Lo so che non è buona educazione parlare di sé; lo so che, soprattutto nella Chiesa d’oggi, c’è il rischio della “autoreferenzialità”; ma permettetemi di tornare ancora una volta sulla lettera aperta che ho scritto un mese fa a Mons. Fellay. Dirò con San Paolo: «Perdonatemi questa ingiustizia!» (2 Cor 12:13).
A distanza di un mese, quella lettera continua a far discutere. Dopo il mio post del 1° agosto, dove riferivo della sua diffusione in Italia e delle sue traduzioni in francese e in portoghese, si sono aggiunte la traduzione in spagnolo (fatta da La Buhardilla de Jéronimo, ripresa da InfoCatólica, Radio Cristiandad, Hablando ya!!!, The Wanderer e segnalata da Una Voce Cordoba), quella in inglese (pubblicata in Benedetto XVI Forum) e quella... vietnamita (pubblicata su Hoi Dong Giam Muc Viet Nam e Thanh Nhac Ngay Nay).
Ieri è stata la volta del sito spagnolo Sector Católico, con un bel commento del direttore Juan Miguel Comas (che però non è piú possibile leggere, perché non rimane in rete il giorno successivo alla pubblicazione).
A questo punto, posso affermare tranquillamente che la lettera è stata letta da migliaia di persone in ogni parte del mondo. E posso anche dire che essa è giunta, sicuramente, a destinazione. Se era casuale l’intervista rilasciata da Mons. Fellay all’agenzia APCom, meno casuale mi sembra la (ri)pubblicazione, negli stessi giorni, sul sito del Distretto Francese della FSSPX (La Porte Latine), delle interviste ai Vescovi Alfonso de Gallareta e Tissier de Mallerais (riprese in Italia dal sito Una Vox).
Ancora una volta, ringraziamo il Signore. Siccome però non bisogna prendersi troppo sul serio, lasciate che riporti qualche perla dei commenti critici raccolti qua e là sui diversi siti:
«E questo p. Giovanni Scalese da dove salta fuori?»
«Mi ricorda una professione molto in voga fino a pochi anni fa, quella delle “comari”! Erano delle donne con buona favella che “elargivano” consigli a chiunque senza (a dir loro) nessuna pretesa, solo per la buona riuscita del... matrimonio o contratto di lavoro o compravendita di terreni, ecc. In genere venivano pagate da una delle parti per “addolcire” l’altra parte o per far conoscere cose... segrete che nessuno sapeva!»
«Ecco vede p. Scalese, come giustamente suggeriscono Uriel e Areki, lei farebbe bene anzi meglio se aderisse alla crociata dei 12.000.000 di S. Rosario!!! Non si perda in inutili appelli a chi certo ne sa piú e meglio di lei!!! Se lei tornasse a pregare come dovrebbe fare un santo sacerdote gioverebbe di piú alla Fede Tradizionalista ultimo baluardo di Santa Romana Chiesa!!! renderebbe un servizio alla Chiesa, ai fedeli e a NSGC, lasci stare internet, giornali e media vari, torni a fare il “prete”!!! La FSSPX non ha bisogno dei sui appelli ma delle preghiere di tutti!!! Chiaro!!!
PS: Si faccia un bell’esame di coscienza».
A distanza di un mese, quella lettera continua a far discutere. Dopo il mio post del 1° agosto, dove riferivo della sua diffusione in Italia e delle sue traduzioni in francese e in portoghese, si sono aggiunte la traduzione in spagnolo (fatta da La Buhardilla de Jéronimo, ripresa da InfoCatólica, Radio Cristiandad, Hablando ya!!!, The Wanderer e segnalata da Una Voce Cordoba), quella in inglese (pubblicata in Benedetto XVI Forum) e quella... vietnamita (pubblicata su Hoi Dong Giam Muc Viet Nam e Thanh Nhac Ngay Nay).
Ieri è stata la volta del sito spagnolo Sector Católico, con un bel commento del direttore Juan Miguel Comas (che però non è piú possibile leggere, perché non rimane in rete il giorno successivo alla pubblicazione).
A questo punto, posso affermare tranquillamente che la lettera è stata letta da migliaia di persone in ogni parte del mondo. E posso anche dire che essa è giunta, sicuramente, a destinazione. Se era casuale l’intervista rilasciata da Mons. Fellay all’agenzia APCom, meno casuale mi sembra la (ri)pubblicazione, negli stessi giorni, sul sito del Distretto Francese della FSSPX (La Porte Latine), delle interviste ai Vescovi Alfonso de Gallareta e Tissier de Mallerais (riprese in Italia dal sito Una Vox).
Ancora una volta, ringraziamo il Signore. Siccome però non bisogna prendersi troppo sul serio, lasciate che riporti qualche perla dei commenti critici raccolti qua e là sui diversi siti:
«E questo p. Giovanni Scalese da dove salta fuori?»
«Mi ricorda una professione molto in voga fino a pochi anni fa, quella delle “comari”! Erano delle donne con buona favella che “elargivano” consigli a chiunque senza (a dir loro) nessuna pretesa, solo per la buona riuscita del... matrimonio o contratto di lavoro o compravendita di terreni, ecc. In genere venivano pagate da una delle parti per “addolcire” l’altra parte o per far conoscere cose... segrete che nessuno sapeva!»
«Ecco vede p. Scalese, come giustamente suggeriscono Uriel e Areki, lei farebbe bene anzi meglio se aderisse alla crociata dei 12.000.000 di S. Rosario!!! Non si perda in inutili appelli a chi certo ne sa piú e meglio di lei!!! Se lei tornasse a pregare come dovrebbe fare un santo sacerdote gioverebbe di piú alla Fede Tradizionalista ultimo baluardo di Santa Romana Chiesa!!! renderebbe un servizio alla Chiesa, ai fedeli e a NSGC, lasci stare internet, giornali e media vari, torni a fare il “prete”!!! La FSSPX non ha bisogno dei sui appelli ma delle preghiere di tutti!!! Chiaro!!!
PS: Si faccia un bell’esame di coscienza».