorio italiano.

La mia non voleva essere, ovviamente, una spiegazione esaustiva ed esclusiva: cercavo solo di indicare quello che, a mio parere, è il motivo principale che giustifica la vitalità della Chiesa italiana rispetto alle altre Chiese europee. Non escludevo che ci potessero essere altre spiegazioni. David, da parte sua, mi ha scritto per dare la sua spiegazione:


«Con tutto il rispetto per il cardinale Ruini, se l’Italia non si è scristianizzata come altri Paesi, non lo dobbiamo alla CEI, ma al fatto che per un quarto di secolo abbiamo goduto — come nessuno al mondo — della presenza ... di una persona concreta, che emanava [il] “bonum odor Christi”, cioè Giovanni Paolo II; cosí, ancora oggi, godiamo della presenza fra noi di Benedetto XVI, che del papa polacco è un dono. Giovanni Paolo II non ha rappresentato un progetto da realizzare, ma [è stato] un grande imitatore di Cristo. Torniamo a quel mese di ottobre 1978 prima di Woytila e domandiamoci se, davanti al corpo morto di Papa Luciani, molti cattolici non abbiano pensato di essere prossimi alla rovina. In quelle settimane la Chiesa stava peggio di Lehman Brothers un anno fa: era una gloriosa compagnia ormai arrivata prossima al tracollo, una nave alla deriva come in un famoso sogno di Don Bosco.

Per 26 anni, il pontefice polacco ha coltivato la Chiesa come la vigna del Vangelo che non produce frutto: “Che cosa dovevo fare ancora alla mia vigna che io non abbia fatto?”. Non a caso, Ratzinger si definí da subito “umile lavoratore della vigna”, non quindi un papa-filosofo che lancia un nuovo progetto, ma un modesto operaio che si limita a mantenere e curare bene quanto ha ricevuto. Questo spiega la “prudenza” dei suoi collaboratori e il desiderio di evitare tante avventure. Pensiamo un attimo ai referendum su aborto e divorzio e, per paragone, a quello del 2005 sulla legge 40. Nel mezzo c’è il pontificato di Giovanni Paolo II: possiamo spiegare i diversissimi risultati senza quello? Nel mezzo c’è stato un papa che “che parla come uno che ha autorità” e che probabilmente fra mille anni miliardi di cattolici ci invidieranno, perché noi lo abbiamo conosciuto.

Sarà un caso che i Paesi meno scristianizzati (Italia, Polonia, Portogallo, Slovacchia, Filippine, Messico) sono anche quelli piú toccati da lui, quelli che in lui hanno riconosciuto Cristo come Dio Personale e non come ammaestratore di folle? Se è vero che milioni di messicani o di polacchi vivono more uxorio o hanno scarsa dimestichezza con alcuni principi morali, è altrettanto vero che da quelle parti le vocazioni non mancano, le messe sono seguite e soprattutto i santuari sono strapieni.

Sí, ringraziamo i tanti parroci e le tantissime suorine che da noi hanno fatto un ottimo lavoro in questi anni ... ma soprattutto ringraziamo la Provvidenza per averci dato questo santo pontefice: senza di lui, oggi saremmo davvero un piccolissimo gregge...».


Vorrei esprimere qualche riserva su quanto afferma David. Innanzi tutto, lui non ricorda — non può ricordare, perché a quell’epoca aveva solo 3 anni — quali fossero i nostri sentimenti il 16 ottobre 1978 (io ero in Piazza San Pietro, quel pomeriggio). Non ci sentivamo affatto prossimi alla rovina. Avevamo, sí, sperimentato un profondo dolore per la perdita di due Papi nello spazio di due mesi; ma questo non significava in alcun modo che la Chiesa fosse alla deriva, ormai prossima al tracollo. Assolutamente no. E quel giorno, la mestizia si trasformò — come sempre avviene in questi casi — in gioia. L’elezione di un nuovo Papa è sempre segno della vitalità della Chiesa. La Chiesa cattolica, a differenza di un partito o di un’associazione, non si identifica con un uomo, per quanto egli possa essere stato grande; essa va avanti anche dopo la morte di uomini straordinari. Gli uomini passano; la Chiesa rimane. E questo perché la Chiesa non è governata dagli uomini, che muoiono, ma da Cristo, che non muore.

Proprio per questo motivo, concordo con David nel dire che la presenza del Papa sul suolo italiano è un altro motivo che giustifica l’anomalia italiana. Ma non questo o quel Papa; il Papa tout court. È certamente una grazia unica, che nessun altro paese può vantare, quella di ospitare sul proprio suolo la Sede Apostolica. Tale presenza non può non riversare i suoi benefici effetti sul popolo circostante. Forse dovremmo andare a rileggerci qualche pagina del Primato morale e civile degl’Italiani di Vincenzo Gioberti, per prendere coscienza di questo privilegio, che solo noi italiani abbiamo.

Quanto ai singoli Papi, io sono convinto che ciascuno sia il Papa giusto al momento giusto. Capisco l’ammirazione di David per Giovanni Paolo II (è stato il Papa della sua giovinezza, come Paolo VI lo è stato della mia); riconosco i meriti che egli ha nei confronti della Chiesa; ma non attribuirei soprattutto alla sua opera il miracolo italiano. Ha fatto la sua parte. Anche lui è stato un operaio nella vigna, come l’attuale Pontefice e come quelli di tutti i tempi.

In particolare, io non insisterei piú di tanto sul referendum del 2005 sulla fecondazione assistita, che solitamente viene portato come prova del successo della linea Ruini. Anche i suoi avversari gliene dànno atto. Personalmente, lo trovo un evento piuttosto ambiguo. Un conto è fare la campagna per il sí o per il no a un referendum e ottenere il risultato sperato: questo costituisce un reale successo. Un altro conto è invitare all’astensione (posizione, sia ben chiaro, che nella fattispecie condivido). In tal caso, se il referendum fallisce perché non si raggiunge il quorum, ciò non può essere considerato un successo di chi ha propugnato l’astensione, in quanto questa può avere mille altre spiegazioni, non sempre nobili (per esempio, gli italiani hanno preferito andare al mare...). In pratica, tutti gli ultimi referendum sono falliti, perché gli italiani sono stufi. Ma ciò non significa nulla circa le loro reali opinioni. Per cui ritengo che sia meglio non fare eccessivo riferimento al referendum sulla legge 40 per dimostrare il successo delle politiche ruiniane.

Giacché ci siamo, vorrei aggiungere un ulteriore motivo che, secondo me, spiega l’unicità del situazione italiana in Europa. Ricordo che il mariologo René Laurentin diceva che l’Italia è favorita rispetto ad altre nazioni perché è stata consacrata alla Madonna. È vero. O ci crediamo o non ci crediamo a queste cose. Fare un atto di consacrazione non è una formalità; è una cosa seria. Se ci consacriamo consapevolmente alla Vergine, tale consacrazione non può non avere efficacia (se volete averne una prova, fatelo a livello individuale).

Come si può vedere, le ragioni dell’anomalia italiana sono molteplici. Può darsi che ce ne siano altre, che in questo momento non mi sovvengono. Se qualcuno ha qualcosa da aggiungere, il dibattito rimane aperto.