Qualcuno di voi si chiederà: Che ne è stato della lettera aperta a Mons. Fellay di lunedí scorso? Beh, devo dire che gli angeli hanno svolto molto bene il loro lavoro… Quella lettera ha avuto una enorme diffusione (è stata letta da centinaia di persone); e ho fondati motivi di pensare che sia giunta a destinazione.
Nei giorni scorsi questo blog ha visto aumentare notevolmente il numero dei contatti giornalieri. La lettera è stata poi ripresa o segnalata da non pochi altri blog e siti, in Italia e all’estero.
In Italia, la lettera è stata pubblicata integralmente da Rinascimento sacro (che ringrazio per l’attenzione che sta dedicando ultimamente ai miei post) ed è stata segnalata da Papa Ratzinger blog [2] e dai forum Oriens e Cattolici Romani.
Beatrice, come al solito, ha immediatamente tradotto la lettera in francese e l’ha postata sul suo sito Benoît et moi. Di lí essa è stata ripresa da Eucharistie Miséricordieuse, Forum Catholique (a tutt’oggi, 775 contatti!), TradiNews, Le blog de Saint Michel Archange, Saint Michel de Rolleboise, Le Nouvelliste.
Padre Clécio Silva dos Santos, a sua volta, ha tradotto la lettera in portoghese e l’ha postata sul suo blog Oblatus.
In genere, i commenti sono stati piú che favorevoli, con qualche stonatura (ci sarà sempre qualcuno che ha da ridire su tutto e su tutti...). D’altra parte, non ho scritto la lettera per ricevere apprezzamenti da chicchessia, ma semplicemente per favorire, se possibile, la riconciliazione nella Chiesa. Mi fa in ogni caso piacere rilevare come il clima sia, da entrambe le parti, positivo: mi pare di percepire che c’è in tutti un gran desiderio di arrivare presto a una ricomposizione della frattura; il che fa ben sperare in un successo dei colloqui.
Ovviamente, da parte della Fraternità di San Pio X, nessuna reazione ufficiale: non era né prevista né richiesta né attesa. Mi basta sapere che il messaggio sia giunto a destinazione. In ogni caso, ho letto con piacere, proprio ieri, su APCom un’intervista a Mons. Fellay (se ne veda il testo completo su Papa Ratzinger blog [2]). Sarà certamente un caso che essa giunga pochi giorni dopo il mio intervento, ma in ogni modo, io la considero come una specie di risposta indiretta alla mia lettera. In tale intervista, il Superiore generale della FSSPX non dice nulla di nuovo (se non che i colloqui inizieranno molto probabilmente in autunno) e ribadisce la tesi dello “stato di necessità” per giustificare la posizione della Fraternità. Mons. Fellay, che è persona intelligente, di solito sa smarcarsi abbastanza bene di fronte alle domande insidiose. Questa volta però mi pare di cogliere un certo imbarazzo nella sua risposta all’obiezione di possibili divisioni esistenti all’interno della Fraternità. Mons. Fellay passa al contrattacco, evidenziando divisioni anche in Vaticano (e non ha tutti i torti); ma poi, per quanto cerchi di giustificare la diversità di punti di vista, a un certo punto non sa come venirne fuori: si veda la contorta reazione al giudizio di Williamson sul Concilio (“torta avvelenata da gettare nella pattumiera”): “Direi il concetto in un altro modo. Ma non lo so se non sono d’accordo”. In ogni caso, è piú che comprensibile: chiunque, al suo posto, si comporterebbe allo stesso modo.
Molto interessante come Mons. Fellay risponde alla domanda: “E sul Concilio, accetterete il compromesso con Roma?”. Risposta: “Non dobbiamo fare alcun compromesso sul Concilio. Non ho nessuna intenzione di fare un compromesso. La verità non sopporta il compromesso. Non vogliamo un compromesso, chiediamo chiarezza sul Concilio”. Penso che possiamo trovarci tutti d’accordo su questa posizione. Non si tratta di fare compromessi (questi potranno essere fatti su altre questioni, per esempio di carattere canonico e disciplinare). I problemi dottrinali non si risolvono con i compromessi. Si tratta piuttosto di un problema di chiarezza. Una chiarezza che non solo Mons. Fellay e i lefebvriani attendono, ma di cui tutta la Chiesa sente urgente bisogno. Solo nella chiarezza (nello “splendore della verità”) sono possibili l’unità e la riconciliazione.
Nei giorni scorsi questo blog ha visto aumentare notevolmente il numero dei contatti giornalieri. La lettera è stata poi ripresa o segnalata da non pochi altri blog e siti, in Italia e all’estero.
In Italia, la lettera è stata pubblicata integralmente da Rinascimento sacro (che ringrazio per l’attenzione che sta dedicando ultimamente ai miei post) ed è stata segnalata da Papa Ratzinger blog [2] e dai forum Oriens e Cattolici Romani.
Beatrice, come al solito, ha immediatamente tradotto la lettera in francese e l’ha postata sul suo sito Benoît et moi. Di lí essa è stata ripresa da Eucharistie Miséricordieuse, Forum Catholique (a tutt’oggi, 775 contatti!), TradiNews, Le blog de Saint Michel Archange, Saint Michel de Rolleboise, Le Nouvelliste.
Padre Clécio Silva dos Santos, a sua volta, ha tradotto la lettera in portoghese e l’ha postata sul suo blog Oblatus.
In genere, i commenti sono stati piú che favorevoli, con qualche stonatura (ci sarà sempre qualcuno che ha da ridire su tutto e su tutti...). D’altra parte, non ho scritto la lettera per ricevere apprezzamenti da chicchessia, ma semplicemente per favorire, se possibile, la riconciliazione nella Chiesa. Mi fa in ogni caso piacere rilevare come il clima sia, da entrambe le parti, positivo: mi pare di percepire che c’è in tutti un gran desiderio di arrivare presto a una ricomposizione della frattura; il che fa ben sperare in un successo dei colloqui.
Ovviamente, da parte della Fraternità di San Pio X, nessuna reazione ufficiale: non era né prevista né richiesta né attesa. Mi basta sapere che il messaggio sia giunto a destinazione. In ogni caso, ho letto con piacere, proprio ieri, su APCom un’intervista a Mons. Fellay (se ne veda il testo completo su Papa Ratzinger blog [2]). Sarà certamente un caso che essa giunga pochi giorni dopo il mio intervento, ma in ogni modo, io la considero come una specie di risposta indiretta alla mia lettera. In tale intervista, il Superiore generale della FSSPX non dice nulla di nuovo (se non che i colloqui inizieranno molto probabilmente in autunno) e ribadisce la tesi dello “stato di necessità” per giustificare la posizione della Fraternità. Mons. Fellay, che è persona intelligente, di solito sa smarcarsi abbastanza bene di fronte alle domande insidiose. Questa volta però mi pare di cogliere un certo imbarazzo nella sua risposta all’obiezione di possibili divisioni esistenti all’interno della Fraternità. Mons. Fellay passa al contrattacco, evidenziando divisioni anche in Vaticano (e non ha tutti i torti); ma poi, per quanto cerchi di giustificare la diversità di punti di vista, a un certo punto non sa come venirne fuori: si veda la contorta reazione al giudizio di Williamson sul Concilio (“torta avvelenata da gettare nella pattumiera”): “Direi il concetto in un altro modo. Ma non lo so se non sono d’accordo”. In ogni caso, è piú che comprensibile: chiunque, al suo posto, si comporterebbe allo stesso modo.
Molto interessante come Mons. Fellay risponde alla domanda: “E sul Concilio, accetterete il compromesso con Roma?”. Risposta: “Non dobbiamo fare alcun compromesso sul Concilio. Non ho nessuna intenzione di fare un compromesso. La verità non sopporta il compromesso. Non vogliamo un compromesso, chiediamo chiarezza sul Concilio”. Penso che possiamo trovarci tutti d’accordo su questa posizione. Non si tratta di fare compromessi (questi potranno essere fatti su altre questioni, per esempio di carattere canonico e disciplinare). I problemi dottrinali non si risolvono con i compromessi. Si tratta piuttosto di un problema di chiarezza. Una chiarezza che non solo Mons. Fellay e i lefebvriani attendono, ma di cui tutta la Chiesa sente urgente bisogno. Solo nella chiarezza (nello “splendore della verità”) sono possibili l’unità e la riconciliazione.