giovedì 13 agosto 2009

Nichols e "usus antiquior"

In questi giorni sta facendo discutere nel mondo anglosassone il messaggio di Mons. Vincent Nichols, nuovo Arcivescovo di Westminster, pubblicato come prefazione a un opuscolo che verrà distribuito ai sacerdoti partecipanti al Corso residenziale di addestramento, organizzato dalla "Latin Mass Society of England and Wales" per i giorni 24-28 agosto prossimi congiuntamente all'Arcidiocesi di Westminster.

The Tablet ha salutato con entusiasmo l'intervento del nuovo Arcivescovo e Presidente della locale Conferenza episcopale. L'editoriale del suo ultimo numero titola: "The Old Rite put in its place". Personalmente, trovo estremamente significative sia la presa di posizione di Mons. Nichols, sia la reazione del periodico cattolico progressista. Mi meraviglia che finora, in Italia, nessuno abbia fatto cenno a tale dibattito, che potrebbe destare un notevole interesse. Pertanto, senza per il momento voler entrare nel merito (spero di poterlo fare nei prossimi giorni), per il momento mi limito a pubblicare una mia traduzione del messaggio in questione. Potete trovare il testo originale del messaggio, insieme con il link all'editoriale del Tablet, nel sito del New Liturgical Movement.


Corso residenziale di addestramento per sacerdoti, 24-28 agosto 2009
Centro pastorale “All Saints”, London Colney, Herts

Messaggio di Sua Ecc. Mons. Vincent Nichols
Arcivescovo di Westminster

Saluto con favore questo breve corso di addestramento promosso dalla Diocesi di Westminster d’intesa con la “Latin Mass Society”. Questa è la corretta descrizione dell’evento. Sia nell’insegnamento che nel diritto della Chiesa è il vescovo che ha la responsabilità della promozione e della vigilanza sulla Liturgia.

Nel motu proprio Summorum Pontificum Papa Benedetto ha permesso l’uso della forma della Messa del 1962, in casi chiaramente definiti. Ciò facendo, egli ha insistito che esiste un solo rito della Messa nella Chiesa Latina. Questo chiarisce che la forma ordinaria della Messa e quella straordinaria sono a servizio di un unico e medesimo rito. Entrambe, perciò, trovano spazio in questa Scuola Estiva, e i partecipanti celebreranno volentieri la Messa in ciascuna di queste forme. Qui non c’è spazio per l’idea che la forma ordinaria della Messa, in sé stessa, sia in qualche modo carente. In verità, quanti possiedono una simile idea non rientrano nella generosa disposizione del Summorum Pontificum. Questi tali si stanno inesorabilmente allontanando dalla Chiesa.

La Messa è fonte ed espressione dell’unità della Chiesa; quell’unità infatti deriva da Cristo. Non ne abbiamo un’altra. La nostra unità non consiste in un’uniformità di uso o preferenza personale. In verità, certe questioni dovrebbero avere una parte assolutamente secondaria nella nostra liturgia, in particolare nel ministero del sacerdote. Ciò che noi sacerdoti dobbiamo provvedere, come elemento-chiave del nostro ministero, è la Liturgia della Chiesa.

Un principio dimostrato di buona liturgia, quale è quello della “partecipazione attiva” di tutti i partecipanti alla Messa, sia nella Liturgia della parola che in quella eucaristica, si applica a qualsiasi forma della Messa si usi. Tale principio richiede attenta considerazione e applicazione da parte di ogni celebrante e di chiunque aiuti nella preparazione della liturgia. Spero che gli sia dato sufficiente spazio in questa Scuola Estiva.

Papa Benedetto ha dato un ulteriore e delicato compito a sacerdoti e vescovi: di provvedere la forma straordinaria della Messa in risposta ai bisogni genuini descritti nel motu proprio. Sono grato a tutti voi per l’aiuto che ci darete a rispondere a questo compito, perseverando nello sforzo di difendere e alimentare l’unità della Chiesa.

+ Vincent Nichols
17 luglio 2009